Un magistrale Jason Segel a colloquio con Jesse Eisenberg (nomination all’oscar per The social network) nella riproduzione cinematografica (The end of the tour) del dialogo tra il grande David Foster Wallace e David Lipsky, in occasione dell’ultima tappa di presentazione del libro “Infinite jest”. Cinque giorni a disposizione del giornalista di “Rolling Stone” per un’intervista alla “rockstar della letteratura”. Intervista che si trasforma invece in un toccante rapporto di quasi amicizia tra due uomini alla ricerca delle stesse cose. 



Un giovane scrittore affascinato dalla fama di un appena più anziano autore che si rivela essere ironico e riflessivo ma profondamente fragile. Un tributo al grande Wallace con cui il giornalista dichiara di avere avuto la più bella conversazione della sua vita. Non un dialogo su massimi sistemi, ma anzi sulla vita normale e forse (a detta dello stesso Wallace) “troppo americana”, in un road movie tra automobili e hotel nei luoghi nebbiosi del Michigan, tra neve e paesaggi malinconici ma affascinanti. 



Gli interpreti si sono trovati catapultati nel mondo da cui Wallace è partito: isolato ma allo stesso tempo incredibilmente emblema della società consumistica di centri commerciali e tavole calde sempre aperte. Come James Ponsoldt (il regista) si era prefissato, la sceneggiatura segue il racconto di Lipsky e non cade mai né nel sentimentalismo, né nell’elogio della figura di Wallace, ma piuttosto segue il filo di pensieri e di idee che hanno incantato l’America. 

The end of the tour non è la biografia di David Foster Wallace, ma l’incontro di due personalità molto più simili del previsto che, seppur entrando spesso in contrasto, creano un rapporto di amore platonico. Appunto non una biografia, ma dialoghi serrati e incisivi che si sviluppano nei tragitti in auto, in aereo e in ogni momento di vita quotidiana nei giorni che il film racconta. Geniale la scelta di Segel e Eisenberg che, anche grazie all’ esperienza nel lavoro di sceneggiatura, si rivelano essere brillantemente in grado di ricoprire i ruoli e interpretare la figura dello scrittore. 



Intenso e serrato, The end of the tour è una rivelazione, per nulla noiosa ma anzi molto interessante, non solo per i conoscitori della “rock star della letteratura”, ma soprattutto per chi non ne aveva mai sentito parlare e che non può rimanere indifferente di fronte alla profondità che si scatena dentro una semplice intervista e che è quasi invogliato a giudicare personalmente i libri di David Foster Wallace.