Nello Speciale Tg1 in onda questa sera si parla di baby mafie, di giovani che si arruolano nelle organizzazioni criminali sperando di emulare quei boss che nelle zone più povere d’Italia vengono spesso visti come dei supereroi. A tal proposito fanno scalpore le dichiarazioni della cugina del ricercato numero uno d’Italia, Matteo Messina Denaro, che come riporta Repubblica.it, ha deciso di dire basta al principale affare di famiglia. Queste le parole di Rosa Filardo:”Basta con la mafia. La mafia non porta né sviluppo, né ricchezza. Con la mafia, la popolazione e i giovani non hanno futuro. Proteggiamoli i nostri giovani”. Da giovane parlavano di lei come “fimmina di caserma”, perché un giorno si era rivolta ad una stazione dei carabinieri per una denuncia: “Fui rimproverata”, dice la Filardo, che ora lancia il suo appello ai giovani. Detto da una che le mafie le conosce bene, c’è da fidarsi…



Sono sempre più giovani i mafiosi che muovono i primi passi alll’interno delle mafie presenti al Sud, divisi fra Sacra Corona Unita, camorra, Cosa nostra e ‘ndrangheta. Tutti e quattro i gruppi puntano sull’arruolamento di giovani e giovanissimi, a cui passare come testimone ideologico quella che è la mentalità mafiosa. Con i capo clan quasi tutti in carcere, il passaggio è d’obbligo e prevede una contro-lotta a chi, invece, si schiera dalla parte dei giovani per un Italia senza mafia. Nello speciale Tg1 di questa sera, domenica 23 ottobre 2016, si parlerà soprattutto della figura di Matteo Messina Denaro, uno ei maggiori ricercati dell’FBI ed attualmente latitante. Non viene visto da tutti, però, come un criminale, anzi. Molti ragazzi, da Castelvetrano a Napoli, lo considerano un vero e proprio eroe: il mafioso può vantare uno stuolo di ammiratori degno di un vip. Nel servizio di oggi, interverrà anche la cugina di primo grado del superlatitante, ribadendo che il vero futuro per i ragazzi è poter vivere in un mondo lontano dalle logiche mafiose. Il dato preoccupante riguarda in realtà il fatto che non sono sempre le organizzazioni criminali a ricercare i ragazzi, ma il contrario. A Forcella, per esempio, sia le vittime che gli aguzzini sono tutti di giovane età. Interverranno sull’argomento diverse figure delle autorità, dai procuratori di Lecce e Catanzaro, nella persona di Cataldo Motta e Nicola Gratteri, fino a Roberto Di Bella, Presidente del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria. Si parlerà di come arrestare questo fenomeno sempre più in crescita ed impedire che i giovani, già all’interno di famiglie mafiose, diventino i futuri leader dei diversi clan. 

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