Fa discutere La verità sta in cielo, il film sulla scomparsa di Emanuela Orlandi avvenuta 33 anni fa a Roma. Il film è ispirato al libro La verità sul caso Orlandi di Vito Bruschini riedito per l’occasione da Newton. Il regista Roberto Faenza ha spiegato su Radio 105 che sul caso di Emanuela Orlandi “non si capisce nulla perché convergono due entità: la politica e la Chiesa. Ora, noi della Chiesa abbiamo un’immagine secondo me sbagliata, si crede che la Chiesa sia soltanto la parola di Cristo. Ma c’è anche l’anima del diavolo.. perché la Chiesa è uno Stato, uno Stato monocratico. E come tutti gli Stati ha le sue zone d’ombra. Purtroppo in questa vicenda c’è la parte della zona d’ombra della Chiesa”. Faenza ha poi sottolineato che la scena finale de La verità sta in cielo è “una scena ad alto rischio, che contiene la traccia per riaprire il caso che è stato ingiustamente chiuso e poi per capire cosa è successo”.
Ci sono ancora misteri sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, la 15enne cittadina di Città del Vaticano svanita nel nulla 33 anni fa e sulla cui storia esce oggi al cinema il film La verità sta in cielo. Uno di questi riguarda una cassetta audio che è stata fatta ascoltare di recente dalla trasmissione Chi l’ha Visto? e che il fratello di Emanuela Orlandi, Pietro, commenta così in un’intervista all’agenzia di stampa Dire: . “È una audiocassetta che il 17 luglio del 1983 è stata lasciata dai presunti rapitori di Emanuela. Io all’epoca non l’ho sentita. Gli inquirenti dicevano che erano spezzoni di un film porno, noi ci siamo tranquillizzati e la cosa è finita là. Ho riascoltato la cassetta adesso che l’inchiesta chiusa. E la prima sensazione, secondo me non sono spezzoni di un film porno. È una ragazza che soffre, che si tratti di Emanuela o meno. E la cosa che mi ha colpito di più, trovando documenti dell’epoca dei servizi segreti che analizzarono cassetta la sera stessa, venne fuori che c’erano voci maschili”. Per il Sismi si trattava della stessa voce di quella della telefonata ricevuta dalla famiglia Orlandi in cui i presunti rapitori fecero ascoltare una ragazza che diceva ‘frequento il secondo liceo scientifico e l’anno prossimo farò il terzo’. Riguardo alla voce della cassetta audio Pietro Orlandi si chiede se è la voce di Emanuela: “Mi auguro di no, sentendola spero non di non essere stato influenzato, però la sensazione è che in alcuni frammenti potrebbe essere la voce di Emanuela”.
Esce oggi al cinema il film su Emanuela Orlandi, ‘La verità sta in cielo’, prodotto in 250 copie da Rai Cinema per la regia di Roberto Faenza. In occasione dell’uscita del film il fratello della 15enne scomparsa 33 anni fa a Roma, il 22 giugno del 1983, è stato intervistato dall’agenzia di stampa Dire. Pietro Orlandi non ha mai smessi di cercare Emanuela ed è “contento per l’uscita del film”. In ‘La verità sta in cielo’ si fa riferimento a un dossier che si trova in Vaticano e che conterrebbe quella che potrebbe essere la verità: “Sono sempre stato convinto che in Vaticano ci sono fascicoli che riguardano questa vicenda”, ha affermato il fratello di Emanuela Orlandi. E sull’inchiesta che è stata chiusa ha aggiunto: “dovrebbe essere un dovere riaprirla. Per chi fa questo mestiere, magistrato o procuratore, dovrebbe essere una passione. Se rinunci a dare giustizia è il fallimento della tua missione. C’è sicuramente gente che ha un forte senso di giustizia, nello Stato e nella magistratura e nel Vaticano. Sono convinto che ci si debba arrivare” (clicca qui per leggere tutta l’intervista).
Un titolo particolare quello del film su Emanuela Orlandi, La verità sta in cielo, che da oggi si troverà in tutti i cinema con tanta attesa da parte del pubblico su uno dei casi più bui della storia recente italiano: «‘La verità sta in cielo’, prende spunto dalla frase che il Papa disse a Pietro, “Emanuela sta in cielo”», spiega in una intervista all’agenzia Dire, il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi. Il problema è che il fratello della giovane cittadina di Città del Vaticano, scomparsa 33 anni fa, non ci sta a rassegnarsi all’idea che Emanuela sia morta. «la verità sta in terra. Quando Papa Francesco ha detto queste cose erano passate due settimane dalla sua elezione. C’era una messa nella Parrocchia di Sant’Anna in Vaticano. Sono andato sperando di incontrarlo, visto che con i primi due papi era andata male, ho detto proviamo con il terzo. Quando mi ha detto questo, lì per lì mi ha fatto male. Ma fino ad ora non c’è nessuna prova. È un dovere cercarla viva. Però ho avuto la sensazione di una apertura. Da quel momento ho fatto richieste per avere delle spiegazioni. Ma da quel momento il muro si è alzato più di prima». L’attacco è duro anche se comprensibile visto il dolore per una sorella scomparsa nel buio proprio in Città del Vaticano: secondo Pietro Orlandi il Papa sa di più e dovrebbe parlare anche se la frase pronunciata da Bergoglio in realtà è molto più profonda e proviene dalla certezza che per lei il destino si è comunque compiuto, accolta dal Signore anche se purtroppo resta il mistero di che fine orribile abbia fatto. Tutt’altro che un muro ma una decisa apertura alla vita: resta il problema delle indagini e su questo giustamente un fratello o un amico o gli stessi genitori non possono rassegnarsi alle poche conferme che sono arrivate in questi 33 anni.
La vicenda relativa alla tragica scomparsa di Emanuela Orlandi è stata ricostruita dal regista e sceneggiatore Roberto Faenza, che ha ripercorso le tappe del caso irrisolto di cronaca nera in “La verità sta in cielo”. Il film, ambientato ai giorni nostri, uscirà nelle sale oggi, giovedì 6 ottobre 2016, facendo luce su uno dei casi più torbidi della Capitale, dove si intrecciano gli interessi del Vaticano, della Banda della Magliana, del Banco Ambrosiano, dello IOR, dei servizi segreti – anche stranieri – e dello Stato italiano. Il 22 giugno 1983 Emanuela Orlandi, figlia di un commesso della Prefettura Pontificia, scompare. Si parte dall’indagine della giornalista Raffaella Notarile per ricostruire meticolosamente i fatti. Nel film c’è una traccia per capire come risolvere il caso Orlandi. La conferma arriva da Roberto Faenza: “C’è la scena finale, una scena ad alto rischio, che contiene la traccia per riaprire il caso che è stato ingiustamente chiuso e poi per capire cosa è successo”, ha dichiarato il regista a Radio 105. Il titolo “La verità sta in cielo” trae spunto dalla frase pronunciata da Papa Giovanni Paolo II nell’incontro con la famiglia di Emanuela Orlandi: “Invece, secondo me la verità sta in terra, anzi sta in un posto precisissimo”, ha spiegato il regista.
A oltre 30 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi arriva nei cinema “La verità sta in cielo”, il film di Roberto Faenza che ricostruisce la vicenda relativa alla scomparsa della 15enne vaticana, figlia di un messo pontificio. Una rete televisiva inglese manda a Roma una giornalista di origine italiana, interpretata da Maya Sansa, per raccontare il caso di cronaca nera. Entra in scena, con l’aiuto di un’altra giornalista (Valentina Lodovini), un personaggio inquietante, Sabrina Minardi (Greta Scarano), che è l’amante di Enrico De Pedis (Riccardo Scamarcio), conosciuto meglio come Renatino, il boss che ha gestito il malaffare a Roma e che finisce sotto i colpi della Banda della Magliana. Renatino verrà sepolto nella Basilica di S. Apollinare, proprio accanto alla scuola di musica frequentata da Emanuela Orlandi. Sabrina Minardi si decide poi a svelare quanto sa del sequestro di Emanuela Orlandi, ma dirà la verità?