La serie Tv rivelazione dell’anno, in grado di accattivare l’attenzione di pubblico e critica in soli otto episodi: The OA entra di diritto nell’Olimpo degli show firmati Netflix. Il tutto a discapito di una trama a prima vista leggermente banale, concentrata su una ragazza cieca che ritorna dopo sette anni con la capacità di vedere nuovamente. Il nuovo lavoro di Zal Batmanglij e Brit Marling scende tuttavia in campo con un cast di primo livello che può contare oltre alla presenza della co-autrice, anche su quella di Jason Isaac, conosciuto per il suo ruolo di Lucious Malfoy nella saga di Harry Potter. Il suo nuovo ruolo sarà quello di uno scienziato conosciuto con l’acronimo di Hap, un personaggio a sé stante rispetto agli altri e che è collegato da un rapporto di amore e odio con la protagonista. Ci sono almeno due punti di vista con cui cimentarsi nella visione degli otto episodi di The OA. Il primo atteggiamento, razionale e scettico, permetterà di cogliere solo uno strato della narrazione e porterà a concludere la prima stagione con un grande punto interrogativo. In questo caso si farà parte di quella schiera di telespettatori che si stanno ancora interrogando sul messaggio della serie Tv. Il secondo approccio invece è di tipo spirituale e come per molti aspetti della vita di simile fattura, bisognerà compiere innanzitutto un passo importante: credere.



I primi due episodi di The OA, intitolati “Il ritorno” e “Il nuovo Colosso“, ci introducono tutti i personaggi principali della storia. Scopriamo subito una manciata di particolari sulla protagonista, Prairie Johnson: era cieca, è scomparsa per sette anni e l’ultima volta che è stata vista stava cercando di gettarsi da un ponte. A seguire il difficile incontro con i genitori, interpretati da Scott Wilson ed Alice Krige, la scoperta che la ragazza può stranamente vedere di nuovo e tanti ingredienti già visti in tante trame che appartengono al genere crime. Il primo episodio in particolare non presenta nulla di originale e la ritmica della narrazione potrebbe apparire persino lenta. La verità è che i creatori hanno voluto di proposito mettere tanta carne sul fuoco in due ore di start, tale da confondere anche i sensi. La domanda principale che saremo portati a chiederci ci verrà svelata dalla protagonista stessa sul finale della prima puntata, ovvero come ha fatto Prairie a riacquistare la vista? La voce di Brit Marling ci risponderà appunto che non è importante, ma che lo è invece scoprire perché l’ha persa la prima volta.



Inizierà così il secondo episodio, in cui verremo divisi fra la Russia e l’America, fra un passato tragico ed un presente ancora incapibile. Anche in questo caso la spiegazione della vita condotta da Prairie nell’età della fanciullezza rappresenta un cliché. La bambina è la figlia di un oligarca russo, vive nel lusso ma educata con una disciplina severa. Il padre ad un certo punto muore, ma lei non se ne fa una ragione e lo cerca per tutta una vita. A tenere con il fiato sospeso le due domande successive che viene sollevata da questa nuova “rimpolpata” della trama principale: perché Prairie ha bisogno di cinque persone e perché si fa chiamare “il PA”? Ovviamente quest’ultima parte è collegata alla traduzione italiana, discutibile dal punto di vista di alcuni telespettatori. Anche in questo caso il crescendo narrativo della seconda puntata di The OA trasporta da un inizio tiepido ad un finale esplosivo, in cui ormai si è vittime della curiosità e dal bisogno di trovare una risposta ai numerosi enigmi. 

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