La puntata speciale di Virus – Il contagio delle idee, trasmissione di attualità politica condotta da Nicola Porro, che andrà in onda stasera sarà incentrata sulla terribile vicenda di Ilan Halimi, il ragazzo francese di origini marocchine che fu rapito nel gennaio del 2006 per poi essere ritrovato ucciso tre settimane più tardi. In questo lasso di tempo fu torturato a ripetizione dai suoi rapitori a causa delle sue origini ebraiche, per poi essere trovato agonizzante sui binari di Sainte Geneviève des Bois, una località del dipartimento di Essonne. Trasportato all’ospedale ormai in fin di vita, morì il 13 febbraio, poche ore dopo il suo ricovero.



Una vicenda che non ha avuto il giusto rilievo da parte dell’opinione pubblica francese, in quanto il ragazzo e i suoi rapitori facevano in pratica parte dello stesso contesto sociale, ovvero la zona di Bagneux, una delle tante banlieue parigine in preda al degrado. Una vera e propria Via Crucis quella di Ilan, delineata con assoluta precisione dall’autopsia, effettuata il giorno successivo, che evidenziò bruciature sull’80% del corpo, una lunga serie di contusioni ed ematomi oltre a ferite da taglio. Una lunga serie di torture andate avanti lungo tutto il corso della sua detenzione, che si sono unite al freddo e alla fame, provocandone infine il decesso.



Autori di questo efferato rapimento una ventina di persone, la cosiddetta Banda dei barbari, capeggiate da un fondamentalista islamico proveniente dalla Costa d’Avorio, Youssuf Fofana. La Banda dei barbari si era già segnalata in precedenza per aver cercato di rapire altri ebrei, confidando su una presunta ricchezza che può essere paradossale in un quartiere noto per il disagio economico e sociale che lo distingue. Infatti la madre era una centralinista, attività ben nota del resto ai rapitori, come quella di Ilan, il quale lavorava in un negozio di cellulari. Tanto da indirizzare gli investigatori verso la pista antisemita, giudicata con tutta evidenza l’unica in grado di spiegare la scansione degli avvenimenti. Va infatti ricordato che la prigionia del ragazzo ebreo avvenne all’interno di una zona densamente popolata, senza che nessuno muovesse un dito o denunciasse quanto stava accadendo alle autorità di polizia.



Oltre a questa intensa attività criminale, i componenti della banda erano già stati segnalati ripetutamente dalle forze di polizia per i tentativi compiuti ai danni di liberi professionisti ebrei avvenuti nel 2004 e verso dirigenti di azienda, due anni prima. Nel processo che ne è conseguito, tenuto a porte chiuse, al rapimento a scopo di lucro è quindi stata aggiunta l’aggravante derivante dall’antisemitismo, portando infine a una condanna all’ergastolo per Fofana e pene a decrescere sino a sei mesi per gli altri implicati. Una sentenza definita troppo mite, considerata la gravità del reato.

Il calvario di Ilan Halimi è stato poi raccontato dalla madre, Ruth, in un libro scritto con Émilie Frèche, dal titolo “24 giorni: La verità sulla morte di Ilan Halimi”. Un libro che ha avuto grande successo in Francia e tradotto anche nel nostro Paese. Dallo stesso libro è poi stato tratto un film, “24 giorni” diretto da Alexandre Arcady, che vedremo stasera. Un evento scaturito dalla collaborazione tra l’associazione Progetto Dreyfus e la Rai, che lo trasmetterà stasera.

La serata sarà soprattutto una preziosa occasione per riflettere a fondo su un tema scabroso come i rigurgiti di antisemitismo che si avvertono nel cuore del vecchio continente. Nella prefazione del libro, si ricorda che un evento così tragico non ha provocato grandi reazioni da parte dell’opinione pubblica, a differenza di altri momenti altrettanto terribili che invece hanno fatto il giro del mondo e scatenato l’indignazione popolare. La serata dedicatagli da Rai Due potrà concorrere a colmare almeno in parte il silenzio assordante sceso in precedenza sul barbaro assassinio di un ragazzo che aveva l’unica colpa di essere ebreo agli occhi dei suoi aguzzini.