Tratto da una storia vera, e adattato dall’omonimo romanzo e best seller di Michael Lewis, è arrivato anche nelle sale italiane La grande scommessa. Diretto da Adam McKay (anche regista di Anchorman – La leggenda di Ron Burgundy del 2004 e di Anchorman 2 – Fotti la notizia del 2013) e con attori del calibro di Christian Bale, Steve Carell, Ryan Gosling e Brad Pitt, troviamo su grande schermo stavolta il racconto in vena comica – ma non troppo – della crisi della finanza americana di qualche anno fa.



Un miscuglio di emozioni e avventure, più o meno pericolose (economicamente parlando, perlomeno), che cerca di istruire lo spettatore su cosa davvero significhi far finanza, e farla bene. C’è una frode di mezzo, ma forse è solo questione di prospettive, perché di frode effettiva potrebbe non trattarsi. I nostri quattro intelligenti protagonisti cercano di arrivare a uno scopo ben preciso: prendere “a calci” i banchieri che per anni hanno speculato sui conti delle povere famiglie americane.



E così, in punta di piedi ma altresì con passo convinto, si buttano a capofitto in una grande sfida, o in una grande scommessa come lo stesso titolo del film già ci anticipa. Certo potrebbe trattarsi di illegalità nuda e cruda, ma, slogan spesso ripetuto dal personaggio di cui Gosling veste i panni, “Quale vera differenza potrebbe esserci tra l’essere stupidi e l’esser illegali?”. “Ditemelo e faccio arrestar subito mio cognato”, conclude. Frase cult anche nel trailer questa, che con sintetica bravura racconta in meno di 5 secondi l’intero senso del film.

Dall’autore di MoneyBall e The Blind Side, sarà davvero questa una delle sorprese più belle del 2016. Il film tuttavia è uscito in America già da un po’, nel settembre del 2015 per l’esattezza, e proprio per questo già in anticipo sappiamo per certo siano due i candidati all’Oscar per questo magnifico prodotto cinematografico: Brad Pitt (qui ingrassato e irriconoscibile, bravo come non mai nell’esprimere a pieno la propria bravura attoriale) e Ryan Gosling.



Un racconto completo, che forse un poco si avvicina allo stile dell’incredibile The Wolf of Wall Street del 2013, ma che da questo si scosta per una sinossi piuttosto diversa. Perché qui non c’è un personaggio principe, ma di principi ce ne sono tanti, divisi in team di lavoro e fuori da qualsiasi circuito, di grandi e potenti ricconi americani. Anche per questo la gente inizia ad amarli, a credere alle loro difficili e pericolose azioni sul mercato, e li categorizza come gente normale, soltanto molto furba e brava nel lavoro che fa. E si fida di loro ed effettivamente è chi in loro crede che li porta altresì al successo.

Un bel film che va visto, perché dice tanto, su quello che è il mondo finanziario americano e non solo. Ed esprime concetti che forse un poco lasciano perplessi, perché sembra inimmaginabile e assolutamente artefatta l’idea che davvero si possa esser così corrotti, e così egoisti nei confronti di certe situazioni. Il fatto che peraltro si tratti di una storia assolutamente vera e non romanzata va anche ricordato, e rilevanti credo siano le dichiarazioni rilasciate a proposito de La grande scommessa dal “The Wall Street Journal” che, dice, non tutto nel film sia stato raccontato nel modo corretto. E, soprattutto, che il mondo finanziario americano non sia davvero così finto, fake come la parola inglese esprime benissimo, e difficile. Giudizi e recensioni che mentirei se non dicessi mi abbiano lasciata perplessa, e a proposito di quanto scritto da alcune tra le più importanti testate americane a tal proposito, un pochino mi è venuto anche da sorridere. Mi è infatti sembrata la conferma al fatto che ciò che il cast tutto e lo stesso McKay hanno portato in scena, non sia altro che il più nudo e crudo ritratto del vero, semplicemente.

La grande scommessa è un racconto avvincente e interessante, energico e da vedere. A mio parere consigliatissimo.