Oggi inizia il 66° Festival di Sanremo. Sulla manifestazione canora che ci terrà compagnia per tutta la settimana è inutile dilungarsi, giornali e tiggì ne parlano a profusione, conosciamo quindi già tutto quel che c’è da sapere, gossip compresi. Ma voi, cari 25 lettori di Sfooting, oltre al Festival, cosa conoscete di questa ridente e floreale cittadina ligure? Per colmare un’ignoranza assai diffusa (ben 75 nostri lettori su 25 non hanno saputo rispondere alla domanda), abbiamo interrogato il nostro Zingarelli, un vocabolario che sa tante cose perché le ha rubacchiate qua e là in giro per il mondo, che ha accettato di buon grado di soddisfare le nostre (e vostre) curiosità.
Partiamo dal nome, perché Sanremo?
La città è stata fondata, ben prima di Roma, da un tal Remo, di mestiere canottiere, e da suo fratello Romolo, vogatore tanto vigoroso quanto dotato di incommensurata vanagloria (si è dato da sé l’acronimo Romolo, che lo ha reso famoso all’epoca: Rematore Omaggiato Magnificato Onorato Lodato Osannato). I due fratelli, lontani avi degli Abbagnale, partirono da Capua con il primo armo (termine con il quale viene definita un’imbarcazione) nella storia del canottaggio, un due senza: salparono cioè in due, senza sapere dove andare. A furia di remare, si ritrovarono in Liguria e Remo, un sant’uomo, paziente con il presuntuoso fratello oltre ogni umana condiscendenza, edificò San Remo, in onore dell’unica pagaia che non si era spezzata durante la lunga traversata. Da allora Sanremo è sempre stata considerata una città molto… in voga.
E Romolo?
Da inguaribile megalomane qual era, fondò la città di Imperia (“Suona bene e dà perfettamente l’idea delle mie ambizioni”, ebbe a dire al ben più modesto fratello).
Ma cosa successe a Sanremo dopo la sua fondazione?
Praticamente nulla. Finché, nel 1905, un gruppo di pensionati milanesi decise di andare a svernare lontano dalla scighèra (la nebbia) e dai rigori degli inverni padani. Essendo poveri in canna (la canna delle loro biciclette), inforcarono gagliardi le due ruote, fino a spingersi, ben oltre i loro propositi, a Sanremo, dove si meravigliarono del clima mite, gradevole sinanco nella brutta stagione, utilissimo a lenire reumatismi e artrosi. Forti di questa scoperta, i pensiunà milanès decisero di ripetere tutti gli anni la salutare scampagnata fuori porta. Nacque così la Milano-Sanremo.
Qualche curiosità: come si chiamano gli abitanti di Sanremo?
Beh, cominciamo a dire che si dividono in due categorie di genere: i sanremaschi, abili vogatori, e le sanrefemmine, valenti rematrici, perciò chiamate canottiere. Si è soliti suddividere i sanremaschi in tutta una serie di sottogruppi di stampo etnico/sociale: quelli, per esempio, che abitano in periferia si chiamano sanremoti; coloro i quali hanno il privilegio di un lavoro fisso sanremunerati; chi è costretto a sgobbare da mane a sera ha l’appellativo di sanrematore; quanti godono della cattiva fama di persone ben poco sveglie, si ritrovano il ben poco onorevole nomignolo di sanREM; le persone alle prese con i primi dolorini della vecchiaia, quelli che ti prendono dovunque e non ti mollano più, sono detti sanreumi; chi ha l’abitudine di tirare ogni volta i remi in barca vengono chiamati sanremissivi e i milanesi che svernano da Milano dopo Natale, ripartono a primavera per poi ritornare in luglio e agosto, sono detti sanre-mesi.
Ma quale tipo di rapporti intercorre tra Sanremo e la vicinissima Arma di Taggia?
Quest’ultima – è sempre lo Zinga a illuminarci d’immenso – è stata fondata da due vecchi campioni di slittino altoatesini, Armold Schwarzenegger e Armin Zoeggeler (il Senior, da non confondere con l’odierno Armin Zoeggeler Junior). Com’è risaputo, tra canottieri e slittinisti i rapporti non sono mai stati cordiali. I sanremaschi, in tempi antichissimi, rapirono nottetempo le donne di Arma di Taggia, costringendole a un lungo e forzato soggiorno in una vicina località, famosa per le sue acque fredde e calde, denominata Terme di Aggia, la qual cosa scatenò la furiosa reazione dei taggiaschi, che al grido ‘T’aggia morì ammazzato!, cinsero d’assedio Sanremo per dieci anni, scagliando contro le sue mura grosse pietre di olio Sasso, le famosissime olive taggiasche.
Che cosa c’è di interessante da visitare a Sanremo?
Il Casinò, il luogo certamente più… incasinato di Sanremo, dove è possibile, tra i vari costosissimi passatempi spillasoldi, giocare a poker (chiamato così perché si gioca tra poker intimi) e avere la fortuna di incrociare il più grande campione giapponese di questo intramontabile gioco di carte: il mitico Pokermon. Oltre al Casinò, merita una visita anche la celebre Chiesa Russa, famosa perché nell’attiguo orto i preti ortodossi ivi insediatisi da tempo immemore coltivano la notissima insalata russa. Gli ortodossi non sono da confondere con gli orto-dossi: questi ultimi non hanno a che fare con chiese e monasteri, ma altro non sono che particolari contadini specializzati nella cura di piantagioni a balze. Proprio a questi ultimi il poeta Eugenio Montale, di ritorno da un breve soggiorno sulla riviera ligure, dedicò la raccolta “Orto-dossi di seppia”, rinomato libro di poesie e ricette a base di pesce e verdure.
A proposito di cucina, quali piatti tipici si possono gustare a Sanremo, caro Zinga?
Va assolutamente provato lo stoccafisso brandacujun mantecato con patate e condito con olio d’oliva. Il nome deriva dall’antica usanza dei sanremaschi di gustarlo a tavola intonando, a ogni assaggio, il grido di giubilo “Branda branda branda / cujun cujun cujun!“.
Sanremo è famosa per qualche invenzione?
Sì, qui è stata inventata la prima banca online, la Sanremote banking.
Un’ultima domanda: sappiamo che Sanremo è al centro di un ambiziosissimo progetto urbanistico.
Certo. Una volta conclusa l’edizione numero 66 del Festival, e in vista della 67esima, partiranno i lavori per costruire una specie di Sanremo/bis, immagine speculare della precedente, solo più moderna e confortevole, che si chiameràSanremake.