Chi ricorda il film Pitch Perfect (Voices) sarà lieto di ritrovare al cinema le canzoni a cappella delle Bellas, un gruppo di universitarie di talento che si esibiscono senza accompagnamento musicale. A firmare il sequel è Elizabeth Banks, al suo esordio come regista, che ripropone brani coinvolgenti e una storia leggera, divertente, sullo sfondo della vita da college declinata al femminile.

La nuova avventura delle Bellas si apre al Lincoln Center di New York, dove un incidente imbarazzante davanti agli occhi del Presidente estromette per sempre il gruppo dalle gare scolastiche del canto a cappella. La laurea si avvicina, le ragazze sono spaventate dal futuro che le attende e, dopo questo colpo basso, la loro armonia – personale e musicale – sembra perduta. 

Amy, la ragazza sovrappeso con un’incrollabile fiducia in sé e un grande senso dell’umorismo, non riesce a immaginarsi in una relazione seria. Beca (Anna Kendrik), che sogna di diventare una produttrice musicale, comincia uno stage in segreto e si scontra con le difficoltà del mondo delle case discografiche. Chloe (Brittany Snow), che sul gruppo ha puntato tutto, non accetta che le Bellas siano finite e insiste per andare ai Mondiali di Copenhagen, dove potranno riabilitare il loro nome se batteranno i campioni tedeschi, apparentemente invincibili e pieni di sé. A movimentare le sorti del gruppo arriva la giovane Emily (Hailee Steinfeld), il cui pezzo solista diventerà la chiave per trovare una nuova strada e una nuova voce.

Se la struttura narrativa è molto esile e alcune gag sono senza dubbio volgari, bisogna però ammettere che il film scorre bene, è confezionato con attenzione e i rapporti tra le ragazze sono costruiti con intelligenza (soprattutto la collaborazione tra Beca ed Emily). Emerge un ritratto vivace della vita universitaria femminile, tra sodalizi, contrasti, paure e complicità, il tutto condito con ottima musica. Fidanzati e romanticismo sono relegati sullo sfondo, perché a dominare, qui, sono le protagoniste e la loro passione, vissuta non in modo drammatico, ma con la “seria leggerezza” di un gruppo di ventenni al college.

Lo scontro con gli antagonisti tedeschi, tratteggiati sfruttando l’intera gamma degli stereotipi a scopo comico, piega il gruppo e spinge le Bellas a dimenticare cosa le rendeva speciali. Invece di concentrarsi sul canto, si perdono nelle coreografie. Troppa forma a scapito della sostanza, insomma, un problema che emerge anche in tanti talent show contemporanei. Ma un ritiro nei boschi rimette tutto in prospettiva: niente pettinature strane o look stravaganti per l’esibizione finale, giocata solo sulla voce, sull’emozione e sull’atmosfera. 

E la freschezza della nuova cantante, che sboccia nel corso del film, diventa l’ispirazione per ritrovare l’entusiasmo e la sincerità che non devono venire meno con il passare degli anni, né con le delusioni che inevitabilmente si incontrano crescendo.