Stasera va in onda un nuovo appuntamento con Amore criminale, la trasmissione che si occupa dei femminicidi avvenuti nel nostro Paese, condotta da Barbara De Rossi su Rai 3. Tra le storie trattate stasera ci sarà quella di Vanessa Scialfa, uccisa dal compagno Francesco nel 2012. Era una giovane donna di 20 anni, barbaramente uccisa dal suo compagno e convivente Francesco Lo Presti il 24 aprile del 2012 ad Enna. Del caso di Vanessa se ne sono occupati sia la stampa locale che quella nazionale, nonché diverse trasmissioni televisive come “Chi l’ha visto?” e “Amore Criminale”. Originaria di Enna, Vanessa era una ragazza come tante e dopo gli studi ha trovato lavoro come barista in un bar di Enna. La storia con Francesco Lo Presti inizia circa 4 mesi prima della sua morte, proprio nel bar dove lavora.



Lui è un tipo spavaldo e attraente e ha 15 anni in più di Vanessa, e ben presto riesce a conquistare le attenzioni della ragazza. Dopo un breve periodo di frequentazione, circa un mese, i due decidono di andare a convivere contro il parere negativo dei genitori di Vanessa che fin dall’inizio non vedevano di buon occhio la relazione tra la figlia e Francesco. Sia il padre sia la madre di Vanessa, hanno fatto di tutto per convincerla a non andare via di casa, sia perché l’uomo aveva 15 anni in più della figlia, all’epoca dei fatti aveva 35 anni, sia perché già padre di un figlio avuto in giovanissima età e un matrimonio naufragato alle spalle, ma soprattutto per la sua tossicodipendenza. Ma Vanessa non voleva sentir ragioni, giovane e innamorata difendeva la sua storia con Francesco. Il primo periodo di convivenza procede felicemente ma ben presto le cose iniziano a cambiare e il presunto amore dell’uomo si trasforma in una gelosia morbosa, fino ad arrivare al punto di farle perdere il lavoro di barista e farla assumere presso lo stesso albergo in cui lui lavora come lavapiatti, e questo solo per poterla controllare. Le cose vanno sempre peggio, i litigi aumentano e Vanessa inizia a capire che dopo tutto questa non era la storia che lei aveva immaginato di vivere.



Con la famiglia le cose non vanno meglio; il padre non le rivolge la parola dal giorno in cui ha deciso di andare a convivere con Lo Presti e la madre, che era l’unica che andava a trovarla, su richiesta di Francesco, non è più la ben venuta. Ma qualcosa sembra cambiare e nel periodo pasquale, la famiglia decide di riaccogliere sia Vanessa, sia Francesco. Nonostante lo sforzo della famiglia, le liti tra Vanessa e Lo Presti si fanno sempre più frequenti e violente, finché un giorno dopo un banale litigio, la ragazza decide di porre fine alla sua storia d’amore e comunica al compagno l’intenzione di voler tornare a vivere dai genitori. Alla notizia, l’uomo reagisce con una violenza inaudita e dopo aver strappato dei cavetti elettrici dal DVD, li attorciglia intorno al collo della ragazza, strangolandola e per essere certo che fosse morta, la soffoca con un panno imbevuto di varechina. In seguito prende un lenzuolo e vi avvolge il corpo senza vita di Vanessa e dopo averlo caricato in macchina guida per diversi chilometri fino a quando non giunge sulla superstrada che da Enna conduce a Caltanissetta e lì, nei pressi della miniera abbandonata di Pasquasia, la getta da un cavalcavia.



Lo stesso giorno dell’omicidio, la madre di Vanessa dopo aver tentato di mettersi in contatto con la figlia telefonandole decine di volte sul telefonino ma senza aver risposta, convinta che sia successo qualcosa alla figlia, si reca insieme al marito dai carabinieri per denunciarne la scomparsa. Nei due giorni che seguono, si rivolgono alla trasmissione “Chi l’ha visto?” per lanciare un appello per la scomparsa della figlia. Il compagno di Vanessa, interrogato diverse volte dai carabinieri, ripeterà sempre la stessa versione, ovvero che quella mattina del 24 aprile dopo aver litigato, Vanessa è uscita e non ha più fatto rientro. Ma gli inquirenti non credono alla versione dell’uomo e dopo un accurato sopralluogo nell’appartamento di Lo Presti, si accorgono di un numero di tracce che fanno propendere una soluzione del caso molto diversa da quella raccontata dall’uomo.

Così, grazie ad una bugia raccontatagli dagli inquirenti, in cui si diceva di aver ritrovato la ragazza e che era viva, Lo Presti crolla e confessa l’omicidio della ragazza. Dopo aver raccontato la sua versione dei fatti, secondo cui la furia omicida sarebbe nata dopo che durante un rapporto d’amore, la ragazza avrebbe fatto il nome del suo ex fidanzato, lui in preda alla gelosia lavrebbe uccisa, strangolandola con un cavo elettrico strappato dal videoregistratore. Sarà l’uomo stesso a condurre gli inquirenti sul luogo in cui si è sbarazzato della ragazza, facendo ritrovare il corpo di Vanessa. L’assassino è stato condannato in primo grado per omicidio e occultamento di cadavere, a 30 anni di reclusione. Nel mese di febbraio del 2015, la Corte d’Assise d’Appello ha confermato la condanna di Francesco Lo Presti a 30 di reclusione, escludendo l’aggravante della gelosia e non concedendo le attenuanti generiche. Si attende ora un eventuale ricorso in Cassazione da parte dei legali dell’uomo.