Ieri sera ad Amore Criminale abbiamo seguito una storia molto toccante, quella dell’omicidio di Marta Deligia. La donna lavorava vicino alla sua abitazione, ad appena 200 metri di distanza, strada che solitamente percorreva a piedi. Giuseppe però non la lasciava più in pace, neanche quando camminava per quel breve tratto di via. Marta ha trovato la morte proprio per mano di Giuseppe e ovviamente c’è stato un processo nei suoi confronti. Come ospite è stato chiamato Fabrizio Romano, l’attore de Il commissario Montalbano e Distretto di Polizia, che ha letto alcuni passaggi degli atti giudiziari relativi a questo caso. Prima di questo racconto abbiamo ascoltato però la storia di un’altra donna vittima di violenze. Il suo nome è Katia e ha subito maltrattamenti e abusi proprio dall’uomo che credeva la amasse e di cui lei era fortemente innamorata. Katia ha accettato per anni le violenze e come tante altre donne ha taciuto. Spesso le violenze vengono considerate come singoli fatti e ci si dimentica quasi delle precedenti. La donna che ha paura difficilmente riesce a uscire dalla trappola, ma deve sapere che fuori ci sono alternative alla sua situazione.



Poi c’è il problema dei bambini che vivendo in quelle case respirano e vivono la violenza sulla loro pelle. Si tratta in pratica di un reato a sè stante, perché un bambino non ha modo di liberarsi da questa situazione e chiedere aiuto. Un bambino può recuperare di certo ma non dimenticherà mai quello che ha vissuto. Fabrizio Romano ci ha letto il verbale di sopralluogo dei carabinieri che ritrovarono il corpo di Marta Deligia nell’auto di Giuseppe, sdraiato sul sedile passeggero. Marta è stata vittima del suo uomo, che non era altro che un predatore istrionico e narcisista. Il fratello di Marta ha raccontato che Giuseppe faceva il gradasso soltanto con le donne, con le quali aveva la sua mania di grandezza. Nessuno è riuscito a proteggere quei duecento metri che Marta percorreva ogni giorno e lui ha avuto la meglio. Tutto iniziò in un complesso delle case popolari, dove ogni mattina Marta usciva di casa per andare ad aprire il bar alle cinque del mattino. A Marta piaceva l’indipendenza, racconta sempre il fratello, così non doveva chiedere niente a nessuno e poteva comprarsi ciò che voleva. Tutto sembrava procedere bene, finchè nel bar entrò per la prima volta Giuseppe, che subito iniziò a corteggiarla. Fu una sua amica a consigliarla di andare con i piedi di piombo in questa storia, perché sapeva che Giuseppe era stato precedentemente con un’altra donna e si erano lasciati perché lui l’aveva tradita.



Antonello tutte le mattine passava per il bar prima di andare a lavoro e insieme facevano colazione, come un rituale. A lui Giuseppe non era mai piaciuto. Marta però non volle ascoltare i consigli di Antonello e decise di fare di testa sua. Così pian piano si innamorò dell’uomo che di lì a poco l’avrebbe uccisa. Ma chi era Giuseppe prima di incontrare Marta? Antonello lo vedeva a pelle come una persona cattiva, un ragazzo furbo e calcolatore. Eppure in paese la sua era una famiglia ben voluta e anche stimata. Egli nascondeva a tutti il fatto che l’ex fidanzata lo aveva denunciato per atti persecutori perché si appostava sotto casa, le mandava sms e minacciava di pubblicare persino sue foto. Così fu presto la stessa cosa anche per Marta. Lui voleva il controllo assoluto della ragazza, che non poteva avere una vita sociale. La sua datrice di lavoro ricorda che Marta le raccontava che Giuseppe faceva delle scenate, piangeva e prometteva che non lo avrebbe fatto più. Quando Marta capì e cercò di allontanarlo lui iniziò a pedinarla ovunque. Si sentiva perseguitata dove andava ed evitava persino di andare al cimitero a mettere i fiori a suo padre.



Fu allora che iniziò l’assedio dei 200 metri per Marta. Giuseppe iniziò ad aspettarla ogni mattino quando alle cinque usciva da casa. La sua richiesta era sempre la stessa, quella di tornare insieme. Lei non ne poteva più, voleva andare avanti con la sua vita, ma ormai la situazione era irreparabile. Così chiese aiuto a un ragazzo per farsi accompagnare per quei duecento metri. Cercava di risolvere da sola i suoi problemi, senza coinvolgere la famiglia. Eppure neanche questa sarebbe stata la soluzione. La casa era l’unico posto in cui Marta si sentiva sicura, ma a un certo punto Giuseppe riuscì a varcare anche quella soglia, dopo aver impietosito la mamma di Marta, la signora Assunta. Da lei, nonostante il disaccordo dei figli, riuscì addirittura a farsi invitare al pranzo di Ferragosto. Fu Marta però a mandarlo via. Pian piano Giuseppe si convinse che un altro ragazzo stesse entrando nella vita di Marta. La ragazza decise alla fine di denunciarlo e da allora egli non si fece più vedere al bar. Probabilmente aveva già deciso di uccidere Marta, dopo averne studiato attentamente la quotidianità e le persone che frequentava. Insomma, spiega l’avvocato della famiglia della ragazza, è stato un omicidio calcolato, prima, durante e dopo. Le modalità in cui si svolse il dopo sono addirittura agghiaccianti. Giuseppe infatti uccise Marta soffocandola sotto casa, appena uscita per andare a lavoro, e poi la caricò in macchina e la portò nelle campagne. Per lui era come un trofeo e addirittura a un certo punto si spacciò per Marta usando il suo cellulare e inviando messaggi al ragazzo con cui stava uscendo e nei confronti del quale egli provava una forte gelosia.

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