Aldo Grasso ha recensito per Corriere.it la fiction Io non mi arrendo, terminata ieri su Rai Uno con la seconda e ultima puntata. Per il critico televisivo la fiction è stata interpretata molto bene da Beppe Fiorello ma la considera un “funerale di Stato postumo”, come spiega lui stesso nel video prendendo in prestito la definizione usata da una lettrice del Corriere: clicca qui per vedere il video della recensione di Aldo Grasso sulla fiction dedicata al poliziotto Roberto Mancini.



Beppe Fiorello e Raiuno hanno portato in prima serata il dramma della Terra dei Fuochi con la triste vicenda di Roberto Mancini, il poliziotto eroe che ha messo la propria vita davanti a tutti. Un dramma che dura ancora oggi e che continua a sconvolgere i cittadini italiani. La fiction di Beppe Fiorello ha portato a galla una triste realtà a sui social sono tantissimi i messaggi non solo di ringraziamento per Beppe Fiorello per il modo umano con cui ha raccontato una triste realtà ma anche per le istituzioni a cui chiedono risposto. Tra tutti i messaggi, spunta soprattutto quello di Giulio: “Io non mi arrendo”, ma i drammi di quella terra sono ancora là. Ferisce vedere in una fiction l’ennesima rappresentazione di una realtà che attende ancora risposta e intorno alla quale si raccoglie soltanto la colpa di chi ha espresso la propria potenza e l’impotenza di tutti gli altri”, scrive. Cliccate qui per vedere il post.



Grande successo per la seconda ed ultima puntata della mini fiction di Raiuno, “Io non mi arrendo”, interpretata da Beppe Fiorello nei panni del poliziotto Roberto Mancini. Davanti ai teleschermi c’erano 7.356.000 telespettatori con uno share del 28,15%. Un grandissimo successo, dunque, per il ritorno in tv di Beppe Fiorello che, felice del messaggio lanciato, ha ringraziato tutti gli italiani che hanno apprezzato il suo lavoro. “Grazie a tutti, è stato un onore far conoscere a tanti milioni di italiani #RobertoMancini,ci vediamo tra un anno con un’altra storia. Ciao”, scrive l’attore su Twitter.



Mai banale ma con tanti sentimenti da esprimere. Beppe Fiorello, l’interprete della grande fiction di Raiuno, nei panni del poliziotto Roberto Mancini non ha deluso le aspettative riuscendo a riportare in vita un eroe moderno, capace di mettere la propria vita al servizio dello Stato. Una storia forte, drammatica ma purtroppo ancora presente sul territorio italiano che ha toccato il cuore del pubblico che, sui social, ha fatto una standing ovation per la bravura di Fiorello. “#Beppefiorello #iononmiarrendo grazie per non farci dimenticare il coraggio di pochi uomini”, “##iononmiarrendo una storia drammatica ma mi ha messo il buon umore.. Adesso credo ci siano uomini davvero speciali. Grazie Fiorello”, “ogni ruolo che interpreti ha per me lo stesso peso:21 grammi di emozione. Grazie di esistere Beppe Fiorello”, “Grazie Beppe per aver dato voce a questa triste realtà”, scrivono i fans.

Beppe Fiorello, ancora una volta, è riuscito ad interpretare magistralmente una triste realtà italiana. Nei panni del poliziotto Roberto Mancini, Beppe Fiorello è riuscito a toccare il cuore e l’anima di chi, purtroppo, ogni giorno vive la dura realtà della Terra dei Fuochi. Un messaggio forte e chiaro quello lanciato dalla fiction di Raiuno che non è passato inosservata. Sui social, tantissimi i messaggi sull’argomento e su Roberto Mancini come quello di Maria Vittoria che, su Instagram, ha elogiato la grandezza di un eroe moderno. “Erano gli inizi degli anni 90, ero una bambina all’epoca dei fatti e non ne avevo cognizione, non sapevo che in questo mondo potesse esistere una persona tanto pazza quanto generosa da mettere in pericolo la propria vita consapevolmente per aiutare altre persone a vivere in luoghi puliti o quanto meno bonificati, o almeno per darne loro una lontana possibilità. Un’indagine aperta per caso, per reati differenti da quelli ambientali, e che ha portato a conoscenza di un mare di bestialità commesse ai danni di una terra bella e tanto disgraziata” – scrive Maria Vittoria che invita tutti a riflettere e ad omaggiare una persona normale che, per il bene comune, ha sacrificato la propria vita – Stiamo parlando di un eroe a mio modesto parere: l’ispettore Roberto Mancini. Per me è un eroe. Uno dei tanti che ha cercato di fare qualcosa di buono per l’Italia e come da copione ha fatto la fine dei topi, oltre che quella del “cornuto e mazziato” se pensiamo al danno e la beffa per un mancato risarcimento danni e una vita finita nel fiore degli anni. Sono orgogliosa di essere Italiana quando penso di essere conterranea di un uomo, padre, marito e poliziotto di tale calibro. Sei un onore per tutti”, conclude. Cliccate qui per leggere tutto il messaggio.

Si è appena conclusa la seconda e ultima puntata di Io non mi arrendo. A fiction conclusa possiamo dire con certezza che la fiction interpretata da Beppe Fiorello lascia un po’ di amaro in bocca. Sicuramente suscita emozione, quasi tenerezza, riconoscenza nei confronti di una persona, nella realtà Roberto Mancini, che ha fatto l’impossibile per mettere a nudo segreti nascosti purtroppo troppo di frequente. Dall’altro lato, però, la fiction lascia suscita rabbia e frustrazione di fronte a un sistema che è ancora troppo tutelato e protetto, nonostante si tratti di attività che tutto meritano, fuorché protezione. Le azioni dei malavitosi non sono molto diverse da quelle di un serial killer: la gente muore per colpa dei rifiuti tossici smaltiti illegalmente, ma c’è chi continua a farlo, mettendo a rischio anche la propria vita. Marco Giordano, alias Beppe Fiorello, è stato presentato come un eroe perché è stato davvero un eroe. E’ questo che pensavano anche le madri di bambini morti a causa dello stesso male che ha ucciso Roberto, ospiti ieri sera a Porta a Porta. Racconti struggenti, che lasciano incapaci di trattenere le lacrime e che, purtroppo, non sono casi isolati né troppo lontani nel tempo.  – Io non mi arrendo è stata una fiction che, prima di ogni cosa, ha voluto raccontare quello che spesso può sfuggire a chi ascolta distrattamente un telegiornale. E’ più facile interessarsi ad una miniserie che a un giornalista intento ad annunciare l’ennesima brutta notizia. Sarà per questo che gli ascolti della prima puntata sono stati più che soddisfacenti: vuol dire che l’Italia ha voglia di divertirsi, è vero, ma non riesce a rimanere insensibile di fronte alla realtà, di fronte al racconto di un uomo che realmente ha messo la legalità, la correttezza, l’onestà e la salute degli altri davanti alla sua stessa vita. Fiorello ci ha descritto una persona che non ha avuto paura di nulla, fatta eccezione per la malattia e per la possibilità che qualcuno facesse del male alla sua famiglia. L’amore per Maria e per Martina si contrapponevano nettamente alla sua freddezza dimostrata sul lavoro: Marco, così come Roberto, erano uomini gentili, premurosi e affettuosi con moglie e figlia almeno tanto quanto erano determinati e “spietati” sul lavoro. Niente sembrava poter fermare Marco nella lotta alla malavita campana. Niente, tranne il cancro. Vincitore, in primis, di Io non mi arrendo è il protagonista, Beppe Fiorello, che già ieri aveva raccolto un numero consistente di consensi ma che oggi, a partita conclusa, può essere a pieno titolo definito un ottimo attore. La sua recitazione è stata intensa e avvolgente. Fiorello è stato capace di immedesimarsi in due diversi aspetti della stessa persona: la tenacia, la perseveranza, la forza e il coraggio di Marco Giordano giovane, intento a portare avanti la sua personale e comunitaria lotta contro la malavita; la debolezza fisica, l’affaticamento di un uomo ormai consumato dalla malattia, ma ancora con una luce negli occhi, quella della giustizia, nell’interpretazione di Marco Giordano dei nostri giorni. La speranza dell’ormai vicino alla morte Giordano è che la sua ultima azione, la sua ultima riunione della squadra sia la chiave per aiutare qualcuno a portare a termine quell’indagine che a lui istituzioni e tumore non hanno dato la possibilità di completare. La frase “Dai che questa volta ce la facciamo!” pronunciata ai suoi compagni è la dimostrazione di come Marco vedesse in quel gesto una sorta di catarsi. Del resto, aveva detto “Voglio sopravvivere solo finchè non concludo l’indagine che ho iniziato”. E così è stato. Dopo la conferma dell’accusa nei confornti dell’avvocato Russo e dei suoi complici, Marco si è lasciato prendere dalla malattia, seguendo il processo da un posto diverso da questa terra.  – Io non mi arrendo è stata una fiction che, come molte altre, porta gli spettatori ad un più diretto contatto con la realtà che vivono inconsapevolmente e quotidianamente. Nello specifico, ha messo di fronte la popolazione italiana, non soltanto quella campana, di fronte a fatti che si verificano all’ordine del giorno, ma nessuno (o quasi) ha il coraggio di farsi avanti e denunciarli. L’Italia è piena di casi paragonabili a quello della Terra dei Fuochi, seppure l’attività e l’area geografica siano diverse. E’ impensabile svegliarsi la mattina e avere il timore di respirare l’aria proveniente dall’esterno perchè ricca di polveri sottili, di diossina, di residui tossici che potrebbero portare lentamente una persona alla morte. Ad aggravare la situazione, ad essere colpiti da questi fenomeni sono spesso bambini, anche in età infantile, perchè privi di difese immunitarie e, quindi, maggiormente soggetti alla contrazione di malattie di cui non dovrebbero nemmeno sentir parlare. Ne è dimostrazione Vincenzino, nella fiction, che, come dice sua madre “avrà 13 anni per sempre”, ma lo sono anche i figli, ormai diventati angeli, di quelle madri che ieri sera hanno lasciato la loro testimonianza a Bruno Vespa e agli italiani che hanno seguito Porta a Porta. La fiction è una chiara denuncia, oltre che un invito a riflettere e ad opporsi a tale situazione, così da non trovarsi ancora di fronte a gente che muore semplicemente per colpa dell’aria che respira.(Maria Laura Leo)