Nel 1985 uscì nelle sale Mad Max – Oltre la sfera del tuono, terzo film della saga dopo Interceptor del 1979 e quello del 1981 e si arrivò così all’ultima puntata. Quest’anno si è avuta una rivisitazione, non un remake, con Mad Max – Fury Road.
Apro ora un po’ di file da cui emergeranno titoli di film: se avete tempo recuperateli. Il regista dei quattro film è sempre lo stesso, George Miller, mentre il protagonista è cambiato: Tom Hardy. Due parole su di lui. Due anni fa lo intervistai a Venezia dopo la prima visione di Locke. Grosso, muscoloso, tatuato, con una pettinatura da paggetto rapata sulla nuca. Irriconoscibile rispetto all’ingegnere protagonista del viaggio notturno in auto trascorso interamente al telefono. Gran film, ma anche grande interpretazione di Hardy. Cercate il film Bronson e resterete esterrefatti dalla caratterizzazione dell’attore, e poi confrontatela con Locke. Speriamo tenga, ha un grande futuro, mi ricorda Marlon Brando.
Il regista George Miller, non è uno qualunque, tanto che Spielberg lo volle per uno degli episodi di Ai confini della realtà (1983). Il successo continuò con L’olio di Lorenzo e Babe il maialino coraggioso. Con Happy Feet ha vinto l’Oscar. Pochi film ma di successo.
Lanciò con il primo Mad Max e gli altri capitoli un giovane conterraneo 23enne di nome Mel Gibson, che si affermò poi anche sotto la regia di un altro australiano, Peter Weir, con Gallipoli: Gli anni spezzati e con Un anno vissuto pericolosamente.
Mel passò da Mad Max alla saga di Arma letale. Vita da attore segnata dal successo. Il passo alla regia fu breve, vinse l’Oscar per il film e la regia per Braveheart (bellissimo) e poi il realistico The Passion, che alla faccia di tutti incassò più di 600 milioni di dollari. Non dimentichiamoci di Apocalypto. Lo cito solo ora, ma fu il primo film che diresse, L’uomo senza volto (1995), vedetelo con i vostri figli adolescenti.
Ora il nostro (o mio) è forse un po’ scampanato per le sue vicende personali, ma non lo giudico: son certo che prima o poi farà un altro botto come regista. Il genio e la qualità si possono offuscare, ma sul lungo la nebbia sparisce.
Ritorniamo al film del 1985, l’ultimo Mad Max. Il regista australiano Miller affiancò a Mel Gibson la cantante Tina Turner. Probabilmente un’azione commerciale mirata. Sta di fatto che la bella mascellona compose alcune canzoni della colonna sonora del film che andarono ai primi posti nella classifica musicale americana. Fu per lei un anno strepitoso, compresa la partecipazione allo “Usa for Africa” (ve lo ricordate?). Nell’anno successivo vendette 11 milioni di dischi. Star mondiale. Presumo che Mel e la Turner ringrazino il regista a vita.
Le atmosfere del terzo capitolo di Mad Max si rifanno al western. Panoramica desertica iniziale stile Monument Walley, cavaliere solitario a cui rubano la bardatura (cammelli), la cittadina Bartertown vessata dal nano cattivo Blaster portato in braccio dal grosso tirapiedi Master. Potrebbe essere un avido ranchero, ma essendo nel futuro è il produttore di energia con lo sterco di maiale.
La popolazione è schiava o sottomessa. C’è la regina Tina Turner, fondatrice della town, che ingaggia Mel Max per sconfiggere il tiranno. Duello stile O.K. Corral, dove Mad Max si trova di fronte il tirapiedi gigante, ma non ci son sparatorie, sono appesi a elastici da trapezisti e combattono in una gabbia-Colosseo sferica. Vince Mad Max, ma al momento di sopprimere Blaster, togliendogli la maschera, scopre che è un ragazzo down. Mercenario sì, assassino no, e la regina Tina castiga Mel Max mettendolo nel deserto delle sabbie mobili, detto “gulag” (richiamo alla Guerra fredda ancora in corso).
Qui viene salvato da dei ragazzini che vivono in un’oasi (potrebbero essere degli Apache). Mad Max cercherà di portarli nella città promessa. Non svelo il finale, guardatelo voi. Mad Max resterà nella storia e le sue imprese diverranno leggende da tramandare.
Un terzo capitolo un po’ stiracchiato, ma da vedere, considerando che gli effetti speciali erano meccanici e non vi erano riprese con la tecnica della realtà virtuale.
Attenzione alla capigliatura leonina di Mel, sarà la stessa di Braveheart. Stesso parrucchiere?