Il film La terra degli orsi (Terre des ours), che esce oggi in tutti i cinema italiani, è uscito in Francia nel 2014. Sempre nel 2014 è stato presentato in anteprima al Trento film festival, mentre uscirà nelle sale italiane per il pubblico il 28 marzo 2016. La regia di questa particolare pellicola è firmata da Guillaume Vincent, è un documentario di produzione francese girato in 3D. Nella versione originale la voce narrante è di Marion Cotillard, la meravigliosa attrice tra le più affascinanti al mondo, mentre per il pubblico italiano si è scelto di puntare sul tiro e la simpatia, per raccontare le avventure dei protagonisti, di Flavio Insinna, attore e conduttore di successo qui da noi. Si punta di nuovo sui documentari, dopo i pinguini e altri animali particolari, con una storia che però prova ad approfondire il tema della conserva ambientale in un periodo di forte limitazioni anche climatiche, non solo umane.



Il film “La terra degli orsi” è ambientato ai confini del mondo, nella penisola della Kamchatka (riserva naturale patrimonio dell’UNESCO), terra di nevi perenni e vulcani attivi, scarsamente popolata dagli esseri umani e meta di turismo estremo (e di lusso), e racconta la vita di un gruppo di orsi bruni. I protagonisti sono una madre con i suoi due cuccioli, un maschio adulto e un giovane orso alle prese con le sue prime esperienze nel mondo. Il documentario segue le fasi della vita dei protagonisti nell’arco delle quattro stagioni, dal lunghissimo inverno durante il quale gli orsi si riparano e vanno in letargo, alle altre stagioni in cui gli animali si preparano ad affrontare il freddo, cercando di mangiare più cibo possibile. La loro fonte di sostentamento principale è data dai salmoni, durante l’estate riescono a pescarne e mangiarne anche cinquanta in un solo giorno. La principale occupazione della madre è di nutrire e proteggere i suoi piccoli, che da parte loro si lanciano nell’esplorazione del mondo, incuranti dei possibili pericoli. Il giovane orso, orfano, si sveglia troppo presto dal letargo disperatamente affamato. Oltre alla conquista del cibo, cerca di trovare una sua collocazione nel mondo, deve lottare per conquistare il suo posto in società. Da parte sua il maschio adulto, una volta uscito dal letargo, pensa solo a procacciarsi da mangiare, apparentemente rilassato. In realtà gli tocca invece combattere per mantenere il suo predominio e il suo territorio, difendendo entrambi dalle pretese dei maschi più giovani. Le loro vite si incrociano e si dividono per tutto il film. A fare da sfondo, anche se in realtà la fa da padrona, una natura selvaggia e incontaminata, protagonista incontrastata del documentario. Una splendida fotografia ci accompagna in quegli scenari magici. L’essere umano è inesistente, quasi a sottolinearne l’inutilità (se non addirittura la dannosità della sua presenza). Lo spettatore è trascinato in questi paesaggi mozzafiato e s’immerge completamente nella natura e nella vita degli orsi. La semplicità e l’immediatezza della narrazione rendono questo film adatto e appassionante anche per i bambini.



Il lavoro del regista Guillaume Vincent, alla sua prima opera cinematografica, è stato definito il documentario definitivo sull’orso bruno: con La terra degli orsi si ha il primo documentario girato in 3D in un ambiente naturale con animali selvaggi, la sensazione è di essere in mezzo a loro, per accompagnarli nelle loro avventure quotidiane. Il film è stato coprodotto dalla Cameron/Pace Group, azienda fondata dal regista James Cameron per la realizzazione di effetti speciali di ultima generazione. Effetti al servizio del documentario, con i nostri giorni che ormai “pretendono” anche per i format più classici come i documentari una sostanza di trama e di meta-racconto che porti lo spettatore ad un livello maggiore di una semplice ma a volte banale lettura di natura & animali. Al pubblico come sempre l’ardua sentenza per vedere se la pellicola si può considerare un successo o se invece ci sarà ancora qualcosa da ritoccare prima di fare un doc davvero di grande interesse.

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