La puntata di Servizio Pubblico non può concludersi senza le vignette di Vauro. L’artista toscano prende di mira prima Salvini, colpevole di averne “sparata” un’altra delle sue sui Rom, poi passa a parlare di Expo, in cui i ritardi gravissimi sono lo specchio di un’Italia martoriata e di cui, come a L’Aquila, spesso spiccano solo le macerie. Riferimento umoristico poi a Gianni De Gennaro e alla vicenda della Diaz con l’Italia colpevole del reato di tortura, ma come ogni satira che si rispetti, Vauro non può tacere sulla situazione della minoranza del Pd, a suo dire abituata alla “tortura” da parte di Renzi. A proposito di Renzi, Vauro dipinge il premier impegnato a non mettere “le mani nelle tasche degli italiani”, ma i piedi sì! Vauro non può però ignorare Berlusconi, assediato dai suoi e passato dal “bunga bunga” al “bunker bunker”. La conclusione è riservata al “compagno” comunista Giovanni Berlinguer, salito in cielo dal fratello Enrico, deciso a non aggiornare l’ex leader del PCI sulla tragica situazione politica italiana, impossibile da dimenticare se non bevendo, e a questo proprosito l’ultima vignetta è quasi un imperativo:”D’Alema, passami il vino!”. Si conclude così, con i saluti di Michele Santoro, la puntata di Servizio Pubblico.
Va in onda l’intervista realizzata da Sergio Ruotolo con Oreste Spagnuolo, collaboratore di giustizia che entra nel dettaglio nel raccontare il controllo dei casalesi di tutta la Campania con Antonio Iovine e Michele Zagaria elementi di spicco del clan. Spagnuolo, autore di 38 omicidi, racconta anche la storia dell’uccisione del padre di un gestore di un lido della zona,. Il figlio della vittima, più che piangere il proprio padre, il giorno seguente si preoccupa di inviare 10.000€ all’associazione camorristica per avere il benestare a riaprire il lido, ma in questo caso “l’onore” del clan che rifiuta la mazzetta, è superiore rispetto a quello dell’imprenditore, più interessato ai propri affari che non alla perdita del padre. Lusetti intanto, incalzato da Di Maio, afferma che tanto è stato fatto contro i corrotti dalla sua associazione, ma invoca la politica del rigore, a partire dalle istituzioni.
Arriva anche il momento dell’intervento di David Raggi, Diego, arrabbiato con quella parte di politica che cerca di strumentalizzare la morte di suo fratello, mettendo in risalto che l’assassino è un marocchino. Per Diego colui che ha tolto la vita al fratello senza un motivo plausibile è prima di tutto un assassino, poi un extracomunitario. L’amarezza più grande riguarda il fatto che l’assassino non doveva essere a piede libero in Italia, ma doveva essere estromesso poiché gli era stato negato l’asilo politico nel nostro paese. Santoro subito dopo annuncia che a breve smetterà di fare questo lavoro perché da troppi anni cerca di mettere in risalto alcune realtà devastanti come quelle delle periferie e del razzismo, ma nessuno poi fa nulla per cambiare verso alla condizione delle persone, meno che mai la politica. A sostegno di quanto detto dal conduttore arrivano le parole di Claudio Martelli, che parla di classe politica delegittimata in quanto non eletta dai cittadini, ma dai capi di partito. Secondo Martelli bisognerebbe dunque ripartire dalle basi, a partire dalla possibilità di scegliere i propri rappresentanti, ed è per questo che non bisogna archiviare il dibattito sulla legge elettorale. Di Maio aggiunge che tra i pilastri dell’Italicum dovrebbero esservi il “Daspo” per i condannati e il limite dei mandati per i politici, come già avviene all’interno del M5S in cui ne sono concessi al massimo 2. Di Pietro ce l’ha invece con “l’ignavia” dei parlamentari, che dicono che “la legge elettorale così com’è non va bene, ma poi la votano!”. Secondo Santoro è colpa anche degli italiani che non hanno saputo scegliere i propri governi, ma Di Pietro rispetto a Martelli che gli ricorda che Prodi ha battuto 2 volte Berlusconi per poi essere tradito a sinistra, risponde: “Berlusconi lo vedi, lo conosci e lo eviti, a sinistra ti fottono di dietro”!
Secondo Nazareno Renzoni, ovvio mix tra Renzi e Berlusconi introdotto da Alessandro De Angelis di “Huffington Post”, Salvatore Buzzi mette in allarme i big del Pd. Secondo alcuni rumours infatti, il clamore di Mafia Capitale è tutto tranne che finito, e secondo la macchietta di “Servizio Pubblico” lo stratega Salvatore Buzzi, avrebbe iniziato a parlare con gli inquirenti, e i big del partito di Renzi temono di essere risucchiati all’interno dell’inchiesta. Per quel che riguarda Berlusconi invece, il Cavaliere viene dato pronto a battagliare in vista delle prossime Regionali, con ottime probabilità di trionfare in Veneto e in Campania. Scricchiola invece il rapporto con la Pascale, secondo alcuni invitata dallo stesso Berlusconi a lasciare la sua residenza senza successo.
Dopo le parole di Sandro Ruotolo, perfetto nel chiarire i meccanismi ben oleati tra criminalità organizzata e politica, il conduttore di “Servizio Pubblico” Michele Santoro interroga Di Maio, e il deputato del M5S si ritrova a parlare di una politica corrotta, che non trova un ostacolo serio a causa di un governo incapace di formulare una buona legge anti-corruzione. Per Di Maio la politica da adottare è quella già percorsa dal suo movimento che non candida indagati o condannati, e da qui arriva la sfida alle cooperative, invitate ad adottare le stesse misure per prevenire i casi di corruzione. Per il Presidente di LegaCoop Lusetti, non è il caso di scagliarsi sulle cooperative senza prima accertare i fatti così come accadde nel 1992, dove le cooperative vennero assediate dalla stampa e poi risultarono totalmente esranee ai fatti imputatigli. Di Pietro però non ci sta, e replica affermando che se le cooperative sono state assolte è stato solo perchè le leggi sono state cambiate ad hoc durante gli anni dei processi. Lusetti riprende gradualmente il suo intervento affermando che la linea che sta cercando di promuovere la sua presidenza è quella di abolire totalmente il finanziamento ai partiti, così da limitare i contatti “dubbi” con le istituzioni del Paese.
Il giornalista de “Il Fatto Quotidiano” attacca con ironia Renzi, accusandolo di aver avuto una “genialata” per limitare la corruzione: “impedire la pubblicazione delle intercettazioni”. A sostegno di tale disegno, secondo Travaglio, vi sono Alfano, e il “vecchio Pd”, in primis D’Alema, quest’ultimo coinvolto nell’ultima inchiesta della metanizzazione di Ischia perché chiamato in causa da Francesco Simone per l’ormai nota faccenda del vino e della donazione alla sua fondazione “Italiani Europei”. Ma a volere “il bavaglio”, secondo la penna del Fatto è anche Antonello Soru, Garante della Privacy, anch’egli del Pd, esperto di “segreti professionali” secondo Travaglio, in quanto dermatologo. Secondo il giornalista però, Soru non distingue la differenza tra un foruncolo e un’intercettazione. Per Travaglio le uniche intercettazioni che hanno violato la privacy di qualcuno negli ultimi 20 anni, riguardano solo il bacio inviato a Ricucci da Anna Falchi tramite sms e la vicenda che ha visto protagonisti il figlio di Luciano Moggi e la conduttrice Ilaria D’Amico, non proprio violazioni gravissime secondo il giornalista. Travaglio reclama il diritto di cronaca e attacca poi Serracchiani e Guerini, vice-segretari del Pd, che hanno proposto di cancellare dalle intercettazioni le parole pronunciate dai non indagati. Per Travaglio però è fondamentale conoscere dettagli riguardanti fatti non penalmente, ma quanto meno eticamente contestabili, e il “bavaglio” al diritto di cronaca non può essere in alcun caso applicato.
L’esponente dei Cinque Stelle attacca il ministro Pletti, che per anni ha militato nelle cooperative, e non si è accorto delle magagne che vedevano interessate le sue associazioni nei più grandi scandali degli appalti in Italia, ed è adesso stato “premiato” da Renzi con la nomina a Ministro del Lavoro. Lusetti non intende entrare nel personale parlando della posizione di Poletti, ma difende le intenzioni della maggioranza della comunità che rappresenta, impegnata in una battaglia di trasparenza e di pulizia in un mercato sporco e corrotto. La replica di Di Maio è incisiva: il pentastellato attribuisce a Lusetti l’errore di aver partecipato come Legacoop all’assegnazione di appalti in cui era vigente il commissariamento straordinario, una situazione di emergenza in cui è più facile che il sistema sia più paludoso. Di Pietro si impegna invece nello spiegare l’evoluzione della mazzetta: o per dirla a parole sue “la tangente post-moderna”, con l’intermediario privato che si frappone tra cooperative e pubblici ufficiali nelle vesti di “facilitatore” dell’affare. Per l’ex magistrato è in atto un nuovo sistema mafioso nuovo che può fare a meno della “lupara”, e necessita soltanto di un politico e di un imprenditore. Secondo Martelli la differenza rispetto al passato è che girano meno soldi contanti, e le tangenti si traducono in favori di altra natura. Per Martelli l’aumento della corruzione è poi da attribuire al potere sempre più nelle mani dei burocrati piuttosto che in quelle dei politici.
L’arrivo a Mineo di Salvini è trionfale. Il centro, inaugurato da Maroni, ha ricevuto oltre 100 milioni di soldi pubblici a partire dal 2011, e viene gestito dal sindaco Anna Aloisi, Sindaco di Mineo, sostentuto da Paolo Ragusa, uomo vicino a Castiglione e vero e proprio “manipolatore” del CARA. L’inviata di Servizio Pubblico segue a distanza ravvicinata il Sindaco, ma l’intervento di alcuni cittadini e dei carabinieri ostacola l’intervista della giornalista. Il soggetto attuatore del CARA di Mineo è proprio Giuseppe Castiglione, incaricato dunque di distrubuire gli appalti inerenti il centro, e sottosegretario di NCD, così come di NCD è il sindaco di Mineo Anna Aloisi. L’inviata di Servizio Pubblico domanda a Salvini come mai se la prenda con Renzi per la mala-gestione del CARA di Mineo essendo stato inaugurato il centro dal compagno di partito Maroni; la risposta del leader padano è lapidaria: “Adesso c’è Renzi!”. Arriva ora il momento della ricostruzione delle dichiarazioni di Antonio Iovine, il pentito che qualche giorno fa ha affermato che alcuni imprenditori impegnati nel processo di metanizzazione nel casertano sono stati scelti direttamente dalla camorra
Nella ricostruzione in studio, Francesco Simone spiega i meccanismi che regolano il rapporto tra cooperative e amministrazione pubblica, con i costi degli appalti che si tramutano in delle vere e proprie plusvalenze, una pratica che a suon di tangenti ha riguardato il processo di metanizzazione che ha portato all’arresto del sindaco di Ischia Giosi Ferrandino (Pd). Per Di Maio, l’esempio di Ischia è l’emblema di quanto ormai accade quotidianamente in Italia, con politica, cooperative e mafie colluse nella distribuzione di subappalti. Per il pentastellato, questo schema si ripete sistematicamente a partire dal caso Mose, passando per quello Expo e finendo a Mafia Capitale. Lusetti difende la propria categoria, le cooperative, elencando i numeri che a sua detta testimonierebbero che i casi oggetto dell’attenzione dei magistrati in questi mesi, sono tutti casi isolati. Lusetti afferma comunque che chi ha sbagliato “deve pagare”, ma in ogni caso tutto il sistema delle cooperative non può essere accusato di essere marcio solo per gli errori di pochi elementi della categoria.
Rientrato in studio, Santoro torna sull’attualità chiedendo ad Antonio Di Pietro, un parere da esperto per quel che concerne la vicenda degli spari che hanno portato all’uccisione di 4 persone all’interno del Palazzo di Giustizia di Milano da parte di Claudio Giardiello. La risposta di Di Pietro emana sorprersa per chi si stupisce che ci sia stata una “falla” nella sicurezza. A detta del magistrato di “Mani Pulite”, non è infatti possibile che nel Tribunale più importante d’Italia, un luogo in cui transitano ogni giorno migliaia di persone, si possa consentire l’accesso a tutti mediante la messa in mostra di un tesserino. Di Maio (M5S) sposta invece la questione sul piano politico, mettendo nel mirino il Ministro dell’Interno e il Presidente del Consiglio Renzi. A detta del pentastellato, Angelino Alfano ha dimostrato una “totale incapacità di gestire la sicurezza degli italiani”. Per Di Maio i componenti del governo “dovrebbero avere la decenza di stare zitti”. Secondo Claudio Martelli, tutte le responsabilità di quanto accaduto non sono da attribuire ad Alfano, ma è evidente che le forze dell’ordine siano mal gestite. Secondo Martelli si è di fronte ad una società “incattivita e disabituata a ragionare”, con l’opposizione netta tra “i gasati e i disperati”. Il giro di opinioni si conclude con Mauro Lusetti, Presidente di Legacoop, che parla di una situazione emergenziale, che potrebbe portare alla ripetizione di eventi di questi tipo.
La copertina di Servizio Pubblico è dedicata a David Raggi, il giovane ucciso a Terni il mese scorso da un’extracomunitario ubriaco all’esterno di un locale senza alcuna ragione. Parenti, amici e conoscenti dedicano una fiaccolata al ragazzo e sono rassegnati a non poter vivere serenamente in Italia, uno Stato che non garantisce i diritti degli italiani, e non si assume le responsabilità di estromettere gli stranieri senza passaporto dal Paese. Le immagini si spostano poi in Sicilia, sullo scontro tra i sostenitori di Matteo Salvini e i suoi oppositori, a partire dagli elettori di Castiglione e Odevaine, entrambi uomini del governo Renzi, legati a NCD, e indagati nell’ambito dell’inchiesta sul Centro d’accoglienza richiedenti asilo di Mineo, una realtà in cui i migranti sono sfruttati per lavorare negli agrumeti con una misera paga da 10 euro al giorno.
L’amarezza di Michele Santoro, per il momento vissuto dalla società italiana si palesa tutto nel monologo d’apertura della nuova puntata di “Servizio Pubblico”, scagliandosi su quella piazza virtuale inferocita, pronta a scagliarsi contro chi aggredisce i rom, ma allo stesso tempo pronta a sfruttarli, una società senza alcun ordine, una società in cui la diversità non viene tollerata, in cui la politica non è più la rappresentanza della gente onesta, ma è il manifesto del razzismo, e in questo caso il riferimento poco velato è a Matteo Salvini. Santoro attacca a frontalmente la classe dirigente attuale, parlando di una democrazia malata, morente, “appannaggio dei gasati”, coloro i qualio inseguono l’interesse personale piuttosto che quello collettivo. Eppure, nonostante tutto, Santoro prova ancora vergogna per non avere il coraggio, “in questi giorni impazziti” di scendere in piazza a gridare i suoi ideali e a confrontarsi apertamente, con i tanti, o pochi come lui, alla ricerca di una soluzione, “perché oggi si fa la storia”.
Va in onda questa sera su La7 un nuovo appuntamento con Servizio Pubblico. In questa puntata del talk show condotto da Michele Santoro si parlerà anche della sentenza della Corte di Strasburgo che ha condannato il nostro Paese per i fatti avvenuti a Genova durante il G8. Vi ricordiamo che oltre a poter vedere Servizio Pubblico sintonizzandovi su La7, la trasmissione sarà trasmessa in diretta streaming: cliccate qui per vederla
L’indiscrezione circola ormai da tempo, ma adesso sembra quasi ufficiale. Michele Santoro lascerà Servizio Pubblico ma rimarrà comunque all’interno di La7 per occupare una nuova posizione nel palinsesto. La notizia, diffusa da Italia Oggi, sembra dunque confermare il “divorzio” tra il conduttore e Marco Travaglio, direttore de Il Fatto Quotidiano. I due erano anche stati protagonisti di una lite nell’ottobre dell’anno scorso dopo la quale si parlava di rapporti raffreddati tra i due. Anche lo stesso Urbano Cairo, patron di La7, aveva in passato smentito l’addio di Santoro a La7 parlando di nuovi progetti futuri sempre all’interno dell’emittente televisiva.
Torna nuova puntata di Servizio Pubblico, e questa volta rivede Michele Santoro alla conduzione dopo l’inedita coppia formata da Giulia Innocenzi e Sandro Ruotolo protagonisti dello speciale “Servizio Pubblico Più”. Per Santoro è un ritorno in grande stile a detta anche dei fan che approvano il tema della serata e specialmente la scelta degli invitati che riporta il programma sulle sue classiche battaglie. Dopo aver perso la sfida degli ascolti contro Virus – Il contagio delle idee di Nicola Porro ha bisogno di tornare alla guida delle classifice dei talk del giovedì, ci riuscirà?
Va in onda questa sera, giovedì 9 aprile 2015, una nuova puntata di Servizio Pubblico, il programma di Michele Santoro in onda alle 21.10 su La7. A più di vent’anni dall’esplosione di Tangentopoli e di Mani Pulite, qual è oggi il rapporto fra politica e corruzione? E come si finanziano i partiti? Prosegue intanto l’inchiesta di Napoli sulla metanizzazione di Ischia che coinvolge la Cpl Concordia, mentre la Guardia di Finanza rivela nel suo rapporto annuale che in Italia è irregolare un appalto su tre. Di tutti questi argomenti si parlerà nel nuovo appuntamento di Servizio Pubblico, intitolato “I gasati”, al quale parteciperanno in qualità di ospiti Antonio Di Pietro, Claudio Martelli, il deputato del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio e Mauro Lusetti, Presidente di Legacoop.