Nella puntata di Report in onda il 3 maggio 2015 Milana Gabanelli ha cominciato parlando delle piantagioni di olio di Palma e poi si è concentrata sul sistema alla base dell’appalti delle grandi opere pubbliche che ruotano intorno ai nomi di Ercole Incana e Stefano Perotti. Per quanto riguarda l’olio di palma nell’anteprima apprendiamo che da 5 mesi in Italia sappiamo quali sono i prodotti che lo contengono e che il principale produttore è l’Indonesia. Qui spariscono 300 campi di calcio al giorno di foresta al posto al posto dei quali sorgono piantagioni di palma. Questo olio costa poco ma la sua produzione rischia di creare gravi danni al pianeta. Per quanto concerne le grandi opere ha parlato Donato Carlea integerrimo provveditore per i lavori pubblici. Uno degli esempi di sperpero di denaro è la ristrutturazione di un palazzo a Roma che da 350 mila euro è passato a un costo di oltre 22 milioni di euro. I lavori in realtà non si eseguono e l’impresa chiede comunque finanziamenti pubblici, ma i lavori già si sa in partenza che non saranno mai fatti. Lo stesso Carlea ha denunciato tutto all’autorità competente e il ministro Lupi lo ha subito sospeso con la giustificazione del “turn over”. Lo stesso Carlea sostiene di essere stato sostituito per non disturbare il sistema radicato di corruzione.



Lo stesso Letta lo ha invitato, essendo al corrente della trasmissione di Report, di non rilasciare l’intervista che sarebbe stata inopportuna. E’ il tribunale che si pronuncerà per il suo reintegro. La procura di Firenze ha scoperto un sistema di corruzione per le grandi opere ed Ercole Incalza è l’uomo su cui ruota tutto il sistema, insieme a Stefano Perotti che è coinvolto in numerosissimi appalti almeno degli ultimi 15 anni. Perotti vive a Villa Costa ma è stato arrestato insieme a Incalza, per tangenti sulla grandi opere degli ultimi anni. In una di queste opere viene impiegato anche il figlio del Ministro Lupi e, in un’intercettazione, viene fuori tutto lo scandalo che ha portato alle sue dimissioni. Lupi al momento non è soggetto a indagini da parte della magistratura. Nel 2014 partivano lavori pubblici per 8 miliardi e Lupi nelle intercettazioni è passato per quello che non era informato letteralmente di nulla sui lavori delle infrastrutture programmate, pur essendo titolare del ministero omonimo, ma viene ben informato dallo stesso Incalza. Al telefono con il giornalista Paolo Modani che ha condotto l’inchiesta di questa sera “Le fatiche di Ercole”, Incalza dice solo di conoscere l’ingegnere Perotti e chiude la comunicazione in malo modo. Francesco Cavallo era un consulente pagato da Perotti 7 mila euro al mese ma intervistato nega in maniera assoluta di lavorare per lui e per l’ex ministro. Giorgio Mor è colui che ha assunto il figlio di Lupi e afferma che è stato con loro solo un mese ma non lavora più con loro. Giulio Burchi ingegnere delle metropolitane milanesi e altre strutture pubbliche conosce sia Perotti che Incalza e dice che Italfer è stata costretta a entrare nei lavori dell’auto Brennero escludendo una società comunale a favore della sua che era privata. Le opere autorizzate ammontano a 78, 7 miliardi di euro e l’inchiesta sul ministro Lupi parte dal 2013, per l’esposto di Ornella De Zorzo assessore comunale a Firenze per l’alta velocità fiorentina. La procura ha contestato lo smaltimento illegale delle terre, e diversi ingegneri parlano di una struttura che intacca la falda acquifera e che attraversa tutta la città. I lavori hanno danneggiato anche la scuola con le vibrazioni dei lavori che è ora inagibile. Renzi interpellato aveva promesso 10 milioni che non si sono visti. Giulio Burchi ha elencato le opere appaltate da Perotti nominato direttore dei lavori per la Impregilo, per 2 lotti della SA-Rc, per l’auto Brennero, per l’Expo Milano 2015 e molto altro. Un testimone a viso coperto ha affermato che Perotti ha finanziato Incalza tramite la Greernfield System di Roma con tangenti e con operazioni che avvenivano presso una banca di San Marino, dove versavano i proventi da società di consulenze. I soldi versati finivano ai politici. Anche il Banco di Santander ad Andorra era soggetto agli stessi versamenti.



Per aumentare i costi fingevano di aver ritrovato reperti archeologici che determinavano sovraccosti, e nascondevano il tutto pagando i funzionari della Sovrintendenza. Incalza-Lunardi diedero vita a una legge definita “criminogena” che favorisce ancora oggi la corruzione e, nel caso delle opere pubbliche, aumenta i costi facendoli lievitare quando invece potrebbero costare monto meno. La stessa Unione europea ha parlato di opere pubbliche spesso inutili che servono solo a chi ne ha ideato la costruzione. L’alta velocità è costata in maniera esorbitante: 55 milioni a km. La Madrid -Siviglia 9, 8 milioni a km, la Parigi-Lione fu costruita nel 1981 in 5 anni e la direzione dei lavori è stata affidata e nominata dalla società per le opere pubbliche francesi: è costata 4 milioni a km. Quella che è costata di più nel 2001 è stata invece nella zona di Marsiglia (15 milioni a km) per la presenza di un fiume. Quella italiana è costata tanto, secondo il sottosegretario alle infrastrutture Umberto del Basso De Caro, per la particolare conformazione del territorio italiano (montagne, gallerie, fiumi, ecc). Tuttavia non si comprende perché anche in pianura è costata sempre 55 milioni a km. La risposta anche dall’AD di Ferrovie dello Stato è che anche le opere accessorie hanno contribuito al costo esorbitante. Nel 2000 Berlusconi tracciò a “Porta a Porta” la mappa delle grandi opere affidate da lui stesso a Perotti e solo un anno dopo, venne varata la legge Lunardi “Legge Obiettivo”, dove il privato non ha responsabilità sui costi e sui tempi di consegna (la legge criminogena). L’alta velocità in Italia può supportare solo treni adibiti a questo scopo e non quelli tradizionali e, diversi paesi europei come Francia e Gran Bretagna, pensano ormai che investire nell’alta velocità non è più conveniente, in quanto interessa solo il 6% dei viaggiatori, a scapito invece dei treni pendolari verso i quali invece dirigono oggi il loro interesse. La BREBEMI è la prima delle grandi opere per la Expo pagata con soldi privati e che consiste in 60 km di autostrada che ad oggi è pressoché deserta, come afferma Legambiente. Non ci sono aree di servizio su tutto il percorso, segno che le compagnie petrolifere non lo hanno considerato un buon investimento. A poca distanza passerà l’alta velocità (44 milioni a km) che taglierà i vigneti storici che producono vino doc italiano. A 400 m c’è già la linea ferroviaria Milano-Venezia poco utilizzata e che non sarà comunque potenziata. La TAV non toccherà tra l’altro Brescia. Allevatori e agricoltori dell’area interessata non sono interessati a indennizzi ma a mantenere integre le loro aziende. 



Tutto questo per risparmiare solo 14 minuti. Nella stessa zona c’è un’aeroporto a Montichiari inutilizzato che ogni anno è in perdita in quanto non è tra le destinazioni delle compagnie aeree, quindi non adatto alla vicinanza della TAV. Nelle rocce di scavo di una galleria lunga 27 km in Lombardia sempre per la TAV sono stati scoperti giacimenti di amianto, la cui estrazione è vietata dal 1992. La TAV non è nemmeno adatta al trasposto merci in quanto i vagoni sono programmati per una velocità massima di 120 km/h e lo stesso accade negli altri stati. Michele Mario Elia AD di Ferrovie delle Stato non sa rispondere alla domanda sul perché si parla della TAV in riferimento al trasposto merci e su quale sia la sua reale necessità. Manca un “piano nazionale trasporti” ed è questo il motivo per chi un privato può affermare che un ‘opera è strategica e quindi necessaria, ma lo Stato non ha elementi per controbattere. Ercole Incalza nelle intercettazioni dice di essere contento della nomina di De Caro, amico di partito (oggi sottosegretario alle infrastrutture), il quale nega di avere un’amicizia con lo stesso. Francesco Cavallo, ora agli arresti domiciliari, era il mediatore tra le società e gli appalti delle grandi opere.

E’ stato nominato a capo di Cento Stazioni (per la manutenzione). All’avvio dei lavori della TAV sono stati coinvolti altri ministri ( indagati a vario titolo e in taluni casi agli arresti) come Carlo Bernini, Claudio Burlando, Pietro Lunardi, Altero Matteoli ( indagato sul Mose di Venezia). L’unico ministro a contrastare Incalza è stato Di Pietro. Le aziende produttrici di olio di palma sono reticenti a rilasciare interviste temendo la chiusura. L’inchiesta è stata condotta da Sabrina Giannini per la rubrica “Nutrire il pianeta”. Da 5 mesi le aziende indonesiane produttrici di olio di palma temono la reazione dei clienti che in Europa sono a conoscenza della presenza di questo alimento nei prodotti che compriamo. Per un giorno di lavoro gli operai guadagnano 5 euro e 8 cent di euro per ogni palma interrata. Il mercato dell’olio di palma è cresciuto negli ultimi 30 anni e, per il disboscamento, diverse specie animali sono in pericolo estinzione. Il prezzo sul mercato è di 900 euro a tonnellata per la parte bianca e di 600 euro per quella arancione. I frutti vengono distillati e lavorati, ma i grassi saturi restano e la raffinazione chimica rimane quella preferita dai grandi “clienti”. I consumatori spesso sono all’oscuro delle sostanze che i prodotti contengono, come per esempio la Nutella che pare contenga il 31% di olio di palma, ma la quantità sulla confezione non è riportata perché la legge non lo impone. La Nestlè e la Ferrero quindi si sono viste costrette a dichiarare di usare olio di palma sostenibile o la sua totale eliminazione (Nestlè). Tuttavia chi fa le certificazioni non è obiettivo in quanto è pagato da chi deve controllare. I principali acquirenti sono India e Cina, più attenti a risparmiare che alla sostenibilità. Le foreste quindi vengono “riconvertite” cioè si bruciano e si avviano piantagioni di olio di palma. Gli oranghi scampati alla deforestazione sono stati reinseriti nelle aree protette. Le violazioni delle aziende produttrici di olio di palma sostenibile avvengono ogni giorno, come accade nel Borneo Indonesiano, dove si usano pesticidi, per i quali gli operai non usano mascherine. Le foreste bruciate producono una quantità incredibile di anidride carbonica, in quanto il legno contiene la “torba”, alla base della carbonizzazione. La Buitoni, la Ferrero, e altre aziende hanno scritto alla trasmissione per comunicare che stanno sostituendo l’olio di palma con quello di oliva, oppure lo hanno eliminato segnalandolo con una scritta sulla confezione”Non contiene olio di palma”. Il servizio della settimana scorsa sugli indirizzi fasulli creati dal comune di Roma per i senzatetto dove ci sono registrate le sedi di migliaia di società irreperibili, ha avuto le sue ripercussioni. Un’interrogazione parlamentare e decine di ispettori dell’Agenzia delle Entrate, hanno intrapreso un’indagine per sapere per quale motivo il comune di Roma non ha comunicato alla Camera di Commercio questi indirizzi fittizi.

Replica Report, puntata 3 maggio 2015: come vederla in video streaming – E’ possibile vedere o rivedere la puntata di Report in onda ieri, 3 maggio 2015, grazie al servizio di video streaming proposto da Rai.tv, cliccando qui.