Il Premier Matteo Renzi questa sera sarà ospite di Fabio Fazio per il consueto appuntamento della domenica di ‘Che tempo che fa’ ma questa mattina era a Napoli all’assemblea nazionale sul Mezzogiorno, la convention organizzata da Regione Campania, governo e Unioncamere. Non si può non parlare di Referendum visto che il 4 dicembre si avvicina: “Il 4 dicembre sarà un’occasione per fare chiarezza, per mettere a posto il futuro del paese.  Basta raccontare il Sud come una realtà piena di sfighe, bisogna rovesciare la narrazione, perchè i soldi ci sono se c’è la volontà da parte della classe dirigente del Sud di cambiare partendo da se stessa metteremo a disposizione tutto quello che serve” conclude il Premier che parla anche di fondi europei e pubblica amministrazione. Intanto questa mattina in via Terracina e viale Kennedy a Napoli ci sono state le prime manifestazioni contro il presidente del Consiglio, chiari supporter del no al referendum.



Il presidente del Consiglio Matteo Renzi questa sera sarà ospite di Fabio Fazio a ‘Che Tempo che Fa’, il noto programma di Rai 3. Grande attesa quindi non solo per i Coldplay ma anche per quello che dirà il Premier Renzi quando manca meno di un mese al referendum del 4 dicembre. Verranno affrontati argomenti di attualità italiana e internazionale, mentre questa mattina il premier è atteso a Napoli per l’Assemblea sul Mezzogiorno. I manifestanti sono circa una sessantina che attendono il premier Renzi con slogan ‘Vota no’. Tante le tensioni questa mattina a Napoli, Renzi è atteso al Palacongressi della Mostra d’Oltremare per il dibattito conclusivo dell’assemblea nazionale sul Mezzogiorno una convention organizzata da Regione, governo e Unioncamere. Con ogni probabilità questa sera a Che tempo che fa si parlerà anche di questa situazione, in particolar modo di tutti i giovani che si schierano dalla parte del ‘No’ per il referendum.



C’è molta attesa per vedere Matteo Renzi ospite di Che tempo che fa. Il Presidente del Consiglio parlerà con ogni probabilità del referendum costituzionale del 4 dicembre, al quale lui stesso aveva legato la sua permanenza a Palazzo Chigi in un primo momento. Nato a Firenze nel gennaio del 1975, Matteo Renzi è cresciuto a Rignano sull’Arno, diplomandosi al ginnasio Dante per poi laurearsi in Giurisprudenza presso l’ateneo del capoluogo toscano. Ha iniziato presto a interessarsi di politica, nelle file della Democrazia Cristiana, di cui è stato consigliere comunale prima del suo scioglimento. Confluito nella Margherita, ne è diventato segretario provinciale prima di essere eletto Presidente della Provincia.



Ha quindi partecipato alle comunali, venendo eletto sindaco nel 2009, sconfiggendo l’ex portiere viola Giovanni Galli, candidato del centrodestra, al ballottaggio. Nei mesi successivi ha assunto la guida del cosiddetto movimento dei rottamatori, ovvero i giovani che si proponevano di sostituire la vecchia classe dirigente del Partito democratico sorto due anni prima. Sull’onda delle istanze di rinnovamento è quindi riuscito ad arrivare alla guida del maggiore partito del centrosinistra nel 2013, per poi sostituire Enrico Letta alla guida del governo.

Matteo Renzi è il più giovane Premier della storia italiana e ha naturalmente contrassegnato con grande forza la fase politica aperta dal suo arrivo al governo. Il varo di provvedimenti come il Jobs Act o la Buona Scuola hanno dato il via a una lunga serie di polemiche e a una rottura profonda dell’unità del Partito Democratico. In particolare la sinistra interna sembra ormai in aperta rotta di collisione con la maggioranza, come dimostra l’uscita di Pippo Civati e la critica serrata degli ex appartenenti ai Democratici di Sinistra, ma non solo, alle sue politiche di carattere centrista. Soprattutto la riforma costituzionale ha spinto parte del partito a schierarsi apertamente contro Renzi, aderendo ai comitati per il No.

Da parte sua il Premier sembra non voler fare nulla per ricomporre la situazione, come è stato del resto esplicitato dalla Leopolda, ovvero la riunione tenuta nel luogo fiorentino che è considerato il simbolo della sua ascesa. Mentre infatti fuori la situazione era resa incandescente dalle manifestazioni della sinistra e dalle cariche della polizia, all’interno lo stesso Renzi attaccava Massimo D’Alema e gli altri dirigenti storici del partito, rendendo del tutto plastica una situazione che ha spinto molti osservatori esterni a dichiarare ormai in atto una vera e propria scissione.