Il regista Matteo Garrone, ospite oggi a Che fuori tempo che fa su Rai 3, dal prossimo 13 maggio 2015 sarà in gara al Festival di Cannes con il suo nuovo film dal titolo Il racconto dei racconti: al suo fianco ci saranno anche Paolo Sorrentino con Youth – La giovinezza e Nanni Moretti, che ha recentemente presentato le pellicola Mia madre. Alla conferenza stampa dellevento, però, Garrone ha ammesso che non è stato affatto semplice affrontarne la realizzazione e che i rischi sono stati davvero molti: poi ha rivelato la sua fonte di ispirazione per una trasposizione sul grande schermo del genere fantasy, a cui gli italiani non sono certo così avvezzi. Garrone di è ispirato allopera Il cunto de li cunti di Giambattista Basile, scrittore vissuto a metà del 1500, che è stato il primo artista a produrre delle fiabe e ad utilizzarle come espressione del popolare. Una sorte di precursore dei certamente più noti Fratelli Grimm e Charles Perrault.



La puntata della trasmissione in onda stasera di Che fuori tempo che fa, lo show condotto da Fabio Fazio su Rai 3, avrà tra i suoi ospiti Matteo Garrone, uno dei migliori registi italiani, che è tra i protagonisti del 68 Festival del Cinema di Cannes con il suo ultimo film intitolato Il racconto dei racconti con Salma Hayek, Vincent Cassel e Toby Jones. Un film che sarà possibile vedere a partire dal prossimo 14 maggio nelle sale cinematografiche italiane, e basato sul racconto di Giambattista Basile, autore napoletano vissuto nel Seicento. Garrone ha spiegato il perché della scelta di questo film in una recente intervista. Ho scelto di avvicinarmi al mondo di Basile perché ho ritrovato nelle sue fiabe quella commistione fra reale e fantastico che ha sempre caratterizzato la mia ricerca artistica.



Nato a Roma nell’ottobre del 1968, Matteo Garrone è figlio di un critico teatrale, Nico, e di una fotografa, Donatella Rimoldi, a sua volta figlia di un attore degli anni prebellici. Di conseguenza ha cominciato a respirare tematiche culturali sin da piccolo. Diplomatosi al liceo artistico, ha quindi iniziato a lavorare nel mondo del cinema, in qualità di aiuto operatore, dedicandosi allo stesso tempo a un’altra grande sua passione, la pittura. Nel 1996 ha vinto il Sacher d’oro, premio istituito da Nanni Noretti con il cortometraggio Silhouette, lo stesso riversato poi in Terra di mezzo, il primo lungometraggio diviso in tre episodi, uscito l’anno successivo.



del 1998 invece Ospiti, il suo secondo lungometraggio, premiato alla Mostra del Cinema di Venezia. Sin da questi primi passi, Garrone ha mostrato un metodo di lavoro ben preciso, con una troupe ridotta all’osso, riprese in tempo reale, sonoro in presa diretta e impiego di attori provenienti per lo più dalla scena underground. Caratteristiche preservate anche per Estate romana, lungometraggio del 2000 che però è già più vicino agli stilemi del cinema commerciale. La svolta è giunta due anni dopo, grazie a L’imbalsamatore, un film ispirato a un fatto di cronaca di quegli anni che è uscito sotto l’egida di Fandango, spuntando ottime recensioni da parte della critica. Un successo replicato da Primo amore, del 2004, che però proprio per la drammaticità del tema trattato e per il rigore formale, non è riuscito a calamitare le attenzioni del pubblico.

Il successo commerciale è invece arrivato nel 2008, grazie a Gomorra, la pellicola tratta dal best seller di Roberto Saviano che ha trionfato a Cannes e ottenuto i riconoscimenti per la regia, il miglior film, fotografia, sceneggiatura e interpretazione maschile agli European Film Awards. Anche negli Stati Uniti il film ha avuto una vasto eco, venendo candidato al Golden Globe. Dopo Gomorra ha lasciato passare quattro anni, prima di dare vita alla prova successiva, Reality, storia di un pescivendolo napoletano che perde il contatto con la realtà dopo aver partecipato ai provini per il Grande Fratello. Anche in questo caso, la pellicola ha trionfato a Cannes.