E’ cominciata la nuova puntata delle Iene Show, col primo servizio che racconta la storia di Antonio Di Tota. L’uomo è rimasto ai margini della società, dopo essere stato coinvolto in una sparatoria in un quartiere di Napoli. Antonio è un cittadino incensurato, ma a causa di alcune imprecisioni giornalistiche il suo nome è stato associato alla Camorra. Di Tota chiaramente ne soffre, chiede così l’aiuto di Giulio Golia che riesce a ripristinare la realtà dei fatti, contattando direttamente le redazioni dei quotidiani che avevano pubblicato informazioni scorrette. “Pensavo di morire – raconta Antonio – Ho provato un dolore incredibile. Era un giorno normalissimo per me, sono sceso sotto casa e sono stato colpito da un proiettile. Sono stato associato alla camorra ma ho la fedina penale pulita. Persino le forze dell’ordine mi trattavano come un delinquente. Per me è difficile vivere, se uno sa il nome che mi porto dietro sono tagliato fuori”. Antonio mostra delle foto forti, che lo ritraggono col braccio ferito: “Tutto per una proiettile. Adesso fatica ancora a muovermi. Ho dei movimentati limitati col braccio”. L’intervento di Giulio Golia si rivela provvidenziale: la iena contatta persino il sindaco, che a breve incontrerà la famiglia di Antonio. Lui, moglie e figlia si commuovono. Si intravede un po’ di luce alla fine del tunnel.
“Antonio Di Tota, 45enne con precedenti per associazione a delinquere“. Così riportavano tante testate lo scorso novembre, quando Antonio Di Tota rimane coinvolto in un agguato avvenuto a Miano, uno dei quartieri periferici di Napoli. Coinvolto nell’episodio è anche il 23enne Umberto Russo, conosciuto alle autorità e ferito da un gruppo di uomini armati che lo ha ferito alla spalla. Di Tota invece è stato colpito al braccio e trasportato all’ospedale Antonio Caldarelli. In quest’occasione, l’uomo verrà associato ai clan mafiosi che hanno provocato la sparatoria, considerata dagli inquirenti con una lite fra clan. Eppure non è così. Nella puntata di questa sera de Le Iene Show, Antonio Di Tota incontrerà l’inviato Giulio Golia per discutere dell’errore mediatico di cui è stato vittima. All’epoca infatti, l’umo risulta incensurato, la sua fedina penale è pulita, ma per i media diventa subito un pregiudicato, un camorrista. Le conseguenze per la sua vita sono state disastrose, soprattutto se si considera che nella fase iniziale, subito dopo l’agguato, anche gli inquirenti si sono dimostrati restii a crederlo innocente. La riabilitazione in questi casi non è servita, perché l’associazione è diventata una macchia indelebile che Antonio Di Tota non è riuscito a togliersi di dosso. Tutt’oggi rimane infatti un disoccupato ed oltre all’onore, rimane la ferita al braccio e le conseguenze dovute alla sparatoria di quella sera: l’uso dell’arto è compromesso. Dopo aver intervistato Di Tota, l’inviato Golia si recherà anche dalle redazioni dei giornali che in quell’occasione lo definirono un camorrista.