Nelle sale dal 4 febbraio, arriva anche in Italia una storia un po’ green e tanto ambientalista, dal condimento animato e in 3D. Sto parlando del nuovo film d’animazione “Norm of the North”, da noi rinominato e tradotto Il viaggio di Norm che, come un po’ anche lo stesso titolo vuole preannunciare, l’intento ce lo spiega sin da subito: raccontare di un viaggio. Quello di Norm per l’appunto, un orso polare bianco ed enorme, un po’ impedito nella caccia e anche per questo vegetariano. Ereditato dal nonno, anche lui conserva un dono speciale: l’abilità del farsi comprendere dal genere umano, senza incuter in questo timore o paura, ma serenissima fiducia soltanto.
Per la regia di Trevor Wall e distribuito da Notorious Pictures, Il viaggio di Norm di pecche, purtroppo, ne ha parecchie. Comincio col dire che questo è un prodotto low budget, ma, che si sappia, di prodotti a costi azzerati sul mercato cinematografico ce ne sono moltissimi, nel caso del film d’animazione soprattutto. E certo non per questo si dovrebbe pensare siano produzioni inguardabili a priori. Anzi, addirittura credo che di film d’animazione ben fatti ce ne siano a bizzeffe, e negli ultimi anni sembra siano proprio questi capaci di attrarre davanti al grande schermo un pubblico più che ampio e variegato, indipendentemente da quale sia la storia che raccontano.
Mi sento anche felice di poter constatare come tra i tanti, alcuni titoli riescano a spiccare particolarmente e in grande stile non dovendo per forza risultare soltanto poco più che insufficienti. E, questo dobbiamo riconoscerlo, è un vanto proprio di chi ce la fa, di chi grazie a una ricercata abilità di direzione riesce a oscurare il fatto che di denaro ne sia stato speso pochissimo ammaliando la platea con un lavoro più che buono e interessante, capace di far ricredere anche sulle più che milionarie produzioni tipiche Usa (e non solo).
Partendo perciò con i più che buoni propositi, e senza alcun pregiudizio, ho a ogni modo constatato come Il viaggio di Norm non mi sia piaciuto per niente e, purtroppo, posso soltanto dire come sia riuscito a farmi scemare l’energia velocemente, nonostante tutto. A titoli di testa terminati, minuto dopo minuto, sequenza dopo l’altra, le aspettative buoniste nei confronti di questa pellicola iniziano infatti a trasformarsi, e con parecchia tristezza perché è sempre spiacevole recensire negativamente un prodotto per bambini soprattutto.
Si intuisce sin da subito che il risultato a basso costo denigri in questo caso (e di moltissimo) la qualità stessa del prodotto finale. Perché Il viaggio di Norm, mascherandosi purtroppo da film moralista con l’intento di istruire a proposito della salvaguardia della nostra Terra, finisce in realtà col non divertire, ma col cercare di incassare al botteghino il più possibile puntando su di una banalità eccessiva per coinvolgere i più piccoli (e le famiglie che al cinema li accompagneranno soprattutto). Insomma, il classico “minima spesa, massima resa” stavolta potrebbe descrivere alla perfezione un racconto cinematografico come questo che, triste ma vero, nemmeno in fatto di “massima resa” ci sa poi fare moltissimo.
La sceneggiatura potrebbe infatti esser stata curata maggiormente, così come scenografia e grafica soprattutto, la quale appare più che poco interessante dando l’idea di esser stata trascurata volontariamente poiché troppo asettica e decisamente non elaborata rispetto ai primo focus dei protagonisti stessi.
Se poi dovessimo parlare degli elementi di condimento quali esagerazioni attoriali o, ancora, irrealistiche profezie su quello che accadrà all’ambiente e agli animali del Polo Nord nel caso le cose dovessero peggiorare drasticamente nell’arco di una decina di minuti, possiamo definire Il viaggio di Norm un film sicuramente opportunista e, purtroppo, altresì sviluppato nel peggiore dei modi. Perché a tutti gli effetti gli spunti (di guadagno) ci sono tutti. Una storiella piacevole per un bimbo dell’età massima di 8 anni soltanto, che perciò deve per forza recarsi al cinema in compagnia almeno di un famigliare (e siamo già a due biglietti venduti per certo) che, ciliegina sulla torta, si sentirà propinare quasi due ore di chiacchierata sull’importanza del crescere vegetariani e vegani soprattutto (non crediate sia un caso che questo sia l’argomento principale del film. Non notate anche voi una certa moda, a tal proposito, ultimamente?) in un condimento insufficiente di musiche e colori, con dialoghi mal doppiati e decisamente poco interessanti.
Insomma, Il viaggio di Norm poteva essere uno di quei film d’animazione un po’ renegade, alla Into the Wild (dei poveri) con la possibilità di scatenare l’animo gipsy anche dei più piccoli, istruendoli a traveler e salva ambiente soprattutto. Ma, quello che al contrario lascia intuire, è di non mostrarsi minimamente interessato al messaggio che davvero vuole mandare, ma al contrario di preoccuparsi soltanto di quanti “temi caldi del momento” possa toccare in una pellicola soltanto, affinché il pubblico sia il più ampio e affluente possibile. Una cosa non è stata in questo caso considerata: la platea non è imbelle. Non andate a vedere questo cartoon perché, peccato, non ha niente a che fare con tutto ciò cui dice di voler raccontare. Prodotto ahimè insufficiente.