Fa caldo, forse troppo, ma non possiamo più di tanto lamentarcene visto che tra qualche mese inizieremo a trovar problematica la cosa contraria: le basse temperature e la pioggia un giorno sì e l’altro pure. Quindi, in pausa dall’Università ancora per qualche settimana (nonostante ahimè lo studio non lo si possa davvero abbandonare mai) decido di rispolverare la lista dei film imperdibili e consigliabili a tutti e mi ritrovo a scrivere, oggi, di un prodotto cinematografico che almeno dal titolo pare descrivermi quasi perfettamente. Ambientato in estate, in una condizione di semilibertà a metà fra gli studi finiti (quelli del protagonista) e gli ultimi esami pre-laurea (i miei), e soprattutto con un mezzo McGuffin decisamente rinfrescante: una festa in piscina!
Ecco allora che il ricordo va ad una strofa firmata Fabrizio Moro, che canta “Avrei saputo cosa fare io negli anni ’70” e, caro Fabrizio, ebbene sì, anche io avrei saputo cosa fare in quel periodo: rimpinzarmi di cinema (quasi le pellicole fossero pop-corn al caramello) ogni sera, per non lasciarmi perdere capolavori del grande schermo americano come, ad esempio, Il Laureato, classe 1967, Mike Nichols regista, Dustin Hoffmann primo protagonista.”
Ambientato in Pasadena, Benjamin Braddock è un giovane di ricca famiglia, di bell’aspetto ma non troppo, forse ancora insicuro a proposito della sua personalità e delle potenzialità che la sua gioventù gli concede, indipendentemente dal fatto che per lui l’Università ormai sia soltanto un ricordo. Si è infatti appena laureato, con ottimi voti, e proprio tornando in famiglia per le vacanze estive si ritrova il grande giardino di casa zeppo di ospiti, per un pool party a sorpresa e d’eccezione. In suo onore grandi festeggiamenti, tante bollicine e ospiti potenti, fra i quali anche l’affascinante signora Robinson, moglie del socio di suo padre che, attratta da Benjamin gli si spoglia innanzi, mettendolo in imbarazzo, e continuando a ripetergli che – nonostante tutto – lei sarà sempre a sua disposizione.
Un film assolutamente ben fatto, con un incipit quasi scioccante che, nonostante certo in questo caso non si tratti di pedofilia, ci può tuttavia quasi ricordare, per certi tratti, il romanzo Lolita dove le abilissime capacità del narratore, Vladimir Nabokov, ci fanno quasi credere che in fondo non ci sia niente di male, perché “quella bimba era tuttavia consenziente”. Ecco, Benjamin è grande, ha compiuto ormai i 21 anni da un po’, ma comunque è forse la stessa cosa. Una seduzione quasi violenta, almeno psicologicamente, descritta in modo sopraffino da Nichols che, con l’aiuto di un cast decisamente di qualità, lascia che il giovanissimo Hoffmann (all’epoca da poco trentenne ma all’apparenza ancor più giovane) e l’empatica Anne Bancroft coinvolgano lo spettatore in un fastidioso gioco romantico che quasi mette a disagio gli stessi spettatori, oltre che lo stesso Benjamin.
Anche perché la signora Robinson ha una figlia che il marito – che delle passioni della moglie per i più giovani non sospetta minimamente – vorrebbe provasse a instaurare una relazione col bravo Ben. D’altronde Elaine sarebbe perfetta per un pargolo di buona famiglia come il signorino Braddock.
Le cose ovviamente andranno in modo differente. Ben contatterà telefonicamente la signora Robinson, dando così inizio alle loro “fughe” amorose in un hotel che quasi diverrà il loro nido d’amore. Un intrigo di gelosie porterà i due a bisticciare per poi riappacificarsi, come in ogni coppia che si rispetti. Ma ai giovani, ché se ne dica, alla fin fine piacciono i giovani. Ben sarà costretto dai genitori a uscire con Elaine (scatenando così le ire della madre, la signora Robinson) della quale alla fine si innamorerà perdutamente.
E qui inizia il bello! Perché gli scheletri escono sempre dagli armadi, così la signora Robinson farà di tutto per allontanare dalle grinfie della figlia il giovane Ben, il padre di Elaine scoprirà della relazione tra Ben e la moglie e farà promettere a Elaine di allontanarsi dal giovane Braddock per sempre, sicché – al cuor non si comanda! – Elaine si sposerà con un altro ragazzo. Ma…
Tutto è bene quel che finisce bene, e Ben (scusate il gioco di suoni) lo sa bene! Lascio a voi la gioia (?) del finale, senza fare spoiler, anche se trattandosi di un film del 1967 forse gli spoiler andrebbero anche fatti. Particolarissima e molto molto interessante la sequenza finale, appena prima dei titoli di coda. Un sorriso, come vedrete, che nell’arco di pochi secondi si spegnerà, dettaglio non banale e assolutamente ricco di significato per l’interpretazione completa del film.
Il Laureato, basato sul romanzo omonimo di Charles Webb, venne inserito nel 1998 dall’American Film Institute al settimo posto dei cento film americani migliori di tutti i tempi. Dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è sceso “solo” alla diciassettesima postazione. Per me resta sempre e comunque uno dei lungometraggi da non perdere e da vedere obbligatoriamente almeno una volta nella vita. Un film, che insegna, sia sul Cinema, sia sulla vita. E in particolare su quest’ultima: l’amore può tutto, ma non può sull’età. L’età non conta, è vero (ma solo all’inizio).