Le voci fuori campo dei protagonisti di una storia che non si riesce a iniziare anticipano «un nulla in cui può succedere di tutto», in un film dal titolo The Pills – Sempre meglio che lavorare (regia di Luca Vecchi), dove il ricordo della fantasia adolescenziale si stacca dalla realtà e crea un universo parallelo di avventura, trasformando il vuoto bianco e nero dell’età adulta nel colore sgargiante, ipnotico e movimentato di un insperato action-movie tutto da ridere.
Tre ragazzi, Luigi (Luigi di Capua), Matteo (Matteo Corradini) e Luca (Luca Vecchi) si conoscono dall’infanzia, hanno quasi trent’anni e, a dispetto degli altri giovani terribilmente affranti perché non riescono a emanciparsi, rifiutano stage e colloqui di lavoro in nome di un perenne gioco tra leggerezza e dolce relax. Nella periferia di Roma Sud i protagonisti decidono, dunque, di vivere fumando sigarette, bevendo caffè e sparando idiozie attorno al tavolo della propria cucina. Purtroppo per loro, però, le responsabilità verso la società contemporanea iniziano a insinuarsi e, come un fastidioso tarlo, scavano sempre più in profondità nel “triangolo vizioso” della loro vita.
In un clima di suspense e di crisi crescente, Luca trenta di aprirsi un locale “bangla”, Luigi non riesce più a fumarsi per intero “una pippa”, trovandosi nel mezzo di un’acuta nostalgia per i bei tempi andati tra motorini, ragazze, sballo, e Matteo capisce, suo malgrado, che è giunto il tempo di staccarsi dai suoi genitori. Il lavoro, a causa di queste problematiche, attacca di spalle il loro antico giuramento di amicizia, mettendolo seriamente in pericolo.
Grazie ad addestramenti da ninja per dimenticare il passato e al ralenti della sensualità di Angela (Angela Favella) che, dopo romantici fuochi d’artificio, risalta la bellezza della fatica manuale, Luca tenta di conformarsi al mondo di oggi, mentre Luigi cerca di ribellarsi al sistema tornando tra i banchi di scuola per non sentirsi vecchio e Matteo risponde alla vita giocando esilaranti tornei a carte con altri anziani. Tra il giusto cinismo verso il mondo degli adulti e la non eccessiva indulgenza verso se stessi, in una battaglia adolescenziale tra gangster proiettata in età adulta, la realtà diventa specchio della pazzia inconcludente dei protagonisti: il tentato realismo di Luca minato da eccessive fantasie cinematografiche, l’assurda personalità di Matteo con le sue idee troppo azzardate per il gruppo e la “testa calda” di Luigi incapace di rinunciare alla sveglia “quandoglipare”, fanno esplodere la moka del caffè, mentre si chiude il cerchio del tempo perché il passato continui a esistere nel presente.
Il rinnegamento di se stessi per cercare la propria strada adeguandosi alla società diventa, così, per mezzo della cinepresa, difesa a oltranza della loro originale identità. Tra il colore della stupidità e il minaccioso bianco e nero della quotidianità che penetra la pelle dei “Pills”, questo film, quindi, è molto bello, divertente e meritevole di essere visto perché la risata, con il suo geniale e talvolta disarmante sostegno al loro immobilismo post-adolescenziale, non ha paura di sfidare la vita e intrattenere lo spettatore con la stessa sorprendente ed efficace serietà di una pistola vera.