Scopriamo qualche notizia interessante sulla pellicola in onda oggi su Rete 4 alle ore 15.50, La battaglia dei giganti. Per girare le scene in cui sono impegnati i carri armati, i celebri Tiger sono stati sostituiti dagli M47 Patton, ai quali sono stati aggiunte le insegne tedesche. Gli M4 Sherman e M36 Jackson degli statunitensi sono invece stati sostituiti dagli M24 Chaffee.



Oggi alle 15,50 su Rete 4 va in onda “La battaglia dei giganti” (titolo originale: “Battle of the Bulge”), film del 1965 diretto da Ken Annakin. Il film è ambientato alla fine del 1944, quando Hitler decise di lanciare una offensiva nelle Ardenne, resa particolarmente imponente dall’utilizzo di mezzi corazzati. Il piano che è alla base dell’operazione, viene esposto dal generale di divisione Kohler (Werner Peters) al colonnello Hessler (Robert Shaw) e il suo obiettivo è la riconquista del Belgio tesa a rendere necessaria la ritirata degli Alleati, un piano che deve però essere portato a termine in poco più di due giorni.



Al piano tedesco di riconquista del Belgio si contrappone la grande fiducia che anima i comandi anglo-americani, convinti di poter portare a termine il conflitto entro l’imminente Natale. Un convincimento fondato sullo stato di profonda crisi in cui verserebbe l’esercito avversario, ma non condiviso dal tenente colonnello Daniel Kiley (Henry Fonda), il quale ha invece intuito per tempo l’intenzione tedesca di dare vita a un’imminente controffensiva. L’offensiva tedesca inizia quando Hessler decide di attaccare con i suoi Tiger gli Sherman avversari, i quali sono provvisti di minore potenza di fuoco e blindatura, e quindi impossibilitati a reggere l’urto. I tedeschi riescono in tal modo ad ottenere una serie di importanti successi, in particolare riuscendo ad infiltrarsi nel cuore delle linee alleate. A rendere ancora più largo il successo iniziale sono poi le mosse messe in atto dal tenente Schumacher (Ty Hardin), che ha fatto travestire i suoi soldati come quelli americani, provvedendo peraltro a modificare la segnaletica stradale. Fingendo di essere la polizia stradale statunitense, i soldati tedeschi hanno gioco facile nell’occupare un ponte e mantenerlo intatto, in modo da rendere più facile ai carri armati la prosecuzione della loro offensiva e l’ulteriore avanzata nelle linee avversarie.



A complicare le cose, arriva però all’improvviso una difficoltà logistica che non era stata considerata, ovvero la mancanza di carburante per il rifornimento dei mezzi. La lontananza dai centri di rifornimento, infatti, si riverbera in maniera negativa sulle operazioni, costringendo Kohler a temporeggiare. Un evento che provoca un furente litigio con il suo attendente, ancora convinto della possibilità di una vittoria cui il generale, con tutta evidenza, non crede più. Una dichiarazione che provoca le accese rimostranze del graduato, pronto ad accusarlo di guardare più alla sua carriera che alle necessità della Germania, sino a chiedere di essere trasferito, adducendo come motivo la scarsa moralità dell’ufficiale. Nel frattempo Hessler porta comunque avanti le operazioni intraprese e dopo aver costretto gli statunitensi ad indietreggiare inizia a marciare in direzione di un deposito di rifornimento nemico. Per impedire che esso possa cadere nelle mani dei tedeschi, però, il tenente colonnello Kiley ordina ai suoi uomini di distruggerlo. Per portare a termine l’operazione i suoi soldati decidono di bruciare i barili di carburante per poi farli rotolare da una collina, indirizzati verso i carri armati tedeschi, i quali vengono colpiti e distrutti. Nonostante il suo carro armato sia ormai sul punto di prendere fuoco, Hessler, decide di non ritirarsi. Una decisione che gli costa la vita, in quanto il mezzo esplode, proprio mentre i sopravvissuti e il suo attendente, dopo essere usciti dai carri armati e averli abbandonati, iniziano la loro ritirata a piedi.