Non vorremmo creare inutili allarmismi, ma le informazioni in nostro possesso parlano chiaro: è sparita la Befana! Le sue tracce si sarebbero perse nella notte tra il 5 e il 6 gennaio. Stava rientrando dal lavoro (sappiamo tutti quale) per fare ritorno a casa, nel piccolo Comune di Scopello, in provincia di Vercelli, a bordo del suo abituale mezzo di trasporto. Il primo allarme è stato lanciato poco prima dell’alba del giorno dell’Epifania, da un gruppo di netturbini del paese (a Scopello su 417 abitanti, 292 sono assunti dalla locale Azienda municipalizzata di nettezza urbana), allarmati da un inequivocabile indizio.



Dopo aver avvisato i Carabinieri della stazione di Scopa, sempre in quel di Vercelli, le forze dell’ordine, con massimo ordine e riserbo, hanno iniziato le indagini. E solo verso mezzogiorno del 6 gennaio, in una stradina vicina al negozio di abbigliamento intimo per donna con l’insegna Calzedonia, i militi hanno rinvenuto un secondo indizio, a conferma dei sospetti di cui sopra.



Rientrati al comando, i due carabinieri autori del ritrovamento hanno subito redatto un dettagliato verbale dell’accaduto, di cui siamo in grado di fornirvi il testo. 

“L’anno 2016 addì 6 GENNAIO verso le ore 12.04 noi sottoscritti Agenti di P.S. INCALZA ANTONIO e SCOPONE IGNAZIO, appartenenti al Comando STAZIONE CARABINIERI sito in SCOPA (VC), rinveniamo in località VICINO NEGOZIO ABBIGLIAMENTO INTIMO CON INSEGNA CALZEDONIA, a seguito di SEGNALAZIONE DA OPERATORI ECOLOGICI siti in SCOPELLO (VC), il sottoelencato oggetto:

CESTA IN LEGNO, VIMINI O VIBURNO INTRECCIATI A FORMA DI TRONCO DI CONO ROVESCIATO, APERTA IN ALTO, USATA PER TRASPORTARE MATERIALI VARI; È MUNITA DI DUE CINGHIE O SPALLACCI DI FUSTI DI NOCCIOLO PER POTER ESSERE PORTATA SULLE SPALLE.



Stante l’impossibilità di restituirla nell’immediatezza al legittimo proprietario/legittima proprietaria, la CESTA IN LEGNO ECC. ECC. viene chiusa in plico sigillato e custodita presso l’Ufficio STAZIONE CARABINIERI sito in SCOPA (VC).

Il presente verbale è stato redatto in data ora e luogo di cui sopra e una copia verrà consegnata al legittimo proprietario/legittima proprietaria al momento del ritiro della stessa.” 

Letto il verbale, il commissario Calzettoni Rodolfo ha immediatamente affidato l’incarico dell’indagine all’ispettrice Collant Elisabetta, intenta alla sua abituale attività investigativa: fare la calza per poi scoprire eventuali smagliature e relativi colpevoli. Le indagini sono scattate prontamente, ma gli inquirenti brancolavano nel buio.

Dopo due ore di vane ricerche, il commissario Calzettoni ha preso direttamente il comando delle operazioni. Anche perché – come si mormora presso il Comando dei Carabinieri di Scopa – il commissario non ha mai nutrito grande stima per l’ispettrice Collant, più volte apostrofata con un eloquente “È una mezza calzetta!”. A quel punto, incalzando i suoi sottoposti, il Calzettoni ha perentoriamente ordinato loro di rilevare le impronte digitali presenti sulla scopa e sulle cinghie della gerla. In tal modo è stato ricostruito l’identikit della scomparsa. Alla vista della foto segnaletica, che gli stessi carabinieri di Scopa erano sul punto di diffondere, il commissario ha esclamato: “È la Befana, che beffa! La riconosco, l’ho vista giusto l’anno scorso nella notte tra il 5 e il 6 gennaio 2015 sui tetti delle case di Scopa con la scopa e con la cesta piena di regali!”.

Dall’identikit – secondo il commissario, frutto ovviamente di un abile travestimento – gli inquirenti sono velocemente risaliti alla vera identità della missing person. E quando ha visto la nuova foto segnaletica, il Calzettoni (di lontane origini genovesi) ha esclamato in tono colorito: “Belìn, ma è quella gran gnocca di Belèn!”.

A questo punto, il commissario ha intimato di contattare tutti gli informatori presenti sul territorio di Scopa e Scopello. Interrogate più di 300 persone, nessuna informata sui fatti. Finché, domenica 10 gennaio, si è presentato un testimone oculare, uno che sa sempre tante cose perché le ramazza e rubacchia qua e là per tutto il Vercellese (e non solo). Il prezioso testimone, coperto dal più assoluto anonimato (di lui si conosce solo il nome in codice: “lo Zingarelli 2016”), ha raccontato, per filo e per segno, fatti, nomi e particolari decisivi per l’indagine. In men che non si dica, il commissario Calzettoni ha potuto così indirizzare le indagini sul binario giusto, arrivando a individuare cinque tipi sospetti. Eccoli.

1) Babbo Natale. A insospettire gli inquirenti, il suo sacco: alcuni indizi portano a ritenere che il suo pesante sacco rosso possa contenere la refurtiva sottratta alla vittima e precedentemente contenuta nella cesta ritrovata vicino al negozio di abbigliamento intimo per donna con l’insegna Calzedonia.

2) Gang di bimbi-minkia. Secondo alcuni testimoni oculari (pare siano i genitori stessi), i bimbi, ipnotizzati dal detto “L’Epifania tutte le feste si porta via”, avrebbero fin dalla mattina del 6 gennaio ripetutamente dichiarato di non avere intenzione alcuna di tornare a scuola il giorno successivo.

3) Plotone di paracadutisti della Folgore. I Carabinieri sospettano che, rimasti folgorati dalle acrobazie aeree della Befana e della sua scopa, i parà l’avrebbero prima costretta a impigliarsi nei cavi dell’alta tensione, poi l’hanno fatta prigioniera e ora la tengono nascosta per interrogarla e carpire il segreto della sua abilità.

4) Raffaella Carrà. In base ai pedinamenti effettuati dai Carabinieri, avendo saputo che dietro le mentite spoglie della Befana si celava nientepopodimenochè Belèn Rodriguez, la Raffa avrebbe esclamato: “Carramba che sorpresa!” e – rosa dall’invidia – avrebbe escogitato e poi messo in atto l’atto criminoso.

5) Roberto Maroni. I reparti speciali dei Ris e dei Ros dicono di avere in mano una prova schiacciante: il Governatore della Regione Lombardia si sarebbe impossessato dell’usuale mezzo di trasporto della Befana per dare una bella ramazzata (a chi? Le indagini dovranno chiarire questo punto oscuro).

Comunque, tenuto in debito conto che interrogatori e sopralluoghi continuano senza sosta, i Carabinieri di Scopa fanno sapere che se qualcuno avesse informazioni utili può ancora contattare il commissario Calzettoni o la sorella stessa della Befana, che abita in Germania (al Bundeskanzleramtsgebäude) e ha già promesso il pugno duro contro gli autori del sequestro (secondo lei, contro la Befana, una donna sola, gli esecutori del sequestro hanno agito in gruppo e sono venuti da Colonia).

Last but not least, Max Pezzali ha prontamente riunito gli 883 (con grande soddisfazione di Mauro Repetto, quello del duo che ballava e… basta!) e altrettanto prontamente ha approntato e inciso un singolo (che si preannuncia già come un successo) sul misfatto di Scopa e Scopello. Il ritornello? Indovinate un po’: “Hanno rapito la Befana, chi sia stato non si sa / saran quelli della Lega o forse è stata la Carrà”.