La storia raccontata a Chi l’ha visto? Tiziana, presa dal panico e distrutta da quanto stava succedendo, si è recata dal suo ex fidanzato Michele la mattina del 13 settembre: voleva combattere, voleva vincere, voleva trovare un avvocato civilista. Non si sarebbe mai suicidata, era solo turbata per i soldi che avrebbe dovuto pagare, conferma lo zio. Lo stesso che, invece, le ha detto di non preoccuparsi per i soldi, perchè lui l’avrebbe aiutata, quello che era importante era solo la sua felicità e la sua salute, non i soldi. Tiziana era da sola a casa perchè la mamma era via: nell’abitazione era con la nonna, zio Beppe e Maria. Ed è stato proprio lo zio a chiamarla, chiedendole di mangiare insieme per non pranzare da sola. Lei aveva risposto di no, che avrebbe preferito stare da sola, forse dopo, per un caffè. Ma una volta arrivata l’ora stabilita lei non si è presentata. Allora la zia scende in tavernetta, lei non c’era. Era attaccata ad un attrezzo da pelstra, senza vita. Inutile i tentativi dello zio e del 118. Lei aveva parlato con qualcuno al telefono, cosa era successo? Ma soprattutto, chi?



Due le inchieste alla procura di Napoli: una che era una querela sui video pubblicati in rete e un’altra sotto forma di richiesta decreto d’urgenza per far si che venissero rimossi immediatamente i suoi video. Sono queste le due inchieste raccontata a Chi l’ha visto? nel servizio dedicato alla storia di Tiziana Cantone. La prima, datata 17 maggio 2015, è quella in cui Tiziana ha scritto alla procura di Napoli di stare malissimo per lo scoppio del caso: “Quanto sta succedendo adesso mi fa avvicinare a istinti di suicidio. Questo provoca danni nei miei confronti e pregiudica il mio futuro. Ora che sono fisicamente riconoscibile è già avvenuto che nelle mie rare uscite io abbia ricevuto aggressioni verbali e per tutelarmi mi devo chiudere in casa”. Dice e pensa al suicidio Tiziana. Ma cosa fa la procura di Napoli? Nulla. Aspetta e pochi giorni fa archivia questa querela. Lei, alla fine, si è suicidata. E addirittura non è stato neanche sentito il suo fidanzato Sergio, imprenditore napoletano, che aveva detto alla procura di poter essere utile alle indagini e poter rispondere alla domande dei procuratori.

La trasmissione di Rai 3, Chi l’ha visto, non spegne i riflettori su uno dei casi più controversi della cronaca nera. Stiamo parlando del suicidio di Tiziana Cantone, la 31enne di Mugnano, nel Napoletano, che ha scelto di togliersi la vita in seguito all’umiliazione scaturita dalla diffusione di suoi video hot sul web. A continuare a lottare è la madre, Maria Teresa Giglio. All’umiliazione nel vedere la sua immagine intima violata in rete, fece seguito un’ironia tagliente quanto ingiustificata a suono di #Bravoh, quel tormentone sulla bocca anche di personaggi celebri e che oggi diventa il messaggio per dire basta alla violenza sulle donne. Come riporta Bergamonews.it, il Comune di Costa Volpino ha deciso di distribuire ai commercianti e per le vie del paese un manifesto con una scritta forte: “Stai leggendo questo manifesto? #Bravoh. Prima di postare video o immagini che riguardano la tua sfera personale… Ricorda che il web può uccidere”. “Utilizzeremo proprio l’hashtag che ha distrutto la vita di Tiziana Cantone perché vogliamo far arrivare il messaggio a tutti quelli che lo hanno usato e stanno continuando a farlo. Proveremo a contattare anche la madre di Tiziana Cantone per metterla al corrente della nostra iniziativa”, ha commentato in merito l’Assessore alle Politiche Sociali Patrick Rinaldi.

Il caso di Tiziana Cantone non si è ancora concluso e si trova nel buio più nero. Una vicenda controversa, che come unica certezza ha il suicidio della giovane 31enne della periferia di Napoli, finita nel mirino di numerose contestazioni ed insulti. La sua immagine, finita in sei video hard girati con alcuni uomini, è rimasta impressa nel mare di internet, incastrata fra le maglie di una burocrazia che spesso non sa rispondere in modo tempestivo ad eventi di questo tipo. Il caso verrà approfondito nella puntata di Chi l’ha visto di questa sera, mercoledì 9 novembre 2016, grazie ad un particolare sguardo agli ultimi aggiornamenti. La soluzione o meglio, l’accoglimento delle richieste della stessa Tiziana Cantone, è arrivato mesi dopo la sua morte. La vittima, perché è questa una delle poche verità, aveva infatti denunciato Facebook Ireland perché togliesse i contenuti hot che la riguardavano, presenti e replicati in centinaia di profili creati ad hoc e diffusi in un tam tam senza fine. A nulla era valsa la sua richiesta ed alla fine Tiziana Cantone aveva dovuto anche lasciare la sua città, perché ormai la sua reputazione era del tutto compromessa. Ma gli insulti, le minacce, le pressioni ricevute dalla società che non perdona, hanno gravato come un macigno sulla sua giovane vita, spingendola a fare un gesto estremo che racchiude tutta la sua sofferenza. Il testimone è passato quindi di diritto alla madre, Maria Teresa Giglio, che in questi giorni si sta opponendo all’archiviazione delle indagini e che, ancora una volta, è costretta a prendere le difese della figlia. Mamma coraggio ha infatti dovuto ribadire, appena ieri, che non è stata Tiziana Cantone a divulgare i sei video hot di cui è stata protagonista.