Il nome di Lino Banfi è tornato in auge proprio nelle ultime settimane, grazie alla partecipazione a Quo vado?, il film di Checco Zalone che ha letteralmente frantumato ogni record di incasso per quanto concerne il cinema italiano. Nella pellicola diretta da Gennaro Nunziante, l’attore pugliese ha interpretato la parte del senatore Nicola Binetto, con ottimi risultati. Recentemente ha avuto modo di raccontarsi a Domenica In, ove ha partecipato in qualità di ambasciatore Unicef. Durante la chiacchierata con Paola Perego ha avuto modo di parlare del rapporto che lo lega ormai da più di mezzo secolo alla moglie Lucia. Un rapporto reso ancora più forte dal fatto che proprio la compagna gli ha permesso di diventare uno degli attori italiani più popolari, impedendogli di accettare il posto fisso in banca che gli era stato offerto, per continuare una carriera nell’avanspettacolo che pure era ancora agli inizi.
Anche Lino Banfi, uno dei più popolari attori comici del nostro Paese, sarà tra i protagonisti della prossima puntata di Che tempo che fa. Nato ad Andria, nel luglio del 1936, con il nome di Pasquale Zagaria, l’artista pugliese deve la sua grande popolarità non solo alla lunga carriera cinematografica, ma anche al ruolo di nonno Libero interpretato in Un medico in famiglia, una delle serie televisive più popolari in assoluto degli ultimi anni. Dopo aver esordito come Lino Zaga e aver cambiato il suo nome su consiglio di Totò, Lino Banfi ha iniziato a farsi notare all’inizio degli anni ’70, quando ha interpretato Il brigadiere Pasquale Zagaria ama la mamma e la polizia. Da quel momento ha recitato in un lungo elenco di pellicole che ne hanno messo in rilievo la verve comica, puntando in particolare sulla mimica e su una parlata dialettale che ha fatto presto breccia nel pubblico. In particolare, tra le sue recitazioni di questo periodo va ricordata quella del commissario Auricchio in Fracchia la belva umana, pellicola del 1981 in cui riesce a dare vita a spassosissimi siparietti in coppia con Sandro Ghiani. La sua fama è stata poi notevolmente implementata nel 1984, quando ha rivestito il ruolo di Oronzo Canà in L’allenatore nel pallone. La parte di un allenatore fautore della bi-zona, parodia del modo filosofico di affrontare la parte tattica delle gare in voga all’inizio degli anni ’80, è diventato un vero e proprio cult nei decenni successivi, allargando a dismisura la sua popolarità.
Una volta riciclatosi in televisione, ha poi avuto modo di dimostrare le sue doti di attore non solo comico nei panni di Libero Martini in un Medico in famiglia. La parte di un anziano comunista che non perde occasione di aiutare non solo i familiari, ma anche il prossimo, ne ha fatto un vero e proprio beniamino televisivo, permettendogli di dimostrare di essere anche un ottimo attore drammatico. Doti poi ribadite anche in fiction come Un difetto di famiglia (2002) e Il padre delle spose (2006), in cui ha affrontato un tema delicato come quello dell’omosessualità. Le parti in questione gli hanno peraltro consentito di uscire fuori dal ruolo di caratterista in cui era stato confinato dalla critica cinematografica nel corso degli anni ’70 e nel decennio successivo.