Ogni anno, da troppi anni a questa parte, il governo di turno promette di mettere mano a una serie di riforme del sistema pensionistico. E noi – ogni anno, da troppi anni – ci domandiamo: perché questa insistenza e questa frequenza nel proporre novità e cambiamenti in un periodo della vita post-lavorativa chiamato “quiescenza”, termine che evoca un rilassante star quieti, tranquilli, sereni, ben riposati? Sarà forse perché l’idea di tenere sempre aperto il “cantiere delle riforme previdenziali” è un buon modo per far passare il tempo ai pensionati stessi, la cui platea coincide in larghissima parte con quella degli umarell (cui abbiamo già dedicato un articolo), gli anziani che con le mani dietro la schiena amano guardare per ore e ore i lavori stradali (altrui)? Un cantiere avvince, entusiasma, emoziona, commuove. Sempre.



Infatti, man mano che ci si avvicina a quell’età che con spirito ottimista potremmo definire dei diversamente giovani, viene quasi voglia di credere davvero alle riforme del sistema pensionistico; non foss’altro che per la paura, quando il giorno fatidico arriverà (non vorremmo fare gli uccellacci del malaugurio, ma – statene certi – arriverà, portandosi dietro la mai abbastanza agognata liberazione dal mondo del lavoro, foriera ahinoi di così tanti acciacchi da far precipitare anche il più ottimista nello sconforto), di trovarsi a fare i conti con spiacevoli dati di fatto.



Nonostante questi timori sull’incertezza del futuro e sugli scricchiolii dell’artrosi, il nostro è notoriamente un Paese in cui sta crescendo la voglia di volare in pensione. Sicché il nostro fantasioso, esuberante, giovanile, onnipresente, solidale, multitasking, gioviale, rassicurante e sempre più referendario premier ha pensato bene di portarci in dono… un’Ape. Trattasi di acronimo che sta per Anticipo Pensionistico: la formula trilettere significa che con la Legge di stabilità 2017 si potrà andare anticipatamente in pensione già a 63 anni con un prestito pensionistico, che dovrà poi essere rimborsato, attraverso rate (ventennali) di ammortamento sulla pensione, dagli stessi beneficiari, ai quali verrà comunque applicata una certa penalizzazione economica.



Ci avete capito qualcosa? No? Tranquilli, non siete i soli. Peraltro in Italia le cose semplici sono da sempre bandite, mentre i banditi stanno sempre in campana, le campane suonano sempre a festa, e – come si sa – in Italia c’è sempre qualcuno pronto a far la festa a lavoratori e pensionati. E se – cari nostri 25 lettori, assai vispi e perspicaci – non avete capito cos’è l’Ape, figuratevi noi. Che pure non vi abbiamo ancora parlato di Rita. Pavone? Ma nooo! È la cosiddetta Rendita Integrativa Temporanea Anticipata, che crediamo abbia a che fare con il Prc, che non è – come si potrebbe sospettare d’acchito – il Partito della Rifondazione Comunista, ma il più semplice (sic!) Piano di Risparmio Complementare, che però al momento potrà essere sfruttato in anticipo soltanto in casi eccezionali.

Sia come sia, la situazione allo studio è ancora molto fluida, perché la complessa casistica dei lavoratori italiani pone questioni che i giuslavoristi e i giusprevidenzialisti giustamente stanno cercando di dipanare. Materia assai intricata, sulla quale abbiamo pensato di suggerire alcune semplificazioni che potrebbero andare incontro alle esigenze di specifiche categorie di lavoratori.

Ape Car. È l’Anticipo Pensionistico pensato per il settore dell’autotrasporto, dai camionisti agli autisti di mezzi pubblici. Il meccanismo dell’Ape Car è semplice: consiste nella vendita dei prestiti che il pensionato riceverà in anticipo a una società chiamata “società veicolo”. Questa “società veicolo”, denominata in gergo Ape Car, è in pratica un motofurgone portavalori, il cui compito – una volta caricato sul cassone a rimorchio il gruzzolo dei prestiti – è fare la spola con la banca più vicina e con l’ufficio Inps di competenza. Ovviamente, a guidare l’Ape Car sarà lo stesso camionista o autista in pensione.

Ape Maya. Trattasi dell’Anticipo Pensionistico per avieri, paracadutisti, elicotteristi, piloti di alianti, Top Gun e astronauti. In estrema sintesi, l’Ape Maya è un prestito volante (o meglio, viene anticipata un’alta quota di un prestito), che pur caratterizzato da forte volatilità sui mercati è un’occasione da prendere al volo. I tecnici del ministero ne sono convinti, tanto che prevedono un “decollo verticale delle adesioni”.

Ape Ritivo. È la formula più stuzzicante, un efficacissimo “cocktail” tra Ape classica e Rita. Ecco il meccanismo: l’anticipo viene preso a piccoli sorsi, seduti comodamente attorno a un tavolino, in compagnia del funzionario dell’Inps che propone questa intrigante soluzione, la cui rendita verrà corrisposta, a piccole dosi (le classiche rate), ogni sera verso le 19-19:30, in uno dei tantissimi locali adibiti allo scopo e caratterizzati da insegne ben visibili e buffet assortiti. L’unico problema dell’Ape Ritivo è la copertura finanziaria. Al momento, visti i vincoli di bilancio pubblico, vi sono destinati pochi milioni e in via sperimentale il meccanismo verrà proposto a due sole categorie: i sommelier e gli yuppies della “Milano da bere” degli anni Ottanta. Apperò! O forse sarebbe meglio dire: Aperol!