Anche Antonino Cannavacciuolo è stato confermato per la sesta edizione di Masterchef Italia: il cuoco napoletano, amatissimo per la sua veracità, il talento e soprattutto il suo buon cuore, ha una sua personalissima idea di come debba funzionare una buona cucina e un buon ristorante. Prima della bravura, secondo lui, c’è un’altra cosa che deve venire: ossia l’amore e la passione per il mestiere e per le altre persone, che bisogna accogliere in modo da farglielo ricordare. “Il primo consiglio che posso dare, è quello di non smettere mai di amare le professioni legate all’ospitalità. Senza amore e passione, sarebbe impensabile anche solo pensare di provare a trasformare il servizio e l’accoglienza, in un ricordo emozionante” – ha confidato Antonino Cannavacciuolo al Gambero Rosso – “Al giorno d’oggi fare ospitalità significa offrire un servizio attento che, dall’accoglienza dell’ospite alla sua uscita dal locale, regali emozioni. Credo che lasciare un ricordo positivo, e un segno indelebile dopo un’esperienza gastronomica o un soggiorno, sia il risultato di un eccellente lavoro”.



In questa nuova edizione di Masterchef torna a dispensare consigli ed aiutare i giovani aspiranti chef in gara. Il trucco è partire dalle basi e cercherà di comunicarlo anche quest’anno ogni volta in cui sarà necessario ricordarlo: “L’igiene è la prima cosa, la mia fissazione. Dimenticarsi un’ostrica sul fuoco per troppo tempo, significa rischiare di avvelenare qualcuno”, sembra scontato dirlo ma non è un suggerimento buono solo per fare dello show. L’ordine, il rigore, sono anch’esse parti indossolubili di una carriera a cui ha legato il suo talento per la vita. Chi vuole diventare il nuovo Masterchef italiano, dovrà sottoporsi alla disciplina, prendere tante manate sulle spalle, e metterci molto impegno per ottenere dei risultati: “Spesso a Masterchef il contatto umano con i ragazzi viene a mancare. Io do le pacche sulle spalle”, non per punirli, ma per avere con loro un rapporto vero. Il metodo Cannavacciuolo sembra funzionare e l’ha reso un’icona del programma, nonostante la sua sia soltanto la seconda partecipazione al talent culinario di Sky Uno. Si aspetta un’edizione ricca di sorprese in cui la sua unicità darà il tocco che manca a rendere sorprendente ogni sfida preparata per i concorrenti di quest’anno. Dai suoi profili social, viste le continue foto postate insieme agli altri giudici negli ultimi giorni, sembra che l’attesa di vederlo di nuovo all’opera stia per finire. Masterchef riparte il 22 dicembre, sempre su Sky Uno.



La sesta stagione di Masterchef Italia su Sky Uno non può iniziare senza la partecipazione, per la seconda volta consecutiva, dello chef campano Antonino Cannavacciuolo. Già titolare di Relais et Châteaux Villa Crespi e ora del Cannavacciuolo Cafè&bistrot, sempre in quel di Novara, il cuoco due stelle Michelin, è pronto ad indossare di nuovo la casacca di giudice nel programma di cucina più seguito su Sky. In oltre ventimila si sono iscritti ai casting di quest’anno e molto del merito del successo del format va anche a lui. La vincitrice di Masterchef Italia 5, Erica Liverani, afferma di essersi iscritta alla scorsa edizione solo perchè c’era lui, l’orso buono, come viene scherzosamente additato da chi lo conosce: “È stato quello più vicino a me dal punto di vista umano”. I telespettatori ricordano con emozione quando, al momento della proclamazione della vittoria, Cannavacciuolo ha tenuto in braccio la figlia di Erica e l’ha poi portata dalla madre per fargliela stringere. Il giudice, che dimostra la sua rudezza tirando manate pesanti sulle spalle dei concorrenti per rimproverarli e portarli a una reazione, è lo stesso capace di slanci di affetto così genuini e sentiti. Questa sua duplice natura, all’apparenza burbera e severa ma con un cuore dolce sotto la scorza ruvida, rappresenta la sintesi della sua persona e del suo percorso di vita. 



Gavetta è la parola chiave attorno alla quale ruota la sua crescita e i primi passi nel mondo della ristorazione. Poi, c’è la dedizione assoluta dimostrata verso i suoi piatti e i suoi clienti storici, diventati nel tempo come una famiglia, attraverso i quali il suo nome e quello di Villa Crespi hanno cominciato a girare di bocca in bocca come sinonimo di una cucina lontana dal divismo concettuale: “Nella mia brigata non siamo aristochef. Facciamo solo da mangiare”, ha dichiarato con semplicità al quotidiano La Repubblica in una recente intervista. Perchè prima di diventare grandi bisogna sporcarsi le mani ed essere umili: “Prima i ragazzi volevano diventare tutti rockstar, ora vogliono fare gli chef”, ma il mestiere è duro e non basta amare la cucina per spadellare una vita e riuscire a tenere i piedi saldi in questo ambiente. Antonino Cannavacciuolo ce l’ha fatta a costruire un business di successo senza snaturare sè stesso e i suoi modi da montagna gentile: il fisico imponente fa a pugni con un’empatia innata, in cui è racchiusa la teorizzazione della sua purezza dietro la telecamera, distante dai sorrisi finti e dal compiacimento che strizza l’occhio allo spettatore. Deve tutto a sua moglie Cinzia, che ha creduto nelle sue capacità fin da subito, e mostra una sincerità cristallina anche quando parla dei suoi compagni di avventura televisiva: “Bruno, Carlo li conosco da una vita e sono amici. Joe l’ho conosciuto da poco, è un grande imprenditore”. Non vuole fare miracoli Antonino, nè nei suoi ristoranti nè come giudice a Masterchef, ma è conscio di una cosa: “Se fai mangiare bene la gente, regali delle emozioni. Non ho filtri, non recito mai”.