E andato in onda ieri sera il consueto appuntamento del sabato sera con Ulisse – Il piacere della scoperta e con il bravo conduttore Alberto Angela che ha guidato i telespettatori in un viaggio ricco di sorprese, dalle immagini spettacolari, alla scoperta dei segreti della giungla. Tanti gli aspetti trattati, partendo ovviamente dalle piante e dagli animali: un trionfo della biodiversità, un vero e proprio laboratorio per le specie. Come sempre un programma che in modo semplice, sviluppa tanti argomenti relativi al tema principale. Così dopo le immagini delle piante e la descrizione dell’ecosistema, scorrono splendide immagini di animali tra le quali quelle delle piccole rane velenosissime e colorate, dei serpenti, ma anche dei grandi mammiferi e degli splendidi uccelli. Ma la foresta è il regno delle scimmie che grazie alle liane si spostano agili e veloci districandosi in quel labirinto verde.



Dagli animali agli uomini che all’interno o ai margini delle grandi foreste, nei diversi continenti, hanno saputo sviluppare grandi civiltà che dalla foresta hanno tratto ricchezza e dalla foresta sono state protette e conservate. La civiltà Kmer in Cambogia che verso il 1200 d.c. diede vita a una complessa organizzazione ed a splendidi edifici i cui resti si possono ammirare nella città di Angkor, rimasta nascosta per centinaia di anni. Un’area di 200 mq liberata dalla giungla e restaurata; rimangono gli edifici in pietra arenaria, templi a forma di piramide fatta a gradoni, come quello dedicato al dio Shiva. Dal lato opposto del pianeta, tra Messico e Guatemala si sviluppò la civiltà Maya: 50 città stato diffuse nella foresta tra le quali Palenque con almeno 100000 abitanti che all’epoca, come ci mostra una ricostruzione, doveva essere completamente dipinta di rosso. La civiltà implose 300 anni prima dell’arrivo dei conquistadores, probabilmente a causa di un eccessivo sfruttamento del territorio: l’abbattimento degli alberi la espose alla furia distruttiva di venti e pioggia, che si alternarono a siccità e carestia. Il tutto unito a una eccessiva crescita demografica, che rese insufficiente il cibo. Gli uomini che vivono nella giungla, come gli animali, hanno dovuto adattarsi ad un ambiente non propriamente comodo: alte temperature, elevatissima umidità, spazio ristretto; la sopravvivenza di chi vive nelle foreste dipende in primo luogo da un sistema immunitario particolarmente fortificato, dalla bassa statura che richiede meno calorie e consente agilità maggiore per districarsi.



Ma è soprattutto grazie alle conoscenze tramandate nei secoli che questi uomini riescono a sopravvivere. Ad oggi nelle foreste del sud America, vivono un milione di Indios tutelati dalle leggi e con un forte senso della loro identità. Pigmei in Africa, piccole tribú in Indonesia, abitano ai margini della foresta, intrufolandosi in essa alla ricerca di cibo. Tra queste alcune sono sospettate di cannibalismo, come quella degli Asmat a Papua in nuova Guinea. Il cannibalismo che praticano ai giorni nostri è una pratica virtuale, colma di simbolismo: spezzando una noce di cocco imitano ciò che nei secoli scorsi era una sinistra tradizione. Alcuni gruppi non hanno mai incontrato l’uomo bianco, uno straordinario filmato originale testimonia l’incontro tra un gruppo di Tulambi e l’antropologo Jean Pierre Dutilleux. 



La giungla ha affascinato e ispirato, scrittori e registi, ma nella giungla si combattè anche una guerra vera, da un lato un esercito regolare, dall’altro uno nascosto nelle viscere della terra, un’armata che silenziosamente viveva negli stretti cunicoli sotterranei, si spostava, compariva all’improvviso in imboscate fulminee. Contro cui vennero sganciate tonnellate di bombe convenzionali, ordigni al Nepal, bombe defoglianti alla diossina che trasformarono per sempre il paesaggio. Alla scoperta di questo magnifico ambiente i conquistatori trovarono frutti e semi che non avevano mai incontrato: banane, papaya, frutto della passione, albero del pane, tutti con una concentrazione di zuccheri pari a sei volte i comuni frutti europei, ma incontrarono anche il cioccolato i cui semi venivano mangiati dagli Atzechi con il peperoncino. Nei primi secoli in Europa fu usato solo come bevanda, l’invenzione dei cioccolatini avvenne molto piú tardi in Svizzera, verso la fine del Settecento. 

Ma gli esploratori, risalendo o riscendendo i fiumi, scoprirono bellezze naturali di incomparabile bellezza, come le cascate di Iguassú quattro volte più ampie di quelle del Niagara composte da 275 salti lungo tre km, con un dislivello di 80 m, che si buttano nella Gola del diavolo formando una sospensione di goccioline che danno origine a centinaia di piccoli arcobaleni. Alla scoperta delle foreste trovarono anche le ricchezze del sottosuolo: manganese, ferro, bauxite, oro, petrolio, gas naturale. Ma il loro sfruttamento é reso difficoltoso dalle difficili condizioni ambientali, così come il tentativo di costruzione di grandi opere, ne vengono citate due: il canale di Panama, iniziato dai francesi che desistettero a causa della febbre gialla e della malaria che imperversavano tra le maestranze, e le piogge che provocavano frane continue. Fu portato a termine dagli americani con un investimento che all’epoca arrivò a 300mila dollari. Un’altra grande opera, ancora incompiuta é la strada transamazzonica, un progetto grandioso, ma le condizioni di lavoro degli operai flagellati dalle malattie e isolati per mesi, impedirono di portare a termine i lavori. Ad oggi la piú lunga strada del Brasile è quasi del tutto da asfaltare. La splendida puntata si conclude con un appello alla sensibilizzazione sul problema della deforestazione che in cinquant’anni ha portato alla riduzione di un terzo del polmone verde della terra.

Ulisse – Il piacere della scoperta, puntata 16 maggio 2015: come vederla in video streaming – E’ possibile vedere o rivedere la puntata di Ulisse – Il piacere della scoperta grazie al servizio di video streaming di Rai.tv, cliccando qui.