Una commedia sulle mamme multitasking, che cercano di occuparsi di tutto – marito, figli, casa, lavoro – e che, a un certo punto, perdono l’equilibrio e dicono “basta”: Bad Moms, il film di Jon Lucas e Scott Moore, prende spunto da una situazione attuale per raccontare la vita di mamme disperate che si ribellano, stravolgendo la propria vita. A portare avanti la storia è Amy (Mila Kunis), una donna affascinante, poco più che trentenne, la cui vita cambia il giorno in cui scopre il tradimento del marito. Insieme alle amiche Carla (Kathryn Hahn) e Kiki (Kristen Bell), spregiudicata la prima, sottomessa la seconda, decide di rovesciare le regole e abbandonare il ruolo della mamma perfetta per provare l’ebbrezza della libertà. 



Il trio si lancia in una serie di attività “da uomini”, come rimorchiare nei bar, trascurare la casa, ubriacarsi, suscitando scandalo nella scuola frequentata dai figli e dominata dalla glaciale Gwendolyn (Christina Applegate), che scatena una vera e propria guerra tra mamme. Quando però Amy, che desiderava tanto fare colazione con calma in una casa vuota, si trova effettivamente da sola, teme di avere combinato un disastro. Finché non arrivano le amiche…



La sceneggiatura di Bad Moms gioca con i contrasti, con gli eccessi: da un lato l’idea della madre perfetta, quella che ha sempre la situazione sotto controllo e gestisce la famiglia con il sorriso; dall’altro la donna disinibita, insofferente alle regole e ai ruoli prestabiliti, che semina distruzione in un supermercato, organizza feste alcoliche e si ribella a un’immagine tradizionale troppo stretta. 

A parte le battute e le scene divertenti disseminate nel corso del film, è difficile trovare idee davvero originali e la battaglia tra la mamma perfettina e insopportabile e la protagonista imperfetta ma sincera gioca con cliché già noti. Anche il tentativo di inserire una storia d’amore con l’aitante vedovo non sembra del tutto funzionale alla storia, poiché manca il tempo (e forse anche la volontà) di approfondirla. Bisogna infine ammettere che il tono irriverente e l’assenza di freni rischiano di produrre un risultato davvero eccessivo.



Eppure, ciò che rende le protagoniste molto simpatiche e umane è l’amore che le lega ai figli e che muove ogni loro azione. Possono prendersela con i mariti, con i colleghi, con il mondo intero, ma i loro “bambini” restano la priorità e sono pronte a tutto pur di difenderli. Soffrono se non riescono a proteggerli dalla cattiveria del mondo, diventano leonesse se qualcuno li minaccia. Magari fanno le scelte sbagliate, ma alla fine riescono a rimediare.

Nel susseguirsi di follie, tra presentazioni in PowerPoint per mostrare gli ingredienti dannosi dei dolci alle corse in macchina con i figli a bordo, tra discorsi sul sesso e riunioni scolastiche, ciò che rimane è la consapevolezza che, nella vita, la verità sta nel mezzo. Non esiste la mamma perfetta, quella che non sbaglia mai, e non è realistico inseguire i due estremi – essere fagocitati dal proprio ruolo fino ad annullarsi o ribellarsi totalmente a esso. Esistono invece l’amore, la voglia di venirsi incontro e, soprattutto, l’equilibrio, che rappresenta il vero happy end del film.