Martedì 1 marzo in seconda serata va in onda il programma di Tati Sanguineti Storie di cinema, che avrà come oggetto uno dei film considerati in assoluto tra i capolavori della storia del cinema. Si tratta de Il grande dittatore (The Great Dictator) che Charlie Chaplin diresse ed interpretò personalmente nel 1940, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, quando già il nazismo iniziava a mostrare il suo aspetto più truce e disumano. Ad Hollywood il progetto fu fortemente osteggiato, poiché nel film si fa una spietata parodia di Hitler: ciononostante Chaplin produsse personalmente il lungometraggio, che è il suo primo film in cui c’è il sonoro. Nel cast figurano anche Paulette Goddard (Hannah), Jack Oaki (Benzino Napaloni, parodia di Benito Mussolini), Henry Daniell (Garbitsch, alias Goebbels), Billy Gilbert (Herring, alias Goering), Grace Hayle (Sig.ra Napaloni, ovvero Rachele Mussolini). Il film subì molte censure e lungo fu vietato in vari paesi europei, Italia compresa. Ebbe però cinque nomination agli Oscar; il National Board of review Award lo ha annoverato tra i dieci migliori film del 1940 e il New York Film Critics Circle Award diede a Chaplin il riconoscimento di miglior attore. Il Grande Dittatore è stato selezionato per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti ed è al trentasettesimo posto tra quelle che sono considerate le cento migliori commedie americane di tutti i tempi.



Nel corso della Prima Guerra Mondiale un umile barbiere ebreo si trova arruolato e diventa suo malgrado un eroe: infatti riesce a salvare la vita dell’ufficiale Schultz. Nell’azione però vine ferito e perde la memoria. Solo dopo molto tempo fa ritorno a casa sua, e scopre che il ghetto in cui abita viene vessato dagli uomini di Adenoid Hynkel, dittatore della Tomania. Nel ghetto però conosce anche Hannah, e tra i due nasce una tenera amicizia. I piani di Hynkel sono di invadere il mondo partendo dall’Ostria, e cerca di farlo con l’appoggio dell’amico dittatore Bonito Napoloni. Ma, durante un’operazione militare, il grande dittatore finisce in acqua e, privo di divisa, viene scambiato per il barbiere ebreo, con il quale ha una straordinaria somiglianza. Quindi tocca a quest’ultimo vestirsi da Hynkel e fare un discorso alla nazione, che diventa invece un discorso all’umanità carico di speranza.



In Italia Il grande Dittatore ebbe una storia moto travagliata. Negli anni del fascismo e della guerra fu del tutto proibito; venne doppiato e proiettato per la prima volta nel 1961 con moltissime scene censurate. Dopo vari rimaneggiamenti e doppiaggi, il film è tornato nelle sale cinematografiche italiane in versione restaurata nel gennaio del 2016, a 75 dalla sua prima pubblicazione negli USA. Charlie Chaplin e Hitler erano nati a soli quattro anni di distanza; Chaplin era assolutamente contrario ad ogni forma di dittatura e per questo volle fortemente questo film. Quando però anni dopo si scoprirono le nefandezze commesse dai nazisti, disse che se avesse saputo prima di cosa Hitler poteva essere capace probabilmente non sarebbe stato in grado di ironizzarci sopra. Due sono le scene più famose del film: il grande discorso finale e la sena in cui Hynkel gioca con un mappamondo sulle note dell’overture del Lohengrin di Wagner. Il tedesco parlato da Hynkel in realtà non ha alcun senso; invece le scritte che si possono leggere nel ghetto ebreo sono redatte in esperanto, una lingua inventata da Dr L.L. Zamenhof nel 1887. George Orwell, il famoso scrittore del romanzo 1984 (1948) scrisse a proposito de Il grande Dittatore e di Chaplin: “redo che il fascino di Chaplin stia nella sua capacità di riaffermare la verità – soffocata dal fascismo e anche, fatto piuttosto comico, dal socialismo – che vox populi è uguale a vox Dei e che i giganti sono vermiciattoli”

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