Renzo Arbore è tra gli ospiti di questa sera, sabato 13 giugno 2015, nella trasmissione di Fabio Fazio “Che fuori tempo che fa”. La presenza di Arbore è legata ai festeggiamenti per i trentanni di una pietra miliare dello spettacolo televisivo italiano: “Quelli della notte”. Rivediamo a tal proposito un piccolo stralcio di una puntata del programma ideato da Renzo Arbore, in cui proprio questultimo è alle prese con Nino Frassica nelle vesti di “Frate Antonino da Scasazza” per parlare del mitico “Concorso Cuore TOro” 1985. Clicca qui per vedere il video dello sketch.
Per celebrare i 50 anni di carriera e i 30 della storica trasmissione “Quelli della Notte“, Renzo Arbore sarà ospite alla serata speciale di Che fuori tempo che fa. Per i telespettatori sarà un’occasione davvero irripetibile per rivivere le atmosfere di uno dei programmi cult della televisione italiana. Ma chi è Renzo Arbore? Nato a Foggia il 24 giugno 1937, Renzo Arbore comincia giovanissimo a cimentarsi con il mondo dello spettacolo e del jazz, suonando come clarinettista in una band locale, la Parker’s Boys.
Dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza all’Università di Napoli, nei primi anni ’60 entra in Rai, lavorando in trasmissioni radiofoniche celebri come Bandiera Gialla e Alto Gradimento. Negli anni ’70, Arbore lavora anche sul piccolo schermo, conducendo programmi storici come “L’Altra domenica”, ma la trasmissione che forse, più di tutte, l’ha condotto al successo nazionale è nel 1985 “Quelli della Notte”, in cui debuttano personaggi come Nino Frassica e Marisa Laurito. Nel 1988, Arbore conduce un altro programma molto amato dai telespettatori italiani, “Indietro tutta!”, accompagnato da canzoni diventate poi un cult della radiotelevisione italiana come “Sì, la vita è tutt’un quiz” e “Cacao Meravigliao”.
Nel 1991 fonda l’Orchestra Italiana, allo scopo di pubblicizzare, nel mondo, la sonorità tipica della musica napoletana aprendo, però, la strada a commistioni con altri generi musicali, come il jazz e il blues. Attualmente, l’Orchestra Italiana conta 15 componenti, comprendendo strumenti come il clarinetto, le chitarre, il mandolino, la fisarmonica e le percussioni. Nel 2004, Arbore, assieme all’Orchestra Italiana, si esibisce alla Carnegie Hall di New York e nel 2005 vince il Disco d’Oro con l’album “Vintage, ma non li dimostra”. Oltre ai premi musicali, molte sono le onoreficenze attribuite a Renzo Arbore nel corso della sua vita: nel 1992 viene insignito del titolo di “Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana” mentre, nel 2010, riceve il “Premio America” della Fondazione Italia USA. Per quanto riguarda la vita privata, Arbore è stato legato sentimentalmente ad alcune delle donne più famose del mondo dello spettacolo italiano, come la cantante Gabriella Ferri, la conduttrice Mara Venier e l’attrice Mariangela Melato, con cui ha vissuto fino alla morte della donna, avvenuta nel gennaio del 2013. Nel 2007 è stata pubblicata la prima biografia ufficiale dedicata a Renzo Arbore, dal titolo “Renzo Arbore ovvero Quello della musica”, redatta dal giovane musicista Claudio Cavallaro, il quale ha seguito la vita di Arbore sin dalla sua prima infanzia.
In occasione della celebrazione dei 25 anni dalla fondazione dell’Orchestra Italiana, Arbore, in un’intervista esclusiva rilasciata a Repubblica Napoli, ha dichiarato, ricordando il giorno del debutto: “Quel giorno io non avrei mai pensato che l’Orchestra italiana sarebbe durata così tanto”. Il ritorno in Rai avviene dopo che lo stesso Arbore, un anno fa, aveva strigliato i produttori della televisione pubblica, rei di non averlo più chiamato da anni per condurre trasmissioni, forse ritenendolo ormai fuori gioco. Nonostante l’acredine sviluppatasi con “mamma Rai”, tuttavia, Arbore, dichiara che, nonostante le chiamate ricevute negli anni dalle reti Mediaset, ha sempre deciso di declinare gli inviti della tv commerciale. Infatti, in un’altra intervista, rilasciata in esclusiva a TvZap, ha ribadito chiaramente il suo punto di vista: “No, grazie, non fa per me. Io sono un uomo Rai. Nell’immaginario collettivo appartengo a quell’azienda molto più di tanti direttori generali.”