“Get ready for Ricki” (“Preparatevi all’arrivo di Ricki”) cita a lettere scarlatte la locandina originale del film. E dopo tanta attesa finalmente è arrivata anche nei cinema italiani Meryl Streep nei panni di una mamma molto rock. Frontwoman di un gruppo decisamente particolare, è proprio lei, Ricki, ad aver lasciato la sua vecchia vita per andarsene a conquistare una completamente nuova, lontana dal passato e dalle sofferenze che l’avevano accompagnata. Ha un (ex) marito e tre figli, non è certo giovanissima, ma nonostante tutto non ha perso l’allegria della gioia di vivere.
Il nuovo prodotto cinematografico di Jonathan Demme, in Italia col titolo Dove eravamo rimasti, racconta uno script non complesso ma più o meno già visto altre volte. Una “sbandata” non di qualche primogenito cresciuto male ma di una donna, una madre, un’aspirante rockstar, decisa a riconquistarsi da protagonista le proprie giornate.
Sceneggiatura di Diablo Cody, anche firma di prodotti quali Juno, è questo un film quasi musicale, ovviamente aggressivo, non troppo, energetico e romantico quanto basta. Nel cast, ad accompagnare l’eccellente Streep, anche il premio Oscar Kevin Kline, Audra McDonald, Rick Springfield e Sebastian Stan tra gli altri.
Dove eravamo rimasti, presentato in anteprima mondiale nel corso dell’ultimo Festival di Locarno lo scorso 5 agosto, è uscito negli Stati Uniti soltanto due giorni dopo, il 7, e in poco tempo ha sbancato il botteghino. Forse perché Meryl Streep la adorano e la seguono proprio tutti, dai più giovani ai nonni, e forse perché – applausi – questo è un film che merita davvero. Oltre al cast assolutamente di spessore e davvero ben preparato, una sinossi apparentemente semplice e talvolta un poco scontata viene tuttavia ritratta brillantemente da una regia frizzante, giovane e colorata. Vivace il risultato finale, con tanto di buona musica di sottofondo e tante risate, senza tralasciare momenti più profondi di riflessione ed emozione nel corso dell’intera proiezione.
Ricki, infatti, sarà costretta a far ritorno a casa da quei figli e quel marito che aveva cercato di allontanare in nome del dio del rock. Sarà proprio il suo ex compagno di una vita a chiamarla, a chiederle di far ritorno per il bene di tutti, perché loro figlia ha tentato il suicidio, è depressa, malata e quasi totalmente alcolizzata. E allora, con le mille paure che un ritorno inaspettato possiamo immaginarci comporti, Ricki diventa davvero rock nel senso più onesto del termine. Diventa una dura per la prima volta, per davvero. Si fa coraggio e torna in quella casa, fra quelle mura, dove imparerà – di nuovo – a conoscere quei ragazzi per lei divenuti estranei, dove riscoprirà il rapporto con l’amore di sempre, l’ex marito, e – soprattutto – dove scoprirà che sì, la sua auto-descrizione “non sono mai stata una madre comune” è sicuramente vera, ma non per questo negativa.
Vedremo una donna, matura ma ragazzina, forte ma davvero fragile. Una musicista capace (peraltro è la vera voce di Meryl Streep quella che sentiremo cantare e rockeggiare per tutto il corso del film), una cittadina americana distratta. Ha votato George W. Bush e non sopporta Barack Obama, tanto da non volerne affatto pronunciare il nome. Una mamma assente ma capace di chiedere scusa (non senza tante difficoltà), che torna sui suoi passi, e su quelli della sua famiglia, senza risparmiarsi tuttavia qualche esitazione. Scoprirà di aver un figlio gay e non resterà felicemente colpita dalla cosa. Un racconto intenso, divertente, energico, frizzante e a tratti emozionante capace di farci riflettere su come – checché se ne dica – tutte le strade riportino inevitabilmente in un luogo soltanto: casa.