Torna dal 13 al 23 ottobre all’Auditorium Parco della Musica “Alice nella città”, la sezione autonoma della Festa del cinema di Roma dedicata alle giovani generazioni o meglio, usando la terminologia anglosassone, ai film Young Adult, per i giovani cioè dai 13 ai 17 anni, ma, occasionalmente anche a quelli minori di 13 anni. È una rassegna che è ospitata dalla Festa del cinema, ma che ha più anni (14) ed è molto più matura della stessa schizofrenica undicenne Festa di Roma, dall’identità ancora imprecisa (nata come festa poi divenuta festival adesso ritornata festa. Domani, chissà). “Alice nella città”, invece, è una manifestazione che cresce e migliora ogni anno.



I frequentatori abituali della Festa/Festival di Roma sanno che, quando il programma di qualche passata edizione si è rivelato scadente, hanno sempre potuto consolarsi rifugiandosi nella visione dei film di Alice che, difficilmente, deludono e sono, in una società ormai di adultescenti, buon cinema di qualità per tutti.



In un Paese come l’Italia dove l’attuale legge sul cinema (la legge Urbani, d.lgs 28/04) si preoccupa di definire cos’è un “film per ragazzi” (art. 2 comma 7), ma poi si dimentica di prevedere forme di sviluppo, sostegno e promozione per tali film e dove la nuova legge sul cinema e l’audiovisivo proposta dal ministro Franceschini, in discussione in Parlamento, non prevede la parola “ragazzi”, come fa notare, in una divertente analisi testuale di tale legge, il filosofo Giovanni Ernani, una manifestazione come “Alice nella città” è veramente necessaria e indispensabile. Non ci si deve, quindi, sorprendere se la sezione principale di Alice, il Concorso Young/Adult, prevede 12 lungometraggi, ma nessun italiano.



Sono, addirittura, tre i film americani in concorso (più un altro a sorpresa). In Captain Fantastic diretto da Matt Ross, premio per la miglior regia nella sezione “Un certain regard” a Cannes 2016, Viggo Mortensen è Ben, un uomo che ha creato con la moglie Leslie e i loro 6 figli, dai 7 ai 18 anni, una famiglia molto alternativa e progressista. Vivono da dieci anni nella foresta a contatto con la natura, mangiano solo la carne degli animali che cacciano e non festeggiano il Natale, ma il compleanno di Noam Chomsky. Quando Ben è costretto a far ricoverare Leslie, affetta da disturbi mentali, in ospedale e lei si suicida, lui intraprende un viaggio di 5 giorni con i figli e il pullman di famiglia per portarli al funerale cristiano della madre organizzato dal suocero disattendendo le la ultime volontà di Leslie. È l’occasione per mettere alla prova i principi che ha inculcato ai figli stessi e confrontarli con quelli dell’America di oggi.

Altrettanto interessante è 3 Generations – Una famiglia quasi perfetta, dove tre donne di generazioni diverse (nonna, madre, nipote) della stessa famiglia newyorkese (interpretate da Elle Fanning, Naomi Watts e Susan Sarandon) devono fare i conti con la propria identità (la nonna è lesbica, la madre è etero) quando la più giovane, ancora adolescente, decide di diventare un ragazzo. Kubo e la spada magica è, invece, un film d’animazione, opera prima di Travis Knight, fondatore della Laika, il famoso studio di animazione.

Uno dei film più attesi è l’inglese London Town di Derrick Borte, dedicato alla storia del gruppo punk The Clash. Ambientato nel 1978, racconta l’incontro con The Clash del quattordicenne Joe Strummer, che diventerà il mitico front-man del gruppo, interpretato da Jonathan Rhys Meyers, Dalla Nuova Zelanda proviene Hunt for the Wilderpeople, film che racconta la rocambolesca fuga nella natura selvaggia di Ricky, un ragazzo di città dato in affidamento a una famiglia di campagna. Il regista Taika Waititi Cohen, maori di discendenza ebraica, ha diretto Boy, il maggior incasso di tutta la storia del cinema neozelandese e sta girando Thor: Ragnarock prodotto dai Marvel Studios.

Il Belgio è presente con due film, My First Highway, l’opera prima di Kevin Meul, e Layla M. della regista Mijke Jong. Il primo racconta l’estate in vacanza in Spagna e la perdita dell’innocenza dell’adolescente Benjamin che si innamora della seducente Annabel, la quale ha un segreto che li unirà ma poi separerà inesorabilmente. Layla invece è un’adolescente olandese-marocchina che viene spinta dai pregiudizi sulle ragazze che indossano il velo a unirsi a un gruppo di musulmani radicali e ad andare in Medio-Oriente. L’apparentemente tranquilla estate di un dodicenne di nome Socrate, che passa il tempo pedalando e facendo scherzi agli abitanti di un tranquillo villaggio cipriota, è raccontata dal regista esordiente Petros Charalambous in Boy on the Bridge. L’indagine per un omicidio e la scoperta di un oscuro segreto di famiglia interromperanno lo scorrere dei giorni spensierati.

L’affermato regista tedesco di origine turca Fatih Akin (Soul Kitchen, La sposa turca) è in concorso conGood-bye Berlin, film on-the-road sul viaggio attraverso la Germania che cambierà per sempre la vita di due adolescenti. Una ragazza di 12 anni che matura in fretta, Virpu, e sua madre, Siru, che invece non vuole crescere, sono i protagonisti di Little Wing (come la canzone di Jimi Hendrix), l’opera prima della regista finlandese Selma Vilhunen. Virpu impara a guidare e rubata una macchina parte verso Nord alla ricerca del padre, di cui conosce solo il nome e che scoprirà essere un artista eccentrico e un po’ folle.

Primo film a sorpresa, cioè annunciato poco prima dell’inizio del festival, è Jeffrey, opera di esordio di Yanillys Perez, regista della Repubblica domenicana, che filma con stile documentario la vita di un vero ragazzo di strada dodicenne, Jeffrey appunto, il quale fa il lavavetri, ma sogna di diventare un cantante di raggaeton. Anche l’ultimo film a sorpresa è un debutto, quello dell’americano Justin Tipping che dirige Kiks, imperniato sul culto adolescenziale per le scarpe da ginnastica, che creano status e danno sicurezza. Non appena il quindicenne Brandon realizza il sogno di possedere un paio di Air Jordans, nere e rosse, gliele rubano. È l’inizio dell’avventura alla ricerca delle scarpe con i suoi amici del cuore, Rico e Albert, in una, per loro, selvaggia e sconosciuta Oakland.

Verranno, inoltre, proiettati fuori concorso due importanti film d’animazione (Cicogne in missione, del disegnatore di Monsters & Co., e Rock dog, coproduzione Cina e Usa) e l’attesissimo Max Steel, versione cinematografica in carne e ossa di una serie tv d’animazione ispirata a pupazzetti della Mattel.

Nella sezione non competitiva Alice/Panorama verranno proiettati al cinema Admiral altri 10 film da tutto il mondo. Il più significativo, forse, è Heaven Will Wait/Le Ciel Attendra della francese Marie Castille Mention-Schaar, che ha fatto molto discutere all’ultimo festival di Locarno perché, ispirandosi a storie vere, racconta come due ragazze francesi si fanno sedurre e indottrinare via internet fino a voler raggiungere la Siria per unirsi all’Isis. 2Night è, finalmente, un’opera italiana, diretta da Ivan Silvestrini che si cimenta in un film tutto-in-una-notte. Due ragazzi si conoscono un sabato notte a Roma. Lei chiede un passaggio a lui per arrivare dall’altra parte della città. È l’inizio di un’odissea che durerà tutta la notte o, forse, tutta la vita.

Lo statunitense Swiss Army Man è un film grottesco è surreale, nel quale un uomo abbandonato su un’isola fa amicizia con un cadavere, ne diviene amico e vive con lui avventure di ogni genere. I registi Dan Kean e Daniel,Scheinert hanno ricevuto per il film il premio per la miglior regia all’ultima edizione del Sundance. L’inglese I’m not a Serial Killer mette in scena una delle paure tipiche degli adolescenti: sentirsi diversi e non compresi. John ha 16 anni, è ossessionato dai serial killer e ha paura di diventare come loro. Quando un vero serial killer comincia a uccidere nella piccola città di John, lui inizia a investigare combattendo le sue pulsioni e paure.

Nocturama è un imperdibile e disturbante film francese, diretto da Bertrand Bonello, nel quale dieci giovani compiono a Parigi una serie di atti terroristici senza motivo e poi di rifugiano in un grande magazzino dove passano la notte soddisfacendo ogni desiderio consumistico (come in Zombie di Romero) in attesa dell’alba della resa dei conti. Gli altri film di Alice/Panorama sono: l’americano Love song; l’inglese Kids in Love;Park, debutto della regista greca Sonia Exarchou; il colombiano X500; l’irlandese Sing Street.

Completano il programma alcuni eventi speciali, la rassegna Kino Panorama Italia, il cui programma non è ancora definito, ma prevede Acqua di marzo, l’opera seconda del mitico autore di Spaghetti Story, Ciro de Caro, e una retrospettiva di 12 cortometraggi e 5 lungometraggi del regista iraniano Abbas Kiarostami, autore il cui marchio di fabbrica è stato quello di utilizzare bambini come protagonisti dei suoi film con grande delicatezza e rispetto.

Come si è potuto vedere dalla sommaria descrizione del programma, “Alice nella città” sottopone all’attenzione di tutti, giovani e adulti, i problemi, le difficoltà e le speranze che nel mondo vivono le nuove generazioni: desiderio di crescere e paura di cambiare; necessità di affetto e sicurezza e voglia di fuga; idealismo ingenuo e senza limiti e facile manipolabilità; difficoltà di rapporti tra adulti eternamente giovani e quelli che lo sono veramente. Questo rende “Alice nella città” una delle manifestazioni di cinema più interessanti e piacevoli cui partecipare, con in più la possibilità di fare l’ormai insolita esperienza di assistere, in sale stracolme di ragazzi, alle proiezioni di film fatti non solo con gli effetti speciali o con i soliti supereroi.