Partiamo dal fatto che son concentrato più sull’aspetto televisivo che su quello musicale.
Carlitos Conti è un prodotto del piccolo schermo e dopo l’edizione vincente del 2015 non poteva che provare a consolidarsi. Ha però sbracato con il belloccio Garko, attore migliore del sottoscritto solo perché è volto e fisico da pubblicità. Così anche con le due veline. Ma tutto è studiato per far parlare al momento senza che traccia rimanga. Perché Sanremo è Sanremo.



Tecnologica è opprimente con grandi fascioni illuminanti che si colorano. Luci in movimento a bizzeffe. Predominanti rosse e blu. Ma più che ascoltare le canzoni si viene portati a guardare lo spettacolo televisivo, dalle inquadrature, alle camere che sbarellano volutamente sui primi piani, all’utilizzo della speedy cam dall’alto e dal retro della scenografia. Stacchi registici di camera schizofrenici, ma questa è la TV veloce odierna. In soldoni, la musica svenduta allo spettacolo delle inquadrature televisive, della scenografia e della tecnologia. La musica resta in secondo piano.



Nella gran centrifuga di Sanremo, oltre alla TV, Carlitos ha provato a mettere un po’ di contenuto.
Il clou della serata è stata l’esibizione del maestro Ezio Bosso, enfant prodige della musica, ora malato di Sla. Non lo conosco personalmente, ma il suo sorriso e la sua vitalità sono contagiosi. Una bella testimonianza di speranza. Il direttore artistico ha poi ricordato la tragedia delle Foibe.
Così non ha scontentato nessuno.

Passiamo all’aspetto canoro: non son un musicista, per dirla in poche parole non ho la competenza musicale del grande Vites, ma penso che una canzone mi debba restare in mente per poi cantarla in macchina. Son ben contento di aver visto in apertura di serata un po’ di giovani proposte, ciò mi ringiovanisce, ma non toglie data l’età, un po’ di criticità. Irama mi è sembrato un Povia più logorroico e perciò meno melodico e orecchiabile. Ermal Meta è sullo stesso stile, mentre Cecilie con N.E.G.R.A., mi è sembrata un’operazione di marketing. E qui mi fermo. Le scelte dei giovani da cosa son dettate?



Poi son partiti i big. Dolcenera ha una gran voce ed il direttore artistico ha fatto sì che fosse valorizzata con tanto di sonata al piano. Patty Pravo è la vecchia star che viene riproposta, il vintage è di moda. Clementino, hip hop italo-campano, arrivato sicuramente sponsorizzato, lascia labili tracce per le versioni cantate in dialetto. Valerio Scanu l’ho ascoltato, ma mi è sembrato più vintage di Patty. Francesca Michielin, non mi è dispiaciuta, il ritornello mi è rimasto in mente. Alessio Bernabei ancora di più con “Noi siamo infinito”.

Ma i più furbi sono stati Elio e le Storie, con un medley esilarante. Scommettiamo che arriveranno secondi e che nella serata finale ci stupiremo di quel che combineranno? Neffa e gli Zero Assoluto non mi convincono e difatti sono nella zona rossa a rischio decretata dal televoto. Annalisa pure, ma si salva.

Io ho votato per Elio e non ho applaudito Patty. Ma Sanremo è Sanremo.