Premetto che non ridevo e non sorridevo così tanto al cinema da tempo. E credo che questa sia una buonissima premessa. Di solito quando il tutto è anticipato da una premessa ne consegue un “ma”, con tanto di giudizi negativissimi a seguito. Ma, in questo caso, no. Oltre alla premessa del puro divertimento, sano e a tutti gli effetti consigliabile come terapia al grand caldo (ché nessun alta temperatura può davvero esser dimenticata se non per un qualcosa di ancora più maestoso, appunto) non posso far altro che aggiungere che While We Are Young è uno di quei film da vedere se si ha voglia di scherzare quasi in stile “commedia all’italiana” dell’età che avanza e di quanto – soprattutto – ciò che più ci diverte stia nel vedere ritratti su grande schermo i nostri personalissimi difetti.
Lui regista di documentari in crisi creativa, lei produttrice: una coppia innamorata alla quale apparentemente non manca proprio nulla, anche se in realtà a loro manca proprio tutto. O meglio, ciò di cui non si capacitano è il tempo che avanza, l’orologio che non si ferma. E allora la loro vita sta sempre più perdendo equilibrio. Ma a ridonare brio alle loro giornate ci pensano due giovani piccioncini Jamie e Darby, quasi la loro controspettiva con meno rughe ed esperienze da raccontare. Anche lui regista, cominciano a diventare amici organizzando uscite a quattro e finendo col vivere una quotidinità totalmente… esuberante! Certo la differenza di età si fa sentire, e qui parte il divertimento.
Con Ben Stiller, Naomi Watts, Adam Driver e Amanda Seyfried, stavolta Noah Baumbach ha fatto – nuovamente – centro, con uno stile diverso da quello sviluppato di solito, ma al tempo stesso sempre frizzante, colorato e divertente. Tradotto in Italia con il titolo Giovani si diventa, While We Are Young, titolo originale, spiega meglio di quanto la traduzione fatta nel nostro Paese possa riuscir a comprendere. While, infatti, significa “mentre”. Proprio per questo, letteralmente, si tratterebbe di un “Mentre siamo ancora giovani” e non di una gioventù che ritorna.
La coppia più “matura”, infatti, si sente ancora giovane a tal punto da poter osare, prima di entrare definitivamente nel mood “anziano scorbutico con problemi reumatoidi per il corpo”. Ed è così che il pubblico – anche grazie a una fotografia di tutto rispetto e a una colonna sonora assolutamente dolce, presente ma non prepotente, firmata da James Murphy (LCD Soundsystem) – resta totalmente affascinato da questa poesia simpaticissima, ritratto della genialità 2.0 di chi della morte (certo lontana, ma sempre più vicina) non ne vuol proprio sapere.
E così, Jamie e Darby cercano di recuperare il tempo perduto tornando a mettersi in gioco, per tentare un’ultima volta di riaffermare la propria identità. La generazione (che si sente) “saltata” e che vede materializzato il proprio incubo quando il suocero e decano del documentario incontra l’ambizioso Jamie e scocca la scintilla.
Una commedia vera, capace di ritrarre davvero ciò che è la stragrande maggior parte dei quarantenni newyorkesi e non solo di oggi. Perché forse la sindrome di Peter Pan colpisce tutti, e lo scrive una che a 21 anni rimpiange quel poco che di una vita così breve si può ricordare. Un bel film consigliato a tutti. Col quale si ride, di gusto, e perché no, magari si riflette anche un po’.