Accompagnato dall’Orchestra Sinfonica Nazionale Italiana diretta dal maestro Renato Serio, ci sarà anche Roberto Vecchioni tra i grandi ospiti attesi per il consueto appuntamento, giunto alla ventitreesima edizione, del Concerto di Natale in Aula Nervi in Vaticano.
Il professore, come viene chiamato per via del suo lavoro come insegnante universitario, ruolo che continua a mantenere in parallelo con la sua attività di cantautore, si esibirà in diretta televisiva su Canale 5 per festeggiare l’avvento del Natale insieme a tanti altri amici, cantanti e musicisti, per le cause benefiche legate all’evento: dai progetti per i bambini dell’Africa, al sostegno verso le popolazioni colpite da disagi di varia natura. Vecchioni è da sempre attento anche all’aspetto sociale del suo lavoro e da anni porta avanti progetti personali volti al sostegno di associazioni come l’Airc e altre onlus. La sua partecipazione coincide con l’uscita del suo nuovo album, “Canzoni per i figli”, raccolta di brani noti e meno noti, tra cui alcune perle risalenti al suo esordio negli anni ’60, riarrangiati da Lucio Fabbri e ricantati con un nuovo spirito, quello di oggi. Perchè quello di ieri vive di una disillusione palpabile, verso la politica e le persone: “Bisognerebbe avere un po’ più di coraggio e fiducia e ostentare meno menefreghismo, cercare di capire le proprie responsabilità senza dare sempre le colpe agli altri” (Ansa, dicembre 2016).
La casa editrice Einaudi ne approfitta per ristampare l’autobiografia di questo grande artista, “La vita che si ama”, in un’edizione deluxe con all’interno proprio il nuovo cd inciso dal cantautore. Perchè i due prodotti, sebbene in origine proposti in tempi diversi, appaiono mai come ora così complementari nella ricerca di una felicità che non sia solamente l’ammissione colpevole della propria sconfitta umana; il padre dolente, Vecchioni stesso, si chiede in quali termini la sua generazione ha sbagliato e cosa può fare per garantire ai propri figli un orizzonte: il futuro è sulla bocca di tutti, ma un futuro non c’è. In questo racconto personale che dilata passato e presente, tra memorie di artista e ricordi intimi della propria esperienza di figlio e di padre, c’è spazio per interrogarsi su un tempo costruttivo “dove nulla si perde” per ritrovare la consapevolezza necessaria a guardare la vita con uno spirito di meraviglia e scoperta continua. È questo l’unico modo per imbrigliare l’amore e la serenità e non far scivolare la propria esistenza tra le mani senza lasciare niente su questa terra: “La felicità non è un angolo acuto della vita o un logaritmo incalcolabile o la quadratura del cerchio: la felicità è la geometria stessa”. Un percorso quindi, non un punto di arrivo e il nuovo disco è un contraltare di questa girandola di emozioni in cui le parole scritte lasciano il posto alla voce e alla musica, per arrivare all’essenza autentica del Vecchioni paroliere, autore e musicista. La decisione di rinnovarsi anche negli arrangiamenti, rivela l’esigenza del recupero del passato come mezzo moderno per ricavare qualcosa di istintivo e ciò si riflette nell’impasto sapiente dei suoni ottenuto dall’ascolto di artisti vecchi e nuovi: “Mi piacciono Carmen Consoli, Elio e le Storie Tese, Caparezza perché sanno fare musica Purtroppo devo constatare che la maggioranza dei giovani scieglie le cose ovvie. Come diceva Oscar Wilde l’artista deve far passare per intelligenti cose stupide perché anche gli stupidi si sentano intelligenti. Ma questo non lo facevano i vari Guccini e De André perché non gli importava niente”, ha dichiarato all’Agenzia Giornalistica Italiana qualche giorno fa. Roberto Vecchioni si conferma un punto di riferimento nel nostro tempo, per il modo in cui fonde la cultura e l’insegnamento, alla diffusione di un messaggio musicale preciso, con richiami poetici e pedagogici che vanno oltre la discografia di massa e si incastonano come una gemma in un cantautorato vivido, capace di far commuovere più di una generazione, dagli anni sessanta fino ad oggi, senza abbandonare una vena polemica tagliente e mai didascalica.