Un incolto e selvaggio Mattew McConaughey guida la rivoluzione della contea di Jones e la successiva proclamazione del Free State of Jones nel film che mette in luce gli aspetti di una storia sconosciuta ai non americani nell’epopea della Guerra di secessione americana. Newton Knight è un qualunque infermiere dell’esercito confederato sul campo di battaglia di Corinth che ogni giorno si ritrova tra sangue e raccapriccianti scene di morte e di corpi dilaniati, che i primi minuti del film non lasciano all’immaginazione. A risvegliarlo dalla rassegnazione all’orrore è la morte del nipote adolescente, stroncato da un colpo dell’esercito nordista.
Il ritorno a casa per dare sepoltura al giovane mette Newt di fronte ai retroscena della guerra che se in campo aperto uccide e distrugge con crudeltà, nelle fattorie e nei campi vuol dire razzia delle scorte di cibo e lana e del raccolto dei civili, per mano di soldati confederati la cui scusante è il sostentamento delle truppe. La decisione definitiva di disertare la guerra “dei ricchi” e proteggere i civili lo porta all’inevitabile fuga nelle paludi, dove fa conoscenza con un manipolo di schiavi neri fuggiti.
A questo punto comincia la narrazione dell’impresa di Knight, leader capace e caparbio che, con un seguito di uomini che si ingrandisce sempre più di schiavi e disertori stufi di una guerra che non è la loro, si oppone alla Confederazione. Tema fondamentale è l’integrazione che si crea tra bianchi e coloro che erano considerati solo esseri inferiori, a partire non solo dall’amicizia di Newt con i fuggiaschi di colore, ma anche e soprattutto dell’amore con la schiava Rachel. Dalla loro unione nascerà la prima comunità mista.
Il regista Gary Ross (Hunger Games) mette in scena un’impresa che ha sapore eroico, ma al contempo, però, evidenzia i caratteri di un popolo che ha affrontato nel suo passato momenti tutt’altro che dorati. Il tema dell’odio razziale si fa avanti con prepotenza anche dopo la battaglia condotta da Knight e dalla “contea libera di Jones”, che infatti vede sgretolarsi le speranze di pace e integrazione del Mississippi e di tutto il territorio ex-confederato. Le leggi del nuovo Stato infatti continuarono a non essere rispettate in molte zone e, anzi, i neri furono colpiti dalle azioni raccapriccianti del “Ku Klux Klan”.
Interessante il parallelo tra Newt e un suo bisnipote, che compare a sorpresa in alcune scene del film, anch’egli alle prese con ingiustizie razziali, a seguito di un matrimonio “misto”. In lui si rivede lo stesso fervore dell’antenato.
Il premio Oscar Mattew McConaughey si riconferma nuovamente magistrale e con un grande talento drammatico. Interpreta alla perfezione il personaggio a cui, tra l’altro, assomiglia in maniera impressionante e maschera così alcune sbavature della sceneggiatura che in alcuni punti è discontinua.
Quella che sembrava configurarsi come una semplice (e forse già vista) narrazione di guerra si rivela essere invece qualcosa di nuovo, sia nell’argomento, sia nel mettere in scena attraverso la guerra il dolore di un Paese che ha visto nella sua storia ingiustizie e inciviltà, una nazione cresciuta in parte sulla schiavitù e sul conseguente razzismo che continua purtroppo a permanere. Ma anche capace di dare vita a potenziali Newton Knight, pronti a dichiarare un “Free State of Jones”.