Crazy for Football, quando i mondiali di calcio di una nazionale di Calcio a 5 molto particolare diventano un film: qui sotto vi abbiamo presentato il servizio che questa sera Le Iene Show manderanno in onda sulla nazionale italiana di malati psichici, con i recenti mondiali 2016 in Giappone che sono stati l’occasione per il film di Volfango De Biasi dal titolo “Matti per il calcio”. Il grande obiettivo è far conoscere sempre di più questa realtà con il grande sogno in testa, arrivare a vincere il prossimo Mondiale in programma a Roma nel 2018. «Vogliamo raccontare che questa squadra esiste, che ci siano i mondiali a Roma nel 2018, e che CONI, FIGC, Ministero della Salute si impegnino in questo senso», spiega il regista al Corriere della Sera. Interessante quando racconta invece, dentro a questo sogno, uno dei giocatori più rappresentativi Sandro Rullo, che chiede una raccolta fondi per andare avanti. «Noi siamo quelli che diminuiamo le spese farmaceutiche», riflette Rullo. «Le case farmaceutiche ci hanno offerto di sponsorizzarci, ma abbiamo detto di no. Non perché non vogliamo le medicine, ma le vogliamo usate nel modo giusto», spiega a Rei Solidali.



Lo sport come terapia e per qualcuno anche forte di guarigione. E’ una delle basi su cui si fonda anche la riabilitazione psichica di soggetti affetti da problemi di salute mentale. Un importante traguardo che permette al paziente di allontanare quel muro che spesso viene eretto dal resto della società e che porta ad un isolamento forzato. E’ su questa idea che nasce la prima nazionale italiana di calcio a 5, composta esclusivamente da persone con problemi di salute mentale. La squadra ha ottenuto anche il terzo posto sul podio al primo campionato mondiale per persone con problemi psichici. L’evento si è tenuto lo scorso febbraio ad Osaka, in Giappone. Questa sera, domenica 24 ottobre 2016, Giulio Golia e le telecamere de Le Iene Show incontreranno alcuni di questi atleti per scoprire da vicino le loro storie. Crazy for football è inoltre il documentario con cui Volfango De Biasi ha voluto mostrare questa realtà, seguendo la nazionale calcistica in questa nuova avventura. “Il calcio mi ha aiutato tantissimo ad avere disciplina”, rivela uno degli atleti a Il Corriere della Sera, “a sudare, a mettermi in realazione con gli altri, a combattere anche i fantasmi. Le paure, le debolezze”. Essere pazzi per il calcio può dare quindi un grande aiuto, sa per l’inserimento nella società sia per abbattere i pregiudizi che gli stessi pazienti hanno nei propri confronti. La sfida, scrive giuramente il collega Emiliano Moccia, è aiutare le persone con disagio mentale a tirare fuori tutte quelle risorse che li rendono unici. “Se mi trattano da matto, mi isolo”, continua l’atleta, “ma se mi trattano da calciatore della nazionale italiana, finisco per crederci sul serio e posso iniziare a toccare limiti e ricchezze”. L’importante è quindi l’etichetta che ci viene affidata dalla società e che noi per primi ci stampiamo addosso. Identificarsi con una patologia, di qualsiasi natura sia, non può che limitare la persona e farla sentire “diversa”. 

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