Non poteva certo mancare la verve polemica di Marco Travaglio nell’ultima puntata stagionale di Servizio Pubblico. Il direttore del Fatto Quotidiano è ormai una delle presenze più attese e continue nell’ambito della trasmissione di attualità politica di Michele Santoro e non mancherà anche in questa occasione di far riflettere con uno degli editoriali che lo hanno reso famoso.Nato a Torino nell’ottobre del 1964, Marco Travaglio ha conseguito la laurea in Storia Contemporanea presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’ateneo torinese, nel 1996. Già da anni aveva però iniziato a svolgere il ruolo di vice-corrispondente da Torino per Il Giornale, la creatura di Indro Montanelli dopo la rottura con Il Corriere della Sera. Una collaborazione terminata nel 1994, quando Montanelli reagì alle pressioni di Silvio Berlusconi andandosene per fondare La Voce. Proprio Travaglio, che aveva nel frattempo rifiutato l’offerta della Repubblica, fu tra coloro che seguirono il direttore nella nuova avventura.
Terminata l’esperienza del nuovo quotidiano, Travaglio entrò a far parte della Repubblica, nel 1998, per poi passare alla nuova Unità, nel 2002, quando lo storico quotidiano fondato da Gramsci tornò nelle edicole con Furio Colombo in qualità di direttore. La sua rubrica Bananas divenne la punta di lancia dell’antiberlusconismo di cui il giornale dei Democratici di Sinistra si fece interprete in quegli anni. Una rubrica che si nutriva soprattutto del lavoro di archivio che da sempre è il maggior punto di forza del giornalista torinese. Quando poi è terminata l’avventura di Furio Colombo e del suo successore, Antonio Padellaro, anche lui ha partecipato alla fondazione de Il Fatto Quotidiano, nato nel 2009 in polemica non solo con il centrodestra, ma anche con l’atteggiamento troppo accomodante di parte del centrosinistra con Silvio Berlusconi. Una polemica diventata sempre più aspra coi governi di solidarietà nazionale e con l’inizio dell’avventura di Matteo Renzi alla guida del governo sorto dopo le elezioni politiche del 2013.
Proprio l’atteggiamento sempre più severo verso il Partito Democratico ha procurato a Marco Travaglio l’accusa di essere diventato un vero e proprio fiancheggiatore di Beppe Grillo e del suo Movimento 5 Stelle. Una accusa favorita anche dalla sua precedente partecipazione al V-Day organizzato dal comico genovese a Piazza Maggiore, a Bologna, nel 2007 e nell’anno successivo. Lo stesso Travaglio non ha mai nascosto le sue simpatie per il movimento, ricordando però che ad animare il suo sentimento di vicinanza è proprio quella adesione alla Questione Morale abbandonata dal Partito Democratico.
Nel corso degli ultimi mesi oltre a mettere in evidenza i tanti casi di malaffare e corruzione che hanno visto coinvolti i dirigenti del partito più grande del centrosinistra, ha avuto buon gioco a mettere in rilievo le contraddizioni di Matteo Renzi su una lunga serie di questioni. I suoi editoriali hanno contribuito a scavare un fossato sempre più largo con gli esponenti più fedeli al Premier, come è emerso in una delle ultime puntate, quando è stato protagonista di un alterco con Simona Bonafè. Il tutto senza peraltro fare sconti al centrodestra, non meno implicato nella corruzione ormai endemica che caratterizza la scena politica del nostro Paese. Proprio per questo motivo, si è procurato un largo seguito, anche durante Servizio Pubblico, che non perde un suo intervento.