Conor ha sedici anni. Vive a Dublino in una famiglia in piena crisi economica e relazionale. Provati dall’assenza di lavoro, i suoi genitori si vedono costretti a trasferirlo in una scuola pubblica che, suo malgrado, non brilla per buona reputazione. Oggetto fin da subito dell’aggressivo bullismo dei suoi disagiati coetanei, Connor rimane affascinato dalla bella Raphina, poco più grande di lui ma infinitamente più fascinosa. Per catturare la sua attenzione si inventa una band e un video da girare, per strapparle il numero di telefono e un briciolo di curiosità. 



Guidato dal fratello maggiore e ispirato ai nascenti gruppi musicali degli anni ’80, Connor raccoglie gli “emarginati” di scuola per dare vita alla “Sing Street”, band liceale, trasformista e “futurista”, che porterà musica e scompiglio tra i banchi si scuola.

C’è buon gusto e fine sensibilità in questo lavoro di John Carney, regista irlandese appassionato di storie musicali. Portandoci fin da subito con leggerezza nel dramma interiore di Connor, adolescente in crisi di famiglia, Carney offre uno spaccato elettrizzante degli anni ’80, dando voce nostalgica alla musica del tempo (con brani e citazioni dei Duran Duran, degli A-Ha, dei Depeche Mode, dei Cure, dei Village People, di Phil Collins), riportandoci all’alba di un decennio che inventerà i video musicali e darà dignità al pop romantico e all’elettronica.



È la musica protagonista della vita di Connor che, seduto sul letto di camera sua, canta i litigi dei suoi genitori. È la musica che lo trasformerà da vittima predestinata di bullismo a eroe dei suoi giorni. È la musica che, magicamente, lo guarirà. La sua metamorfosi, animata dai sogni infranti del fratello maggiore, regala momenti di pura comicità che rimangono ancorati sullo sfondo di un racconto, serio e drammatico, di un’età difficile, di un contesto sociale difficile e di un Paese difficile, quale è stata l’Irlanda decadente e sconsolata degli anni ’80.

Cambiare scuola a quindici anni, passando dalla culla ovattata di una scuola privata per ricchi alla gabbia di bulli di una scuola pubblica per ragazzi difficili è un dramma vero, che Connor, giovane “futurista”, risolve quasi per caso cercando l’impresa dell’amore. È il suo desiderio a guidarlo nella creazione di un’improbabile band di ragazzi meravigliosamente sfigati, che sublimano l’esclusione attraverso l’energia positiva della musica. Cercando se stessi, trasformandosi nei molti modelli di musica di consumo dell’epoca, scoprono la forza inimmaginabile della diversità, della personalità e del coraggio. Impareranno a cavalcare le sfide e ad accettare che l’amore, la vita, e non solo l’adolescenza, è un inevitabile miscuglio di sentimenti. “Happysad” diventa la realistica morale di sopravvivenza, che aiuta a guardare avanti, rischiando il presente per immaginare il futuro.



La forza del film, che delude nel finale “high school” consolatorio, non è certo la morale precotta, né la storia “prescritta”, ma lo sguardo affettuoso e sincero al difficile mondo dell’adolescenza. Sing Street, patentato come “teen movie”, regala però diversi momenti emozionanti e divertenti che si fanno strada tra ciuffi, ingenuità, apparecchi dentali e attimi di felicità dei giovani protagonisti. Un film che piacerà forse più ai genitori che ai loro figli.