Questa sera a Che tempo che fa, il programma condotto da Fabio Fazio su Rai Tre, il magistrato Nino di Matteo presenterà il suo libro “Collusi”. Il giornalista Slvo Palazzolo ha raccolto le parole del Pm per spiegare perché gli uomini delle istituzioni e i politici continuano a trattare con la mafia. La loro testimonianza lancia un grido d’allarme: Cosa Nostra, che si pensava sconfitta, ha semplicemente cambiato faccia passando dal tritolo alla frequentazione dei salotti buoni. il libro getta uno sguardo sui meccanismi con cui si è isinuata nelle logiche economiche, sociali e politiche del nostro Paese.

Il magistrato Nino Di Matteo è uno degli ospiti che verranno intervistati Fabio Fazio nella puntata di stasera, domenica 31 maggio 2015, di Che tempo che fa. Ieri il magistrato è stato ospite di Radio Agorà, l’emittente usata dai ragazzi del liceo statale Giovanni Meli di Palermo, che ha vinto il concorso nazionale di comunicazione ‘High School Radio’. In una foto pubblicata su Twitter da High School Radio vediamo una foto di gruppo dei ragazzi insieme a Nino di Matteo e al sindaco di Palermo Leoluca Orlando (clicca qui per vederla). Il sindaco aveva ringraziato il magistrato: “Sono felice di essere stato intervistato da voi in una trasmissione nella quale oggi è stato ospite anche il magistrato Nino Di Matteo, che ringrazio per il grande lavoro che sta svolgendo nella lotta alla mafia”.

Nella puntata di Che tempo che fa in onda stasera su Rai Tre sarà presente in studio tra gli ospiti anche il noto magistrato siciliano Antonino Di Matteo. Noto anche come Nino, nasce a Palermo il 26 aprile del 1961. La sua passione per la legalità lo porta a intraprendere un percorso formativo e scolastico orientato in tal senso, tantè che si iscrive presso la facoltà di Giurisprudenza conseguendone brillantemente la relativa laurea e successivamente a vincere un concorso in magistratura. A soli trenta anni diviene sostituto procuratore a Caltanissetta presso la Direzione Distrettuale Antimafia (DDA).

Nel 1999 viene trasferito nella propria città natale di Palermo dove assume il ruolo di pubblico ministero, qui incomincia a studiare e approfondire le due stragi di mafia più crudeli di tutti i tempi, quelle in cui persero la vita i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nonché tutti gli uomini facenti parte delle rispettive scorte. Si interessa anche all’omicidio di Antonino Saetta e di Rocco Chinnici e per quest’ultimo trova nuovi indizi grazie ai quali ha la possibilità di far riaprire le indagini per far luce sul suo omicidio. In seguito riesce a ottenere la condanna dei due mandanti dell’omicidio Chinnici che risultano essere Antonino e Ignazio Salvo, per quanto riguarda l’omicidio di Antonino Saetta ha fatto condannare per primo all’ergastolo Totò Riina. La sua carriera da magistrato continua occupandosi della criminalità organizzata e dei suoi rapporti con lo Stato e in particolar modo nel processo contro Mario Mori, l’ex prefetto che era stato accusato di aver intrapreso trattative con la mafia.

Durante il processo a Totò Riina fu fatta ascoltare un’intercettazione di quando il noto boss in carcere aveva parlato con altro recluso affermando di voler ‘far fare la stessa fine degli altri’ al giudice Di Matteo. A causa di queste minacce ricevute, per lui sono state previste misure di sicurezza eccezionali, rese anche pubbliche dal Ministro dell’Interno Angelino Alfano quando nel dicembre del 2013 ha dichiarato di dover elevare il grado di protezione per Antonino Di Matteo al massimo livello. Di Matteo però ha deciso di rifiutare il mezzo blindato Lince perché non lo riteneva adatto e idoneo per un centro abitato anche se altre misure di sicurezza si sono poi aggiunte a quelle più tradizionali, come la scorta che il giudice possiede dal 1995.

È importante sottolineare che Antonino Di Matteo dal 2012 ricopre il ruolo di Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati di Palermo. Non resta dunque che attendere la puntata della trasmissione presentata da Fabio Fazio per ascoltare i pensieri e le considerazioni di un irreprensibile servitore dello Stato come Antonino Di Matteo, anche in virtù della pubblicazione del suo libro Collusi. Perché politici, uomini delle istituzioni e manager continuano a trattare con la mafia.