Ce lo ripetiamo da chissà quanto tempo: talvolta capita che la realtà superi la fantasia. Ebbene, caro lettore pronto ad abbrustolire sulla griglia ferragostana costate, lombate e filetti, oggi ti troverai di fronte a un evento di tale portata. Detto che il nostro compito è quello di farti sorridere per una manciata di minuti (sperando ogni tanto di riuscirci), prendendo spunto dalla realtà e aggiungendoci del nostro, la notizia di oggi supera ogni possibile immaginazione. Entriamo subito in argomento: qual è l’impatto della musica classica sulla produzione di latte?
CremonaFiere, in collaborazione con Cremona MondoMusica, ha organizzato un concerto, ospitato nella moderna stalla dell’azienda agricola “Cantarane” (nomen omen: un po’ di dimestichezza con spartiti e note ce l’ha già), per scoprire gli effetti della musica classica sulla produzione di latte. Tre musicisti di fama internazionale (Andreas Kern, Roberto Prosseda e Fabrizio Von Arx, già soprannominati la Premiata Latteria Montoni) sono riusciti nell’impresa di avvicinare musica e zootecnia, non solo per i numerosi riferimenti al mondo bucolico disseminati nella produzione musicale classica, ma anche per recenti ricerche scientifiche volte a dimostrare che l’ascolto della musica classica può condizionare positivamente la produzione di latte.
“La musica – affermano i musicisti coinvolti nell’Happy Cow Concert – non è soltanto un fondamentale elemento culturale della nostra identità, ma può avere effetti benefici anche in ambienti molto distanti, come per esempio la natura e la produzione di alimenti e di latte”. Ecco allora che da un brano del compositore russo Aleksandr Nikolaevic Skrjabin, molto drammatico, ci si deve aspettare un latte forte, energico ed energizzante, mentre dal francese Camille Saint-Saëns, del quale è stato eseguito un virtuoso assolo melodico di violino, può scaturire un latte più frizzante (Frizzmilk sarebbe perfetto come nome di una nuova bevanda), così come da una romanza senza parole di Mendelssohn – dolce, tenera e carica di benessere – sarebbe lecito attendersi del latte morbido e mielato.
“Questa è senz’altro la prima volta che suoniamo davanti a un pubblico di mucche”, confessano candidamente i nostri concertisti (che speriamo non abbiano suonato da cani!). E come hanno reagito i bovini alla novità musicale? “Qualcuna muggiva, qualche altra mangiava Insomma, è un pubblico diverso dal solito, ma poi forse nemmeno tanto, perché anche tra il pubblico di persone c’è chi tossisce, chi mangia, chi invia sms”. Quando si dice il popolo bue!
Ebbene, esperimenti di questo genere meritano un plauso, soprattutto perché hanno a cuore il miglioramento della qualità di un alimento così importante per la nostra salute. E poi pure noi, che siamo amanti degli animali, non possiamo non gioire quando la posta in gioco è anche il loro benessere. Proprio per questo vogliamo poter dire la nostra, con quel rispetto, quella semplicità e quell’umiltà di “povere bestie” che riconosciamo di essere.
Si sappia allora che le mucche amano la muuusica e il loro musicista classico preferito è il compositore russo Modest (le mucche apprezzano sempre la modestia) Petrovic Mussorgsky, che familiarmente le vacche (detto senza offesa) chiamano – tra loro, senza che ascolti il contadino – Muuussorgsky. In realtà, adorano anche la musica moderna: se di giorno ruminano quiete e pie, di notte si scatenano con i loro cantanti preferiti: Ligabue (specie per il brano Piccola stalla senza cielo) e Cow Boy George.
Ma i simpatici bovini non sono gli unici ad apprezzare la buona musica, seppur per loro sia più facile l’ascolto, stando tutto il giorno nella stalla. Persino le pecore e le capre, senza che alcuno si presti a compiere benefici esperimenti su di loro, stravedono per l’ungherese Bela Bartok e per il sempreverde Ludwig van Beethoven. E se i maiali vanno matti per la musica trash (e non se li fila nessuno), i cavalli – pur avendo tentato alcuni allevatori di far ascoltare loro cantanti ipportanti come Little Pony, Pony Renis o Pony Dallara – non hanno affinato un gusto particolare (il ricordo della per loro disgraziata e dolorosa Furia cavallo del West è ancora troppo vivo; domandatevi perché il cantante Mal non sia mai salito in sella a un equino, nemmeno a un pony…), in compenso amano i film, dal ritmo non troppo galoppante, della regista cinematografica tedesca Margarethe von Trotta, così come le capre vedono solo film del loro idolo, Leonardo Di Caprio. Le capre più vecchie e nostalgiche, però, non disdegnano i film di Frank Capra.
E ora, un consiglio di buona convivenza uomo-animale: non fate mai ascoltare a un coniglio una canzone di Giò di Tonno, ma nemmeno a un sarago un brano di Michele Pecora. A suffragare le nostre opinioni e i nostri suggerimenti interviene persino lo Zingarelli, un vocabolario che ama gli animali (soprattutto in tavola) perché ha rubacchiato su di loro informazioni qua e là in giro per il mondo: “Già negli anni ’80, un mio amico contadino ticinese, al quale ero molto affezionato, Gian Oboe Bernasconi (e che proprio per questo avevo soprannominato T’amo pio Oboe), su indicazione della propria moglie, Madame Maria Chianina Bovary, aveva intuito che la musica poteva essere uno strumento efficace per incrementare la produzione di latte e il benessere delle sue vacche pezzate. Uomo dalle grandi intuizioni, ma povero di mezzi, aveva composto personalmente una canzoncina (assurta in Svizzera a una certa notorietà e lanciata da un cantautore locale), da cantare sull’aria de La mia banda suona il rock del grande Ivano Fossati e che potrebbe diventare la colonna sonora di questa settimana di vacanze (a proposito: buon Ferragosto a tutti!). Il titolo del brano è Pina & le altre, ma nella vicina Confederazione elvetica è conosciuto come Le mie vacche mungerò:
Le mie vacche mungerò come faccio da tanto tempo
ve le voglio presentare con orgoglio e sentimento
La prima è Pina, una vacca argentina,
la seconda è Renata, che è una grossa vacca pezzata
Non potrò mai più scordare la bellezza di Gustava
Ma chi è Gustava? Una bestia jugoslava.
Le mie vacche mungerò a partire dall’Ilaria,
voi non lo sapete ma è una mucca straordinaria…
Le mie vacche mungerò…
P.S. (post-Stalla): Gian Oboe Bernasconi come allevatore di bovini non ha fatto molta strada. Ma ha comunque fatto carriera, vacca che carriera! Ha venduto la sua azienda, ma soprattutto ha ceduto con un contratto milionario i diritti della sua canzoncina a una multinazionale dolciaria, che commercia in tutto il mondo i suoi prodotti al latte e cacao in confezioni dal caratteristico colore viola. Eh già, Milka scemo il Gian Oboe!