Tra gli ospiti della puntata di Che fuori tempo che fa in onda stasera troveremo anche Simone Moro, alpinista italiano famoso per le sue imprese sugli ottomila, tra cui la recente scalata del Nanga Parbat. Il grande pubblico lo conosce anche per la sua partecipazione al programma Monte Bianco, per la quale aveva ricevuto non poche critiche. La scorsa settimana Moro ha rilasciato un’intervista a Sky Tg24 in cui ha fatto capire di non essere pago del successo appena raggiunto e di voler “alzare l’asticella”. La sua prossima sfida sarà infatti quella di scalare l’Everest in inverno e senza ossigeno. Non si può certo dire che a Moro piacciano le sfide semplici.



Stasera il grande alpinista bergamasco Simone Moro sarà ospite di Fabio Fazio a Che fuori tempo che fa, in onda su Rai 3. Il grande alpinista si intratterrà con il presentatore Fabio Fazio e si sottoporrà ad un’interessante intervista. Nato a Bergamo il 27 ottobre del 1967, Simone manifesta una passione per l’arrampicata sportiva fin dall’adolescenza. Si dirige verso le Dolomiti e inizia a scalare montagne senza alcuna sosta. Presta il servizio militare ad Aosta ed entra a far parte degli Alpini, prima di tornare a dedicarsi alla sua disciplina preferita e di allenare la nazionale. Il 1992 è l’anno dell’inizio della sua seconda carriera, quella di alpinista. Scala buona parte delle vette situate al di sopra degli ottomila metri (attualmente siamo ad otto su quattordici) e lavora soprattutto durante la stagione invernale, con forti rischi anche per la sua stessa vita. Tra le sue imprese, va segnalato il raggiungimento della cima del monte Everest, il più elevato al mondo, per ben quattro volte.



Nel 2001, Moro salva la vita all’inglese Tom Moores. Questo giovane scalatore rimane ferito sul Lhotse e Simone riesce a farlo risalire di 200 metri, conducendolo alle tende. Per questo salvataggio, l’alpinista ottiene una medaglia d’oro al valor civile. Nell’anno successivo, ci riprova con l’altrettanto prestigioso Nanga Parbat senza successo. Si laurea a Bergamo nella Facoltà di Scienze Motorie e scala lo Shisha Pangma nel 2005, prima di ripetersi sul Beka Brakai Chhok in Pakistan. Insieme al suo grande amico kazako Denis Urubko sale sul Makalu, a quasi 8500 metri di altitudine. È il primo uomo a perseguire tale obiettivo durante la stagione invernale. Quindi, scala il Gasherbrum II e ripete la stessa impresa, rischiando anche di morire durante la discesa a causa di una valanga. Cerca di salire prima sull’Everest e poi sul Lhotse in un percorso unico, ma insieme a Steck e Griffith deve desistere a causa di una rissa con vari sherpa. Dopo tanti tentativi, all’inizio di quest’anno riesce a salire sul Nanga Parbat durante la stagione invernale. Un’autentica impresa che lo conduce tra le leggende dell’arrampicata sportiva.

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