Quante volte è capitato che qualcuno ci amasse e non ce ne fossimo mai accorti prima? Spesso succede che quella persona a te ci tenga per davvero, ma che non l’avresti mai detto. Oppure che con quel vicino di casa proprio non vai d’accordo, ma che alla fine, chissà come e chissà per quale strambo motivo, i gironi paradisiaci della vita decidono per voi che andrete col finire per stare insieme e per tanto tempo ancora. Così accade anche ne Il condominio dei cuori infranti, per la regia di Samuel Benchetrit e dove, importante, ogni caduta corrisponde a una rinascita, in amore soprattutto.
I protagonisti sono tanti, e particolari. Il primo a precipitare è un astronauta americano finito fuori rotta: John McKenzie. Una donna marocchina lo raccoglie dal tetto e lo accoglie, in casa sua, accudendolo come un figlio. Poi c’è Charly, un ragazzino che vive solo con la madre che esiste, ma non vede praticamente mai. Proprio lui si incontra con un’attrice ottantenne caduta dal piedistallo e rimasta chiusa fuori casa: Jeanne Meyer. L’ultimo a cadere è invece Sternkowtiz che dopo più di 100 chilometri di cyclette non ce la fa più e grazie al tonfo in basso risale in alto ritrovando così l’amore nell’aiuto di una super magica infermiera.
Un ascensore sempre guasto che nella cornice di un grigio palazzo della banlieue parigina diventa allora occasione di scontro e di conoscenza tra persone che nulla hanno a che vedere le une con le altre, ma che scopriranno di vivere in un intreccio di storie e racconti da narrare e condividere, che li faranno sentire ancora una volta voluti bene e amati senza pretese, come mai avrebbero pensato sarebbe potuto succedere ancora.
Con Isabelle Huppert, Gustave Kervern, Valeria Bruni Tedeschi, Michael Pitt, Jules Benchetrit e Tassadit Mandi, Il condominio dei cuori infranti – presentato anche fuori concorso in occasione del Festival di Cannes dello scorso anno – è un film tanto interessante quanto particolare. Uscito in Francia con il titolo Asphalte, è questo un prodotto cinematografico dalla penna registica buona e peraltro aiutata da una sceneggiatura inarrestabilmente simpatica, leggera, divertente e irresistibile. Bravi anche gli attori, tutti francesi, che con maestria portano su grande schermo una storia bellissima, resa tale anche grazie alle loro qualità professionali. Quasi una parabola sulla vita, che con poesia e leggiadria ci fa capire come le speranze non debbano veramente morire mai.
Un film adatto a tutta la famiglia, e peraltro molto ben fatto come sempre le produzioni francesi dimostrano di saper fare. Uno slancio in più verso il senso della vita che forse poi non è così impossibile da intuire e fare nostro, come invece troppo spesso crediamo.