A proposito dell’immeritato (a nostro parere) siluramento di Sinisa Mihajlovic, il buon Gene Gnocchi ci ha riso su, come fa tutti i giorni sulla Rosea, con un ben motivato (a riguardo del presidente del Milan): “Ma chi si crede di essere, Zamparini?”. Ci sarebbe anche da ridere, se la realtà non superasse qualsiasi immaginazione. Perché Maurizio Zamparini – imprenditore italiano nel campo immobiliare commerciale, immobiliare turistico, immobiliare residenziale, agricolo ed energetico, nonché dal 2002 presidente del Palermo Calcio – è tipo che il cambiamento, nel quotidiano, lo applica con scrupolo, metodo, organizzazione e fantasia. Chi di noi, tanto per citare un esempio, davanti a un’interminabile coda al supermercato, non licenzierebbe la commessa che se la prende troppo comoda? O davanti a un vigile esageratamente zelante nell’esercizio delle sue funzioni, non lo manderebbe a zappare la terra? Oppure ancora, in presenza di un professore troppo pignolo con i vostri figli, non si augurerebbe un immediato trasferimento del suddetto?



Per il nostro Maurizio, la (sua) realtà supererebbe di certo la (nostra) fantasia. La sua voglia di cambiamento è inestinguibile, spazia dal mondo del lavoro alla scuola o ai problemi della viabilità. “La commessa è lenta come la morte? (è lo “Zampa-pensiero” che si appalesa qui al nostro cospetto in prima persona) Nessun problema, compro il supermercato e tramuto l’elegante signorina in addetta alle operazioni di carico/scarico”. “Ul ghisa el rump i ball? come si dice qui a Milano. Tranquillo, compro la Lombardia (io che sono delle parti di Udine) e metto l’oramai ex vigile a fare il coltivatore diretto in una risaia della Bassa pavese”. “Il prof minaccia la bocciatura del mio bòcia? Nessun timore, compro il Provveditorato, e un bidello in più a scuola servirà a tenerla meglio pulita”. Sì, il Maurizio ragiona così, e da imprenditore non gli è andata affatto male. 



Vero è che il salto nel mondo del calcio non ha rappresentato la conferma del successo ottenuto nel lavoro. Pordenone prima, Venezia poi (portata in Serie A in una decina d’anni dalla C2), finalmente Palermo, dove si impone come personaggio ancora prima che come presidente. Polemico, arruffapopoli, bastian contrario, complottista (perché vittima del sistema calcio); e poi ancora attaccabrighe, spregiudicato, presuntuoso quanto basta. Ma soprattutto: un mangiallenatori. Anzi, “il” mangiallenatori per eccellenza. Dal 2002 sono 41, per l’esattezza. 

Eccoli in ordine di apparizione, sparizione e riapparizione: Ezio Glerean, Daniele Arrigoni, Nedo Sonetti (2002/03); Silvio Baldini, Francesco Guidolin (2003/04); Francesco Guidolin (2004/05 davvero bravo a durare tutto l’anno); Gigi Delneri e Giuseppe Papadopulo (2005/06); Francesco Guidolin, Rosario Pergolizzi e Renzo Gobbo, Francesco Guidolin (2006/07); Stefano Colantuono, Francesco Guidolin, Stefano Colantuono (2007/08); Stefano Colantuono, Davide Ballardini (2008-09); Walter Zenga, Delio Rossi (2009/10); Delio Rossi, Serse Cosmi, Delio Rossi (2010/11); Stefano Pioli (durato solo un’estate, luglio e agosto), Devis Mangia, Bortolo Mutti (2011-12); Giuseppe Sannino, Gian Piero Gasperini, Alberto Malesani, Gian Piero Gasperini, Giuseppe Sannino (2012-13); Gennaro Gattuso, Giuseppe Iachini (2013-14); Giuseppe Iachini (2014-15); Giuseppe Iachini (una stagione intera e una dozzina di giornate: record!), Davide Ballardini (13ª-19ª giornata), Fabio Viviani (20ª), Giovanni Bosi e Guillermo Schelotto (21ª), Giovanni Tedesco e Guillermo Schelotto (22ª-24ª), Giovanni Bosi (25ª), Giuseppe Iachini (26ª-28ª), Walter Novellino (29ª-32ª) e ora ancora Ballardini; tutti in questo campionato. E non è ancora finito! Anzi, il suo sogno (che presto si avvererà, visto il trend di questi ultimi tempi) è quello di poterli cambiare addirittura durante una stessa partita, così come si fa con i calciatori…



Al di là di qualsivoglia considerazione tecnica e sportiva, che lasciamo volentieri agli addetti ai lavori, una serie di domande ci sorgono spontanee. Ma gli allenatori a Palermo svuotano il loro armadietto oppure lasciano lì la loro roba fino alla naturale scadenza del contratto, certi che prima o poi lo Zampa li richiamerà indietro? E poi come faranno i magazzinieri rosanero a star dietro a questo bailamme di allenatori che vanno e vengono? Immaginateli appena arrivati al campo, intenti a confabulare tra loro: “Che tuta prendiamo oggi? Quella di Iachini o di Ballardini? Sarà mica che richiama Schelotto? Per non sapere né legge né fede, lavo e stiro anche quella di Guidolin, mica che torni all’improvviso da Swansea…”.

E come diavolo faranno quelli della Panini a predisporre le foto di tutti gli allenatori con la divisa della squadra siciliana? Si premuniranno per tempo, prima fotografando a inizio anno tutti gli allenatori, dalla serie A all’ultimo dell’Interregionale, e poi, con un bel fotomontaggio, li ritrarranno con la tuta del Palermo?

E ancora: come farà Zamparini a trovare gli allenatori? E se pubblicasse ogni tanto (spesso) sul quotidiano sicilianoL’Ora un annuncio di siffatto genere: “Cercasi mister da piazzare su una panchina, non per oziare, ma per lavorare. Requisiti richiesti: spiccate qualità a operare in team, abitudine a stare all’aria aperta, disponibilità assoluta a non saltare domeniche e festivi. Possibili contratti: 1) a tempo determinato; 2) job on call (lavoro a chiamata); 3) job sharing (lavoro condiviso); 4) part time; 5) apprendistato a Zampate” (contratto, quest’ultimo, di cui nessuno conosce i dettagli)?

Domande, queste, che rimarranno inevase, probabilmente per sempre. Ma a stare alla sua biografia, e soprattutto alle parole di sua moglie, una sola cosa il nostro buon (ça va sans dire) Maurizio non ha mai cambiato in vita sua: i pannolini ai figli. E forse solo perché a nessuno di loro è mai venuto in mente di intraprendere la carriera di allenatore…