La Londra di inizio Novecento è lo scenario della storia di Maud Watts, in un clima di forte tensione e di desiderio di riscatto femminile. Nel film Suffragette Carey Muligan veste i panni di un personaggio di pura invenzione ma profondamente verosimile, che racconta come doveva essere la vita di una donna comune nel fermento dell’epoca delle Suffragette. Dopo una vita di abusi e sacrificio Maud sembra risvegliarsi per inseguire quei diritti a lungo negati, appoggiando la campagna di altre donne come lei, che non si erano rassegnate all’indifferenza. 



Da un atteggiamento di diffidenza, comune a molte, Maud intravede negli atti, seppur contestabili, delle Suffragette una speranza, un possibile riconoscimento del suo valore di donna. Tale slancio, però, ha profonde conseguenze nella sua vita, che si sgretola e la priva degli affetti, primo tra tutti l’amato figlio, tenuto lontano da lei dal marito. 



Dopo il tentativo fallito di dialogo pacifico con i membri del Parlamento, Maud si ritrova a un bivio: scegliere tra la vita sottomessa che aveva sempre subito o la strada della “rivoluzione”, consapevole del contorno ostile del suo quartiere e del suo posto di lavoro, dove le stesse donne disprezzano le Suffragette. La figura della protagonista, in un primo momento priva di forza, scatena tutta la rabbia e la frustrazione troppo a lungo contenute, liberandosi dalla condizione di schiava silenziosa a cui preferisce, piuttosto, la prigione. 

La regista Sarah Gavron mette in scena le Suffragette nella loro vera natura: non donne deboli e schiave del rito del tè, ma anzi operaie forti pronte a qualunque tipo di sabotaggio e anche alla morte, come Emily Davison schiacciata dal cavallo di Giorgio V, per vincere la diffidenza e lo scherno di giornali, Parlamento e degli uomini, che salvo poche eccezioni condannavano la “pretesa” del mondo femminile. Ma le donne combattenti non sono presentate come eroine incuranti del dolore a cui sono condannate, ma anzi Suffragette esplora tutti gli stati d’animo e le paure di donne vere che si chiedono se la causa valga la sofferenza, lo scherno, le alimentazioni forzate e la privazione di dignità.



Profondamente crudo ma rispettoso, il film tutto al femminile porta sul grande schermo la storia poco conosciuta e poco raccontata della Londra, evoluta ma non troppo, che si scontra con le idee innovative di Emmeline Pankhurst (cammeo di Meryl Streep) e delle sue seguaci. “Vote for women”, il grido a lungo combattuto, crudelmente sanzionato e infine accettato.

Uscito nei cinema italiani nei giorni precedenti l’8 marzo, Suffragette è un omaggio al popolo femminile di ieri che ha permesso con estrema dignità e forza alle donne di oggi di essere considerate al pari degli uomini.