Ieri sera, domenica 20 settembre 2015, a Presadiretta si è parlato degli effetti del Jobs Act. Siamo usciti veramente dalla crisi? I numeri dell’Istat registrano dei segni positivi e un aumento degli occupati. Ma è davvero migliorata la situazione con il nuovo contratto a tutele crescenti? Nel primo servizio si è parlato del far west del mercato del lavoro. Abbiamo visto come a Napoli qualcuno chieda dei soldi per inserire una persona nel campo della sicurezza come guardia giurata. C’è chi è disposto a tirare fuori anche 15.000 euro, per uno stipendio di circa 1200 euro al mese. Federico Russo è andato a rispondere a diversi annunci di lavoro e si è sentito dire da tutti la stessa cosa, cioè che c’è la crisi e che non si può pretendere un’assunzione. Poi ci sono i ragazzi che lavorano porta a porta per promuovere i contratti dell’energia. Sono stati assunti da una filiale della Juice s.r.l. e lavorano andando di casa in casa e spacciandosi per degli incaricati dell’Enel.



Quando Russo ha fatto notare al responsabile che vengono dette cose non vere da parte di questi ragazzi, lui ha risposto che non può sapere cosa i suoi dipendenti dicono e che in ogni caso c’è una forma di controllo e, se si scopre qualcosa che non va, chi ha sbagliato viene mandato via. Abbiamo poi ascoltato la testimonianza di Tamara, autrice del blog Intelligenza sprecata, che lavorava per non più di 900 euro al mese. Ci sono lavori dove non sai fino alla fine quanto prenderai e spesso non prendi proprio niente. E’ questo il caso di un call center a Torre del Greco, dove si lavora come procacciatore d’affari ma con orari prestabiliti. Il compenso fisso che si riceve dipende dal numero di contratti che si riescono a concludere, con 300 euro di minimo garantito. Sembrava che grazie al Jobs Act si potesse porre fine a queste cose, invece un emendamento dell’ultimo minuto sembrerebbe aver salvato proprio i call center. Se ai call center fossero stati imposti dei contratti subordinati, allora sarebbero scappati all’estero quasi tutti.



Così si firmano contratti a progetto con turni molto precisi e pause altrettanto precise. I controlli non ci sono e si va avanti così. A Melfi molti ragazzi sono riusciti a trovare un lavoro in regola grazie alla Fiat. Entrati con contratti interinali, ora questi ragazzi sono stati convertiti in un contratto a tutele crescenti, decisamente più convenienti per l’azienda, grazie agli sgravi contributivi. Per i sindacati le agevolazioni alla Fiat sarebbero un regalo ingiustificato all’azienda, perché queste persone avrebbero dovuto comunque essere assunte e tali assunzioni sono legate alle vendite, non al Jobs Act. Fra quattro o cinque anni questi ragazzi potrebbero anche essere licenziati. La Uil è d’accordo con la Fiom su questo punto. Fiat ha assunto perché aveva bisogno di lavoratori. In passato chi veniva assunto sapeva che poteva lavorare lì tutta la vita, mentre ora può essere licenziato in qualsiasi momento. La Fiat Chrysler ha raggiunto un record di produzione grazie alla nuova organizzazione del lavoro. A Melfi i lavoratori si riposano di meno e lavorano di più, con 20 turni alla settimana, dunque 7 giorni su 7, giorno e notte.



Si può arrivare a lavorare anche 10 giorni consecutivi l’uno dietro l’altro. Il lavoro viene cronometrato e non ci sono pause, perché la catena di montaggio non si ferma nemmeno per un secondo. Tale ritmo si deve reggere per otto ore, con tre pause da dieci minuti. Iolanda abita nel centro storico di Melfi e appartiene a una famiglia di operai, è abituata alla fabbrica, eppure racconta che i ritmi con questi turni sono davvero logoranti. In fabbrica ci va con il pullmann, che scarica e carica gli operai della Fiat. A Melfi la Fiat qui si può permettere di chiedere agli operai cose che altrove non chiede. Tutto ciò perché la situazione della carenza di lavoro è talmente forte che costringe le persone ad accettare qualsiasi cosa. Michele de Palma, coordinatore nazionale Fiom del settore dell’auto ha calcolato che l’azienda ha guadagnato per ogni lavoratore dieci minutia di pausa che moltiplicato per tutti i dipendenti è tantissimo. Insomma, i nuovi contratti sono a tutele crescenti ma a diritti decrescenti. Quanti lavoratori metteranno in discussione le nuove condizioni di lavoro, visto che l’azienda può licenziarli molto facilmente?

A Sant’Agata Bolognese c’è la Lamborghini e in tutto lo stabilimento lavorano in totale 500 operai, che faticano molto meno rispetto a quelli della Fiat di Melfi, con più pause e la mensa dopo 4 ore, non a fine turno come in Fiat. In Lamborghini inoltre si lavora fino al venerdì e i turni che vengono eventualmente fatti in più poi si recuperano. Adesso si prevedono anche nuove assunzioni, ma non per il Jobs Act, bensì per la politica aziendale che prevede la realizzazione di una nuova vettura. La Camusso sostiene che con il Jobs Act è avvenuta soltanto una precarizzazione di quello che prima era il lavoro stabile. Poletti invece ha sottolineato come la disoccupazione dei giovani sia un problema a livello europeo, che per l’Italia è appesantito dal blocco del turn over causato dalla legge Fornero. In ogni caso, il contratto a tutele crescenti è sempre meglio di un contratto precario. Non manca poi chi il Jobs Act lo difende, come Francesco Giavazzi, economista e professore che ritiene che la riforma abbia avuto il merito di risollevare dopo tanti anni l’economia del nostro Paese.

Replica Presadiretta, puntata 20 settembre 2015: come vederla in video streaming – E possibile vedere o rivedere la puntata di Presadiretta in onda ieri sera, domenica 20 settembre 2015, grazie al servizio di video streaming disponibile su Rai.tv, cliccando qui.