La pellicola in onda stasera su Rai Movie alle 23,00 è un film del 2000, diretto da Marco Tullio Giordana. Il film “I cento passi” fa parte di quella filmografia impegnata, che vede narrare di quelle drammatiche questioni che hanno insanguinato la nostra terra dall’immediato dopoguerra fino ai giorni nostri. Il lavoro cinematografico ha visto la sua conclusione grazie ad una produzione collaborativa tra Rai Cinema, Tele + e Titti Cinema, esso è stato distribuito nelle sale grazie alla rete “Medusa film”, ed ha visto un buon successo di pubblico e di box office. Non è la prima volta che il film appare sul piccolo schermo, e molti sono stati gli italiani nelle precedenti messe in onda, che hanno potuto apprezzare la buona interpretazione degli attori, non famosissimi ma tutti abbastanza bravi. Il ruolo principale (quello di Peppino Impastato) è stato interpretato da un ottimo Luigi Lo Cascio, il suo alter ego nel lavoro cinematografico (il padre del giovane Impastato) ha visto un bravo Luigi Maria Burruano, nel ruolo del boss Badalamenti è stato invece scelto da quel Tony Sperandeo maestro dei personaggi siciliani. La fotografia del film è stata di Marco Forza.
Il film tratta della vita e dell’uccisione di Peppino Impastato, giovane siciliano che nasce, vive e muore in un piccolo paesino della provincia di Palermo, permeato da quel potere mafioso su cui tanto si è discusso. Impastato vive a Cinisi, egli crescendo si ribella a quella sub cultura mafiosa, che vede un asservimento generalizzato da parte di tutti i cittadini. Peppino conta i passi che separano la sua casa, da quella del referente locale della cupola mafiosa (Badalamenti), i passi sono appunto cento, e sono percorsi innumerevoli volte da quel giovane ribelle, che pur di non chinare la testa in un gesto di ossequio al padrone del malaffare, non esita a entrare in contrasto con la sua famiglia. Sono forse le scene familiari che fanno più di tutte pensare lo spettatore. Peppino arriva al punto di rottura, soprattutto con il padre, il quale lo accusa apertamente di minare quel potere patriarcale sul quale si poggiava la famiglia siciliana degli anni 70. In un estremo atto di sfida Peppino abbandona la sua casa natale, ed inizia una lotta politica che lo porterà alla morte. Il giovane Impastato cerca, infatti, in ogni modo di dare fastidio al potere mafioso, per farlo fonda una radio locale (radio Aut), dal quale oltre a sbeffeggiare Badalamenti annuncia la sua candidatura alle elezioni comunali di Cinisi. Il giorno prima delle elezioni Impastato è eliminato con una carica di tritolo. Il lavoro termina lasciando allo spettatore, quel malessere proprio di una regione che per decenni ha dovuto fare i conti con clamorosi fatti di sangue, e fa soprattutto pensare sulle collusioni mafia/istituzioni rappresentati nella fase finale della pellicola, dall’inerzia dei carabinieri che indagano sull’omicidio di Peppino, e che pur di non incolpare il Badalamenti s’inventano di sana pianta la tesi di un improbabile suicidio.