La decima edizione di X Factor 2016, il talent show di Sky, continua a emanare verdetti ed è ormai entrata nella sua fase decisiva, quella che dovrà condurre i concorrenti rimasti alla fase dal vivo. Naturalmente sin dalle prime audizioni sono cominciati ad emergere alcuni artisti che sono riusciti a far vedere le loro doti, calamitando il consenso del pubblico, in sala e da casa. Tra coloro che sono riusciti ad avanzare con maggior decisione ci sono anche Les Enfants, una band di Milano che è praticamente nata sui banchi della scuola frequentata dai suoi componenti. Si tratta infatti di quattro ragazzi di 23 anni il cui legame musicale è nato e si è cementato tra gli studi e i momenti passati insieme nell’ambito degli scout. Proprio nel corso dei tanti periodi trascorsi insieme Marco Manini (canto e batteria), Michele Oggioni (basso), Umberto Del Gobbo (chitarra, farfisa, metallofono e sintetizzatore) e Francesco Di Pierro (chitarra), hanno scoperto di avere non solo la stessa passione per la musica, ma anche la voglia di praticarla insieme, rafforzando ancora di più il loro rapporto, al quale del resto contribuiscono anche una lunga serie di altri momenti conviviali, partendo dalle partite di calcetto e dall’ascolto dei lavori degli artisti preferiti. Il nome è stato scelto proprio al fine di rimarcare un approccio alla musica tendente a coltivarne il lato ricreativo, lo stesso che potrebbero avere appunto i più piccoli. Al proprio attivo il gruppo lombardo vanta già due lavori in studio, quello che porta il loro nome, pubblicato nel 2012, e Persi nella notte, uscito l’anno successivo. Nel corso di una articolata intervista rilasciata in occasione dell’uscita di Persi nella notte, Les Enfants hanno citato tra le fonti di ispirazione in particolare i Club Dogo, oltre ad Arcade Fire, Wild Nothing e Alt-j. 

La loro avventura in X Factor è iniziata nel corso delle audizioni, quando sono riusciti a stregare Manuel Agnelli, il frontman degli Afterhours, che pure aveva storto non poco la bocca di fronte al loro look, apparentemente banale. Sono bastate però le prime note di Che fantastica storia è la vita, il pezzo di Antonello Venditti, per fargli cambiare idea e concedere la sua benedizione. Il suo lasciapassare si è aggiunto a quello di tutti gli altri, in particolare di Alvero Soler, che li ha accostati ai Coldplay, oltre a rimarcare il lavoro fatto da Marco Manini tra battiera e canto. Arisa ha dal suo canto gradito enormemente il sound del gruppo, come del resto Fedez, e alla fine il risultato è stato un consenso plebiscitario che ha permesso a Les Enfants di avviarsi verso i Bootcamp. Nel secondo atto, considerato ormai alla stregua di una vera e propria trappola, i quattro ragazzi milanesi hanno poi dato luogo ad un ulteriore salto di qualità, presentando una particolare versione di Dancin’ in the dark, brano di Bruce Springsteen con il quale hanno fatto alzare dalla sedia i Five Stories, approfittando anche del malumore di Manuel Agnelli per una loro discutibile rivisitazione di un pezzo dei Green Day. Ora quindi, anche per Les Enfants inizia l’avventura delle Home Visit, che potrebbe decidere delle loro sorti.