Dedicato a chi vorrebbe sapere di più di missioni spaziali o cellule staminali; riservato a quanti tra voi continuano a chiedersi: come mai se la teoria del Bosone di Higgs è datata 1964, la sua rilevazione è arrivata ben 48 anni dopo, nel 2012? E ancora: la sua esistenza garantisce la consistenza del Modello standard? Proseguendo su questa falsariga: siamo sicuri che la materia oscura non emetta radiazioni elettromagnetiche e si manifesti unicamente attraverso gli effetti gravitazionali? Fino a qualche giorno fa non si sarebbe certo potuto dire: “Sono chiacchiere da bar!”, oggi invece
Solo una settimana fa (18-20 maggio) si è svolta Pint of Science (una Pinta di Scienza), una proposta di seminari su diversi temi scientifici con la peculiare caratteristica di essersi svolta all’interno di locali pubblici con la partecipazione di specialisti (scienziati dei più vari e disparati ambiti) con i quali gli avventori (della scienza, oltre che dei bar in questione) hanno avuto il piacere di intrattenersi, discutere e imparare, condividendo, insieme a interessi specifici, anche un buon boccale di birra. E forse più. A
Pint of Science, lo diciamo con una punta d’orgoglio nazionalista, quest’anno c’eravamo anche noi! Nooo, che avete capito? Noi italiani, non noi ComicAstri! A cinque diverse città(Genova, Milano – insieme a Pavia -, Siena, Trento e Roma) è toccato l’onore di organizzare questi originalissimi S2H, Science Happy Hour, come vengono chiamati dagli aficionados. Diversissimi gli argomenti proposti: biologia, alimentazione, fisica quantistica, astronomia, genetica, sociologia, matematica e molto altro ancora. Il tutto raccontato con un linguaggio semplice e accessibile strizzando l’occhio alle avveniristiche applicazioni che la scienza metterà a disposizione in un domani così ravvicinato che metaforicamente potremmo quasi definire, tanto è incombente, “oggi pomeriggio” (uahu!).
Noi (noi ComicAstri, non noi italiani, non fraintendete sempre, acciderbolina!) abbiamo fatto quello che potevamo fare: girare più birrerie possibile. Per non lasciare nulla al caso (termine che definisce il vincolo concettuale tra fenomeni della natura che seguono temporalmente uno all’altro in quanto uno è evidente causa dell’altro), ci siamo divisi gli appuntamenti, coinvolgendo (potevamo forse astenerci dal farlo?) l’amico Zingarelli, un vocabolario che sa molte cose (la precedente parentesi riguardante il caso è farina del suo sacco: grazie, vecchio Zinga!) perché le ha ingurgitate qua e là in innumerevoli partecipazioni all’Oktoberfest. Prosit!
Sicchè abbiamo esordito in quel di Genova, ospiti del Britannia Pub. Suggestivo il tema: “L’azione a distanza dei gemelli quantistici”. Non vi sembri inverosimile che, al terzo boccale di Pilsener, gli astanti, numerosi quel tanto che basta da tenere occupati tutti i tavoli del locale, non trovassero difficoltà alcuna nel cogliere la coppia di quanti, per quanto minuscola da osservare sotto la lente di modernissimi microscopi. Anzi, alla domanda “Quanti?” i più bravi (o più brilli, fate voi) si dicevano certi di scorgene addirittura un terzetto. Miracoli della scienza!
Altro giro, altro regalo. Al Pub Otto di Milano si è tenuto il meeting intitolato “Galassie in collisione e buchi neri”, a cura dell’espertissima e simpaticissima Monica Colpi, uno pseudonimo sotto il quale si cela una competentissima scienziata adusa a tenere le conferenze a… colpi di Guinness, tracannate, manco a dirlo, tutte d’un fiato: in men chenon si dica sono stati descritti, con dovizia di particolari, stelle cadenti, galassie in collisione, buchi neri, buchi grigi, buche pericolosissime; pianeti coi loro satelliti, materia e antimateria, energia oscura… al limite dell’antidoping. Roba che neanche il telescopio Hubble tirato a lucido…
Al Cacio & Pere di Siena si è parlato di BrainControl, un dispositivo che consentirà il controllo di oggetti mediante il pensiero. Beh, che ci crediate o meno, sembrava di stare in un film di Harry Potter: boccali che si spostavano da soli, stiefel (i caratteristici bicchieri a forma di stivale) che si muovevano a ritmo di marcette militari, calici enormi che venivano svuotati al volo… Altro che Quark o SuperQuark, qui la scienza non solo si capiva al volo, ma assai velocemente. Potremmo dire, a tutta birra!
Che conclusione potremmo trarre, dunque, dalla prima edizione italiana di Pint of Science? Dovessimo metterla in burletta (che alla fine è la cosa che sappiamo fare meglio), azzarderemmo che nonostante abbiamo fortemente voluto metterci il (o forse sarebbe meglio la) Beck, non c’abbiamo capito una Tuborg; tuttavia, senza voler scomodare la Teoria della Relatività di einsteiniana memoria, ci sentiamo davvero di affermare che dopo questi incontri all’insegna della scienza (e soprattutto della birra), tutto diventa davvero… relativo!